إضراب (Sciopero) – di Mark Adin
Non so se sia davvero immaginabile che un uomo possa venire colpito con violenza tale da fratturargli una gamba per il semplice fatto che non capisce il dialetto, le parole rivoltegli da un altro uomo. Qualcosa, dentro di me, spera di avere, a sua volta, capito male, ma questo sembra essere uno dei casi nei quali, ancora ed ancora, la speranza deve cedere il posto alla pur incredibile realtà. Sembra sia andata proprio così, a Pieve di Soligo, nel trevigiano, come riferisce l’articolo apparso su La Stampa il 30 luglio. E’ successo davvero.
All’altro capo dell’Italia, a Nardò, nelle Puglie, un gruppo di raccoglitori di pomodori è in sciopero. C’è qualcosa che accomuna due fatti tanto diversi? Credo di sì.
Nella valle del Po, che non è la valle del Mississipi, un uomo di colore, senegalese, vale tanto poco da diventare bersaglio di un bianco padano che si indispettisce perché il negro non capisce il dialetto veneto. (Dovrebbe?) Nella penisola salentina, terra vocata all’agricoltura che non è la Virginia, i neri raccoglitori, non di cotone bensì di pomodori, entrano in sciopero per chiedere ciò che spetterebbe a ogni bracciante bianco italiano e a loro viene negato, in barba agli Ispettori del Lavoro.
Non si può confondere il delta del Po con l’Alabama, e il Salento con la Lousiana, certo che no. “Italiani brava gente”, d’accordo, magari c’è in giro qualche criminale, nessuno è perfetto. Però mi chiedo: siamo così lontani dalla legge di Lynch se la camorra decide di falciare a morte un gruppetto di negri, tanto per ricordare chi è che comanda? Siamo così lontani dall’apartheid di Soweto se riteniamo che nei CIE possano rimanere reclusi per mesi e mesi migliaia di negri senza garanzie, in attesa del nulla? Siamo così lontani dalle piantagioni degli stati del Sud americano, se nelle coltivazioni del Sud italiano lavorano schiavi per meno della metà del salario di un bracciante italiano? senza tutele e sotto il continuo violento ricatto dei caporali? Siamo davvero così lontani? Io spero sempre di sì. Ma ancora una volta la realtà potrebbe, anzi dovrebbe, impormi una constatazione inevitabile.
Sentiamo negare, riferiti all’Italia, l’esistenza del razzismo. Sentiamo negare l’esistenza, riferiti alle floride città del Nord, della mafia. Sentiamo negare collusione e corruzione di buona parte della nostra classe politica. Sentiamo, ancora, negare che le nostre siano missioni militari di guerra. Eppure la verità è alla nostra portata, e siamo perfettamente in grado di assumerla. Potremmo, dovremmo. Ma ancora non basta. Smascherare le grandi menzogne non consiste solo nella pur necessaria fase del conoscere e riconoscere la verità, bisogna andare oltre: il passo successivo è difenderla con i fatti. Perché la verità è un bene irrinunciabile. Ne abbiamo tutti un bisogno insopprimibile, come dell’aria che respiriamo.
In terra pugliese la raccolta dei pomodori è bloccata. Lo sciopero è indetto, e se il lavoro si ferma, i pomodori faranno in fretta a marcire, con notevole danno economico. Quanti bianchi si faranno avanti per sostituire, allo stesso prezzo e alle stesse condizioni, intere schiere di disgraziati senza diritti? Viene al pettine, in modo esemplare, il nodo perfetto. Perché nessun bracciante italiano vorrà faticare per quelle infami tariffe. Nessun bianco vorrà fare il negro. E se, talmente disperato, riterrà invece, fuor di ogni logica, di adeguarsi, si adeguerà al basso, sprofondando nella miseria di un rapporto di lavoro che lo riporterà indietro di un secolo. Bella sfida. Forse qualcuno incomincerà a rendersi conto che gli immigrati non sono bestie, sono importanti, necessari per tutti noi, e nell’ottica di una difficile ripartenza dell’economia possono dare una mano non trascurabile con il loro lavoro. E’ già un fatto. Lo sciopero nel Salento, con il suo semplicissimo paradigma, ci aiuterà a riflettere?
P.S.
Intanto giunge notizia dell’ennesima tragedia dell’immigrazione. A Lampedusa arriva altra “forza-lavoro”, ovvero altra “merce”, come avrebbe detto l’economista Marx; e quando la forza-lavoro equiparata a “merce” è sovrabbondante perchè costa niente, si può ben sopportare di sprecarne una parte: venticinque migranti asfissiati, trovati morti nella minuscola stiva dell’imbarcazione.
Forza, fratelli negher, imparate dal vostro destino, siate pronti a sprecare, a vostra volta, “merce” più propriamente detta. Lasciate nei campi il raccolto, abbandonatelo al sole. Tenete duro, fino alla restituzione dei vostri magri diritti, fino alla vittoria. Un abbraccio solidale, e tanta vergogna civile.
Mark Adin
Non siamo l’Alabama, ma il razzismo nei media qualche conseguenza nefasta la deve pur avere, se no perché alcuni votano lega?… semplicemente paura ed ignoranza, le due componenti principali del razzismo… Mi associo agli auguri per lo sciopero dei neri… e mi permetto di affermare che i “bianchi padani” non esistono, perché la padania non esiste. Se magari evitassimo anche noi certi aggettivi… altrimenti ci uniamo ai linguaggi manipolatori e promuoviamo gli stessi messaggi subliminali. La padania non esiste, i padani non esistono…
bel post.
Bel post, grazie Mark.
I grandi media italiani hanno pesanti responsabilità su almeno tre fronti: un razzismo più o menol padroncino aperto nell’informare; il silenzio compiacente sulle stronzate ma anche sui reati dei razzisti (Lega in testa) e l’alimentare l’idea di fondo di “noi” e “loro”. Questo ultimo punto è tipico del “razzismo democratico” che pure si dissocia, a parole più che nei fatti, dagli altri due aspetti. Se l’apparente ossimoro “razzismo democratico” vi sorprende o vi sconcerta, vi invito a leggere quanto da anni va scrivendo Giuseppe Faso (se ne è parlato anche su codesto blog). E’ tipico di molta cosidetta sinistra italiana cone del suo portabandiera informativo – il quotidiano Repubblica – negare giudtamente che esista una identità padana per poi invertarsene una italiana che unirebbe tutti (dalla Marcegaglia ai suoi operai) e che è comunque diversa dagli “altri”, gli immigrati tutti accomunati in un calderone (dal laico al credente o al fanatico, da chi ammira Berlusconi e lo voterebbe a chi, come il bianchiccio mark, vorrebbe buttarlo giù in una grande lotta senza frontiere di pelle o di passaporti).Di fronte a questo sciopero, come in altre occasioni, il primo problema sarebbe costruire solidarietà, organizzazione ma qui scontiamo tutti i limiti e i vuoti di questo passaggio storico. Come ha scritto Stefania Ragusa nel suo “Le Rosarno d’Italia” (vedi recensione) altre rivolte scoppieranno come a Rosarno finchè ci sarà lo sfruttamento e il razzismo che lo giustifica e/o lo rende invisibile.
Mi fermo qui anche perchè sono (per qualche giorno ancora) con connessioni precarie.
db
PS: ieri mi sono sovrapposto con la mia rec a Moorcock proprio al pezzo di Mark e me ne scuso… ero così svagato che ho confuso Luna e Marte, imperdonabile per un astrofilo come me. Aggiungo che la mia insipienza connettivistica è tale che per ragioni (solo a me) misteriose, le rare volte che scarico la posta non riesco però a rispondere. Scusate, è questione ancora di pochi giorni.