Walt Whitman

(un saggio sul poeta nordamericano, con “comparsata accidentale” di Daniele Barbieri)

di Natalino Piras

 

Nico Orunesu_ Efflorescenza, 2019

 

31 maggio 1819. Nasce a West Hill (Long Island), Walt Whitman, cantore di Foglie d’erba. Dice un passaggio fondamentale di questo poema della natura selvaggia e della sua colonizzazione: “La prova d’un poeta è che il suo paese lo assorba con lo stesso affettuoso amore con cui lui ha assorbito il suo paese”. Torna sempre. Senza amore il tempo è fermo, ghiacciato, desolato. L’inferno, per ripetere Bernanos, è non amare più.

Di Withman so dell’Ode che gli ha dedicato Garcia Lorca e che Neruda, nel Canto generale, quando dice “Que despierte el Leñador” si ispira al Canto della scure in Foglie d’erba: “Snella, nuda arma pallente [pallida],/capo del grembo della madre tratto,/ carne di legno, osso di metallo, unico membro con un labbro solo,/ lama bluastra nata dal rosso fuoco, manico dal fiorire di seme,/che riposi tra l’erba e sopra l’erba…” Così nella traduzione di Enzo Giachino per un Oscar Mondadori che conservo dal 1971. Un’altra copia me la  fece avere il giornalista Daniele Barbieri. Nasceva suo figlio e lui doveva trovare posto per la culla in una casa piccola piena di libri. Gli dispiaceva lasciarli alla deriva. Così me ne donò in quantità. Il disegno di copertina di quella duplice copia è di  Thomas Doughty: Nel meraviglioso mondo della natura, un particolare seppiato. Ci ritrovo Chentomínes, le sue foreste e i suoi fiumi, il Tyrsus risalito da Istefane Dorveni.

Avverte la quarta di copertina dell’Oscar che “Foglie d’erba, la raccolta di poesie che Walt Whitman andò continuamente ampliando dal 1855 al 1892, rappresenta un punto fermo nella letteratura americana. Tumultuoso, veemente, fu il poeta che per primo negli Stati Uniti ruppe i legami con la versificazione tradizionale, creando ritmi e cadenze di vasto respiro, tali da esprimere quel senso di libertà assoluta, di comunione con la natura e con l’umanità, di esaltazione delle forze fisiche e spirituali dell’uomo”.  Ha detto Bronson Alcott: “Il dio Pan in persona”. Ed Elio Vittorini: “Hawthorne non era ancora morto, Melville non aveva ancora scritto Billy Budd, quando Walt Whitman pubblicò i suoi primi versi. Identificò l’universo col caos, essere caos, cioè ogni cosa della materia vivente, ogni sangue e ogni popolo”. Walt Whithman fu il primo a creare una poesia nazionale. Dice Cesare Pavese: “Ha voluto fare per l’America quello che i vari poeti nazionali hanno fatto nei tempi per i loro popoli: Walt Whitman è tutto invasato da quest’idea romantica che lui per primo ha trapiantato in America, vede l’America e il mondo soltanto in funzione del poema che li esprimerà nel secolo XIX e tutto il resto non conta”. Come un proseguire l’attraversamento di fiumi e foreste di Fenimore Cooper nell’Ultimo dei mohicani.Oltre l’orrore della guerre di indipendenza e civili. Giornalista e scrittore, abolizionista, allo scoppio della guerra di secessione, nel 1855,  Si schierò decisamente dalla parte di Lincoln, el Leñador nerudiano, “O capitano! Mio capitano!” scrisse Whitman quando il Presidente fu ucciso.  Il poeta vide i massacri, la sofferenza umana, fu infermiere volontario negli ospedali militari sino alla fine della guerra, nel 1865. In tempo di pace fu licenziato dal Dipartimento dell’Interno perché la sua scrittura dava scandalo: “troppo incline a esaltare i fatti del sesso, a sottolineare particolari indecenti, a usare parole oscene“. Il puritanesimo degli ossequenti e degli idioti, sempre dalla parte della letteratura ufficiale, è dappertutto: nella foresta di Foglie d’erba e in quella di Chentomínes. Così Ezra Pound per Whitman: “È l’America. La sua crudezza è un fetore enorme, ma è l’America. È la cavità della roccia che rimanda l’eco del suo tempo. È un genio perché ha un’esatta visione di cosa egli rappresenta e di quali sono le sue funzioni. Sa di essere un inizio e non un’opera classicamente compiuta”.  Canto: inizia così il poema epico di Whitman. Prosegue in funzione del cantare. “Dove andiamo, Walt Whitman” gli chiede un secolo dopo Allen Ginsberg. “Tra un’ora si chiudono le porte? Dove si volge questa sera la tua barba?”. Morì, il poeta, il 26 marzo del 1892 a Camden, nel New Jersey. La prima edizione delle sue opere complete in dieci volumi apparve nel 1902, a opera dei suoi esecutori letterari: Richard Maurice Bucke, Thomas B. Harned, Horace Traubel.

Natalino Piras, 2012

(anche qui: gironzolandotralenuvole)

https://www.facebook.com/natalino.piras

Immagini: Nico Orunesu

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