Bartolini-Bologna: il virus c’entra ma…
… il vero focolaio è la condizione operaia (nocività e lavoro precario)
di Vito Totire (*)
Come era prevedibile alla Bartolini di Bologna le persone positive al Covid 19 sono salite. fino ad arrivare ieri al numero di 107: sono 79 lavoratori (77 magazzinieri e 2 autisti) con altri 28 familiari o conviventi.
Ci sono 12 persone sintomatiche: 9 lavoratori e 3 familiari. Due i ricoverati : 1 lavoratore e 1 familiare. Questo dato, anche se piccolo, evidenzia che i rischi, in caso di contagio paralavorativo, possono essere disastrosi; infatti passando dagli operai alla popolazione generale sfuma l’effetto “lavoratore sano”. Seguiremo la vicenda anche per valutare eventuali postumi.
Ci sono 185 persone in isolamento fiduciario domiciliare: asintomatici e negativi ma monitorati.
La Ausl ha divulgato ulteriori informazioni, poco comprensibili e contraddittorie rispetto a quelle precedenti. Prima si è affermato che le norme di prevenzione non erano adeguatamente rispettate. Poi si è detto che erano rispettate dopo un precedente sopralluogo che aveva dato àdito a prescrizioni.
Le informazioni divulgate generano confusione. Pare emergere la preoccupazione di dichiarare “innocente” l’organizzazione lavorativa. Ma se le norme erano rispettate (da quando?) come si spiega il grande focolaio?
Perché poi il Dipartimento di sanità pubblica dà due versioni diverse che appaiono palesemente diverse a distanza di 24 ore?
I risultati delle ispezioni saranno presentati al Comune e al prefetto. Ma bisogna che la Ausl cominci a diventare trasparente e comprendere che in città esistono soggetti attivi che hanno diritto di accedere ai dati sanitari ed epidemiologici non meno di Comune e prefetto. Purtroppo piove sul bagnato: la Ausl non è più, da decenni, quella USL che fu pensata da Giulio Maccacaro come luogo di partecipazione e autogestione dei cittadini e dei lavoratori.
Stiam chiedendo i dati epidemiologici ad Ausl e Inail dall’inizio del mese di marzo…nessun riscontro.
Peraltro la Ausl sposta il suo sfuocato binocolo (forse è “a fuoco” ma noi comuni mortali niente dobbiamo sapere) verso il cosiddetto centro di accoglienza degli immigrati in via Mattei come potenziale origine del contagio. «Faranno sapere» a modo loro.
Ma se pure un lavoratore covid-positivo è partito dell’hub di via Mattei come mai il contagio si è diffuso?
Né si può tacere che le condizioni di «accoglienza» (volendo usare questo termine, con una grave forzatura della realtà) costituiscono offesa per i diritti umani e per le più elementari norme di igiene edilizia. Come per il carcere bolognese che la Ausl SI OSTINA A NON VOLER DICHIARARE INAGIBILE!
La Ausl non fornisce i riscontri cronologici della «prima ispezione» (comunque conclusasi con «prescrizioni») che consentano di comprendere da quanto tempo si lavorava senza rispettare le norme di prevenzione che – se fossero risultate rispettate al primo sopralluogo – non avrebbero dato vita alle prescrizioni genericamente citate; ma si è trattato di «prescrizioni» o di sanzioni?
Occorre smetterla con la gestione ragionieristica e pseudo-medicalizzante (o pseudo-taumaturgica) della Ausl e delle istituzioni.
Denunciamo che si cerca di occultare molti dei fattori che hanno accresciuto a dismisura la portata della pandemia:
- l’omissione delle misure di prevenzione nei luoghi di lavoro;
- l’assoluta precarietà delle condizioni igienico-ambientali in cui vivono i lavoratori più poveri e segnatamente gli immigrati esposti molto spesso a condizioni schiavistiche;
- la precarietà dei rapporti di lavoro che, in assenza della copertura dei periodi di malattia, può indurre fenomeni di “presentismo” (andare comunque a lavorare … per non morire di stenti e di fame).
Qualcuno ha detto «andrà tutto bene» ma forse non ha neanche letto i dati di mortalità (almeno quelli pubblicati). Noi invece diciamo: LA QUESTIONE DELLA PANDEMIA E’ ANCORA TUTTA APERTA.
Bologna, 28 giugno 2020
(*) Vito Totire, rete per la ecologia sociale
APPELLO PER L’IMMEDIATA CHIUSURA DEL CENTRO MATTEI!
La situazione che si è creata negli ultimi giorni al CAS Mattei di Bologna – in cui vari richiedenti asilo sono risultati positivi al COVID 19 – conferma il grave e concreto rischio di contagio che le associazioni dei migranti e dei richiedenti asilo hanno denunciato sin dai primi di marzo 2020, nell’indifferenza delle Istituzioni pubbliche. L’impossibilità di mantenere il distanziamento personale, in conseguenza della convivenza in camere di 10-12 persone, nonché le condizioni di lavoro alle quali spesso sono costretti i richiedenti asilo in contesti caratterizzati da forte precarietà, espongono tutti i richiedenti asilo ospiti del CAS, nonché i lavoratori e le lavoratrici, al rischio di contagio, riflettendosi conseguentemente anche all’esterno della struttura.
Ribadiamo con forza l’imprescindibile necessità di chiusura immediata del CAS Mattei, con spostamento dei richiedenti asilo in piccole strutture di accoglienza del territorio bolognese, dove possa essere garantita un’accoglienza vera e la tutela della salute di tutte e tutti.
Per questo motivo CHIEDIAMO alla Prefettura, al Comune e alla Regione Emilia-Romagna la chiusura immediata del CAS Mattei.
Coordinamento migranti di Bologna – ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione)