Brasile: nel Rio Grande do Sul la cronaca di un disastro annunciato

Le inondazioni che hanno messo in ginocchio lo stato e, in particolare, la sua capitale Porto Alegre, sono dovute al negazionismo climatico ereditato dalle politiche bolsonariste, che hanno azzerato i fondi per prevenire i disastri ambientali, ma anche a decenni di compromessi con le lobby dell’agronegozio e della speculazione immobiliare che hanno fortemente indebolito il Brasile di fronte agli eventi estremi prodotti dal cambiamento climatico.

di David Lifodi

Foto: https://www.resumenlatinoamericano.org/

Al momento di congedarsi dal Planalto, Jair Bolsonaro aveva lasciato non più di 25mila reais destinati a prevenire i disastri naturali. Una miseria. Inoltre, risultavano fortemente ridotte, se non azzerate, le risorse dell’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais e dell’Instituto Brasileiro do Medio Ambiente (Ibama).

È in questo contesto che, lo scorso mese di maggio, sono avvenute le inondazioni nello stato del Rio Grande do Sul, ma non si è trattato dell’unica catastrofe ambientale avvenuta in Brasile. Nel centro e nel nord del paese crescono gli incendi. Soltanto nei primi quattro mesi del 2024 se ne sono verificati oltre 17mila.

Di fronte alla sempre più incombente crisi climatica, rilevano molti ambientalisti, occorre che Lula comprenda rapidamente l’urgenza di prendere misure di ecologia sociale. Non basta più soltanto invitare i singoli ministeri a collaborare e ad adoperarsi rapidamente aldifuori dei canali della burocrazia, ma occorre cercare di prevenire le catastrofi ambientali tramite un’opera di prevenzione, oltre che di stanziamento di maggiori fondi. A seguito delle ultime inondazioni, gli sfollati del Rio Grande do Sul hanno superato le 600mila unità e la situazione più complessa si vive a Porto Alegre, la capitale dello stato.

Da un lato le risorse ambientali azzerate da Bolsonaro, unite alla diffusione di fake news da parte degli uomini dell’ex presidente, hanno contribuito a generare il caos. In particolare, Eduardo Bolsonaro, uno dei figli del Messia Nero, insieme a decine di deputati del Partido Liberal e ad esponenti della galassia evangelica legata al bolsonarismo, non hanno perso tempo ed hanno iniziato a propagandare notizie false, condite da un tono messianico, per dimostrare che in Brasile è al potere un “regime autoritario” e che si sta avvicinando una, in realtà improbabile, “dittatura”.

In realtà, la riduzione dei fondi per l’ambiente, iniziata nell’era bolsonarista e proseguita dallo stesso sindaco della capitale del Rio Grande do Sul, Sebastião Melo, anch’esso del Partido Liberal e a sua volta convinto che il cambiamento climatico non esista, non rappresenta l’unica causa delle piogge torrenziali che hanno messo in ginocchio un intero stato.

La crescita della speculazione immobiliare e la deforestazione sempre più dilagante hanno giocato un ruolo di primo piano nel sommergere di fango il Rio Grane do Sul. Dall’inondazione del 1941, ha osservato Gustavo Veiga nel suo articolo Porto Alegre es hoy una ciudad distópica, non è stato fatto niente.

Dei circa 11 milioni di abitanti del Rio Grande do Sul, sono almeno 2 quelli in grave difficoltà a causa delle inondazioni del maggio scorso. Eduardo Leite, governatore tucano del Psdb (Partido da Social Democracia Brasileira), ha gradualmente stravolto il codice ambientale dello Stato, ma le opposizioni a Lula hanno deciso di utilizzare questo disastro ambientale per iniziare a logorare il presidente e seppellirlo politicamente in vista delle presidenziali del 2026, come ha affermato su X anche Ricardo Salles, uno dei ministri dell’ambiente di Bolsonaro poi costretto a dimettersi a causa delle accuse di traffico illegale di legname con i madereiros.

Quella del Rio Grande do Sul è la cronaca di una tragedia annunciata. Se è vero che Lula ha stanziato subito un pacchetto di investimenti nella prevenzione dei disastri naturali, l’alluvione che si è abbattuta sullo stato è frutto anche di decenni di sviluppo disordinato delle città oggi sommerse dall’acqua e a cui nessuno ha mai messo un freno. Peraltro, l’emergenza che sta attraversando il Brasile coincide con la pubblicazione curata dall’Organización Meteorológica Mundial che mette in guardia sul rischio dell’aumento dei disastri climatici in America latina dovuto agli effetti del riscaldamento globale.

Il 5% degli abitanti del Rio Grande do Sul è stato costretto all’evacuazione e, solo poche settimane fa, Lula è tornato a visitare lo stato, dove il numero di morti è salito a 172. Nella cittadina di Cruzeiro do Sul, 13mila abitanti di cui la metà ha perso la propria casa a causa delle inondazioni, Lula ha promesso di adoperarsi per una ricostruzione responsabile dal punto di vista ecologico, ha dichiarato di aver sospeso il pagamento delle imposte in tutto lo stato e stanziato nuovi fondi. Si tratta della quinta visita di Lula in uno Stato in maggioranza antipetista dove le istituzioni hanno sempre ceduto alle lobby dell’agronegozio, indipendentemente dal colore politico.

Solo con una visione lungimirante sarà possibile evitare altre stragi ed altre catastrofi ambientali.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Un commento

  • Brasile termometro dell’intero pianeta? Grazie per farci allargare, come al solito, lo sguardo oltre la nostra area di (s)conforto.

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