Scor-data: 22 giugno 2006
muore Giuseppe Casu , di Francesco Masala (*)
uno dei tanti, purtroppo, che viene recluso vivo e sano in una istituzione totale (come le chiama Michel Foucault, carcere e manicomio) ed esce morto, spesso atrocemente.
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Signor Giuseppe aveva 60 anni un anno fa
faceva l’ambulante in piazza nella sua città
cassette di verdura apixedda d’ordinanza
tutto di stagione sempre senza licenza
senza licenza ogni mattina è sempre uguale
sconti al cliente scazzi con la municipale
e multe su multe tutte sempre e solo a lui
perché signor Giuseppe non sa stare zitto mai
signor Giuseppe gioia festa ed allegria
cumbidendi in pratza parduledda e malvasia
chiacchierando con gli amici mollava la verdura
una partita a carte tanto per passarci l’ora
signor Giuseppe impegno fede e passione
la sede del PCI e poi quella di Rifondazione
una casa costruita col lavoro di una vita
quattro casse di frutta per uscirci la giornata
Ma la giunta comunale di Quartu Sant’ Elena
fa campagna di ripristino della legalità
e vennero i gendarmi vennero con le armi
signor Giuseppe è a terra un uomo di 60 anni
Signor Giuseppe è a terra qualcuno mi spieghi perché
son arrivati gli infermieri col 113 e
c’è anche un giornalista che è stato preavvisato
il trep è preparato Giuseppe sul selciato
sgombero forzato intitola l’Ugnone
tre pattuglie contro un uomo e la sua reazione
presto circondato per esser catturato
gli rompono una mano il polso fratturato
di un leone ferito che ora emette il suo ruggito
proprio quello che si attendono i tutori del diritto
ricovero coatto t.s.o.
Trattamento sanitario obbligatorio
preso con la forza ammanettato in un attimo
portato di forza al reparto psichiatrico
sedato legato a un letto di contenzione
rabbia impotenza violenza rassegnazione
Giuseppe non può bere né mangiare né fumare
non può neanche alzarsi per andare a pisciare
legato mani e piedi con un tappo nel sedere
tortura medioevale dentro un ospedale
condanna esemplare di Comune e polizia
che posson far questo se ti imputano la follia
Giuseppe ora è stanco chiede di andare via
ma i dottori gli rispondono che è ancora in terapia
strana terapia questa tortura disumana
e non acocrgersi neanche di una mano già in cancrena
legato mani e piedi ti può scoppiare il cuore
dopo 7 giorni signor Giuseppe muore
in ospedale è strano morire d’incuria
non è poi così strano se subisci tortura
si apre un inchiesta ma è solo per figura
dopo che i familiari han sputtanato la storia
si apre un inchiesta ma nessuno pagherà
tanto meno i primari della bella società
signor Giuseppe è solo un caso di ordine pubblico
che è stato risolto in un reparto psichiatrico
e quelli che parlano di rispetto del legale
hanno fatto tutto questo e non c’è neanche un verbale
e loro che stanno dentro al comune
col silenzio della gente perbene
io non mi attendo giustizia dai banchi dei tribunali
vogliamo vera giustizia siamo esseri umani
Giuseppe e la sua storia come cento o mille altre
voleva stare in piazza gli hanno dato la morte.
…Come tutti i Giovedì, il 15 Giugno 2006 Piazza IV Novembre a Quartu ospitava il mercato civico. Un immagine comune, quella a cui i nostri occhi sono abituati nell’osservare la tranquilla vivacità delle voci e dei colori del mercato. Tra i tanti banchetti c’è anche una vecchia ape parcheggiata con un cassone pieno di frutta e verdura, e affianco un signore che fuma il sigaro. A fine mattinata, accade qualcosa di inaspettato. Una situazione veloce, immediata e certamente premeditata. Arrivano i carabinieri e la polizia municipale, uno psichiatra senza camice, e poi un aggressione. Gli agenti afferrano con la forza il signore con il sigaro. Lo aggrediscono di fronte a tutti, sbattendolo per terra e immobilizzandolo in una barella che lo porterà in psichiatria…
Si chiamava Giuseppe Casu. Faceva l’ambulante. Ed è morto dopo essere rimasto per sette giorni legato a un letto d’ospedale. I medici che lo hanno tenuto in queste condizioni sono stati assolti, anche in secondo grado. Ora però i giudici della corte d’appello di Cagliari hanno chiarito le motivazioni della sentenza. Di una assoluzione che, dicono, ha molti “ma”. Perché si tratta, scrivono i magistrati, di un «macroscopico caso di malasanità». Di una vicenda «dall’evoluzione incredibile» che deve essere conosciuta. Anche perché non è poi così “anormale” come sembra.
La morte di Giuseppe Casu inizia il 15 giugno del 2006, quando viene ricoverato contro la sua volontà nel reparto di psichiatria dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari: un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) attivato d’ufficio di fronte alla sua agitazione contro le forze dell’ordine a causa dell’ennesima multa per abusivismo. Arrivato in corsia viene sedato, legato al petto, alle mani e ai piedi, e portato in una stanza. Quel giorno può vederlo solo la moglie. «Io l’ho visto dopo», racconta la figlia, Natascia : «Era addormentato, faceva fatica a parlare»…
…Qualcuno si è preoccupato delle ferite che il signor Giuseppe Casu aveva subito durante le aggressioni di cui era stato vittima? Qualcuno si è preoccupato di quella mano gonfia? Della presenza di sangue nelle urine? O piuttosto la loro unica preoccupazione è stata quella di iniettargli un potente sedativo che spegnesse il suo cervello per qualche giorno, di legarlo al letto, di metterlo in condizioni di non rompere le scatole?
I familiari del signor Giuseppe Casu, quando vanno a visitarlo, lo trovano sempre legato al letto, sedato, col panno e privo di coscienza. Nei momenti in cui riprende coscienza chiede di essere slegato. Gli stessi familiari segnalano l’evidente gonfiore ed il colore violaceo della mano destra, ma nessuno si preoccupa del suo stato di salute.
Dopo una settimana il signor Giuseppe Casu muore, all’improvviso, sempre legato a quel letto da cui nessuno lo ha ancora liberato. Aveva 60 anni e non soffriva di nessuna malattia che lo potesse portare ad una fine così rapida ed improvvisa…
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)