ricordo di Sergio Vacchi
di Sandro Sardella
Il 15 gennaio 2016 a Siena è morto il pittore Sergio Vacchi
(Castenaso, BO, 1925).
Cresciuto nella Bologna di Morandi, di Longhi, di Arcangeli
prima fu protagonista dell’Informale negli anni ’50 .. poi,
a Roma e dagli anni ’90 al Castello di Grotti a Ville di Corsano
Monteroni d’Arbia (SI) .. appartato allertato e lucidissimo
vive una pittura “visionaria” fuori dalle mode e dalle congreghe.
Un lapidario oratore dell’immagine oltre la pelle del presente.
Fra ombra e luce, fra fantasmi e presenze teleri che scoppiano
come una silenziosa solfatara.
Sergio Vacchi ci ha donato una suntuosa pittura ricca e colta.
Ho avuto il privilegio di incontrarlo più volte al Castello di Grotti,
di bere un caffè o di passeggiare nel parco, di ascoltarlo nel suo
parlare di pittori poeti e letterati, dell’andare delle cose del mondo,
del disastro antropologico, del comune amico Piero Santi scrittore,
gallerista e critico d’arte vergognosamente dimenticato dalla sua
Firenze e, di sentirmi da Lui stimato.
Un giorno mi disse: “Sardella, quando morirò, mi farebbe piacere
che lei mi dedicasse un piccolo necrologio. Ora le regalo questo
ritratto.”
Con questo breve scritto mantengo la promessa.
(allego una mia poesia tratta da: “Omaggio a Sergio Vacchi” –
I-ME-DE-A Edizioni d’Arte – 2005 – volumetto a cura si Sandro
Sardella con la preziosa collaborazione di Gisa Legatti e Danilo
Blaiotta stampato per gli ottant’anni del Maestro Sergio Vacchi
in trecento esemplari numerati)
Studi per l’intonazione: 3 discanti per Sergio Vacchi
I
magia magica magia liberata dalla vergogna
di essere verità
nei venti leggeri della sera senese presagi
sfiorano gli ulivi
il pensiero all’alba cammina sulla spiaggia
in un franare di cieli offerti al silenzio
l’aurora rimane sospesa
nell’oscurità delle ascelle
i segnali sono inesorabili
quel viola delle vene
la miseria percorre e inventa la natura
i piedestalli ospitano velleità tradite
i teleri di Sergio Vacchi s’aprono
per costruire una biografia decente
nascono lampi necessari dal gelo
il barocco lordato infrange la sintassi
oltre le pause della Storia
offrendosi al dileggio dei nuovi barbari …
II
“fatal quiete” il luccichio dei tuoi occhi
il vento delle parole scompiglia i tuoi
lunghi bianchi capelli
i tuoi santi le tue madonne
rubati alle impalcature per
il tuo giornaliero tremblement
la filigrana delle tue vicende
quello strano allarme che guida le tue mani
lo sfinimento delle immagini
una pietra in profondità nel
marasma generale
un tremore in questa fatica antica d’uomo che
pesta le sue domande …
III
siamo ricchi di feticci insaziabili
gli ultimi colori per bramosia della notte
oltrepassano la falsa allegria del
paesaggio umano
come fuochi le immagini divorano la ragione
la pioggia rugginosa catarrosa cade
maledicendo la Storia
il blu cobalto impasta i metallici cieli
di un Leonardo tornato
tra piramidi d’oro
in un mare dissacrato per viltà
la luce colpisce impietosa e stempera
contorni apparentemente placati
l’ampiezza dei bagliori gli svelamenti
s’annunciano ad uno ad uno
ad uno ad uno … …
giugno 2004