L’Honduras e le invasioni Usa

Nella notte tra il 10 e l’11 settembre 1919, i marines fanno il loro ingresso nel paese centroamericano per tutelare gli interessi delle multinazionali Usa del settore bananiero. Si trattò della quinta invasione in poco più di un quarto di secolo.

di David Lifodi

Immagine ripresa da https://www.laizquierdadiario.com/

Il 10 settembre 1919 i marines statunitensi invadono per la quinta volta l’Honduras in un quarto di secolo. Era già accaduto nel 1903, 1907, 1911, 1912 e sarebbe successo di nuovo nel biennio 1924-1925.

Il pretesto per intervenire è la prima guerra civile definita anche “Revolución del ‘19”, ma soprattutto gli Usa decidono di invadere il paese allo scopo di mantenere l’ordine in una zona “neutrale” di fronte al sorgere di movimenti politici che avrebbero potuto danneggiare gli interessi americani. L’Honduras, conosciuto per essere, allora, il paradiso delle multinazionali del settore bananiero, in particolare Standard Fruit Company e United Fruit Company, era governato dal presidente Francisco Bertrand Barahona, assai restio a permettere elezioni libere poiché voleva che il suo successore fosse il cognato Nazario Soriano.

Fu in questo contesto che, di fronte agli altri partiti, coalizzatisi per chiedere elezioni trasparenti, il governatore di Tegucigalpa Rafael López Gutiérrez, leader dell’opposizione, chiese appoggio ai governi di Guatemala e Nicaragua, mentre Francisco Bertrand Barahona si rivolse a quello di El Salvador. La guerra civile che si scatenò finì per coinvolgere anche Samuel Zemurray, uno dei più potenti imprenditori Usa nel settore bananiero residente nel paese nel 1910 e noto per rivestire un ruolo di primo piano nella scelta dei presidenti alla guida dell’Honduras.

Il presidente honduregno Manuel Bonilla, rovesciato nel 1907, fu riportato alla guida del paese da un gruppo di mercenari usa scelti proprio da Zemurray, tra cui Guy “Machine Gun” Molony e Lee Christmas: grazie alla loro truppa, dotata di armi per l’epoca moderne, Bonilla tornò in sella e, tra il 1910 e il 1911, le transnazionali Usa godettero di enormi concessioni, a buon mercato (pagando imposte irrisorie), sul territorio honduregno. Sempre in questo periodo le banane divengono, per l’Honduras, il principale prodotto di esportazione da cui traggono guadagno United Fruit Company, Standard Fruit Company e Cuyamel Fruit Company.

Proprio per tutelare le multinazionali statunitensi, sfruttando anche la storica debolezza dei presidenti honduregni, facilmente maneggiabili da quest’ultime, il presidente Usa Woodrow Wilson non ebbe alcuna difficoltà nell’invadere il paese centroamericano tramite lo sbarco dei marines. L’azione militare in Honduras sarebbe stata una delle tante in cui, fino ai giorni nostri, gli Stati Uniti avrebbero fatto capire di considerare l’America latina come il proprio cortile di casa. Non a caso, se fin dagli anni Dieci del secolo scorso l’Honduras si era trasformato nel primo paese al mondo per l’esportazione delle banane, i ricavi andavano solo ed esclusivamente a United Fruit Company e alle altre imprese nordamericane.

Successivamente, all’epoca del sandinismo in Nicaragua, l’Honduras si sarebbe trasformato nel paradiso della contra. Non a caso, in quel contesto, in relazione alla triste sorte del paese centroamericano, il poeta e ministro Ernesto Cardenal scrisse una riflessione significativa sull’invasione del 1919:

“La condición era que la Compañía construyera el Ferrocarril,

pero la Compañía no lo construía,

porque las mulas en Honduras eran más baratas que el Ferrocarril,

y un ’Diputado mas barato que una mula’ – como decía Zemurray – “.

Considerato tuttora dagli Usa come una sorta di colonia, il 28 giugno 2009 l’Honduras salì agli onori delle cronache per il colpo di stato contro il presidente democraticamente eletto Manuel Zelaya. Il golpe, promosso dagli Stati Uniti, vide la Casa Bianca assumere un ruolo determinante nella destituzione di Zelaya, rimosso da Roberto Micheletti, significativamente denominato dai movimenti sociali “Pinochetti”.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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