10 marzo: Placido Rizzotto, anniversario travagliato
di Domenico Stimolo
Placido Rizzotto – assieme ai tanti altri sindacalisti della Cgil uccisi a decine in Sicilia nel dopoguerra, dirigenti dell’enorme movimento che si muoveva al grido di «la terra a chi lavora» – rappresenta il simbolo del riscatto contro il più bieco sfruttamento. Vero eroe civile, da contadino semianalfabeta andò alla guida dei braccianti di Corleone in lotta contro il latifondismo e la mafia, per il riconoscimento delle dignità elementari e di più umane condizioni di vita, da sempre negate e represse. Nel percorso della lotta di Liberazione dal nazifascismo fu partigiano sulle montagne della Carnia (Friuli), combattente per la riconquista della libertà.
Rientrò a Corleone, il paese dove il 13 novembre 1915 era stato ammazzato Bernardino Verro, sindacalista, sindaco socialista, uno dei principali dirigenti del movimento dei Fasci Siciliani sanguinosamente represso dallo Stato nel 1894. Qui fu presto in prima fila nell’organizzare la lotta dei diseredati, per liberare i contadini e i braccianti dall’infame servaggio patito. Divenne ben presto segretario della Camera del Lavoro corleonese. Fu ucciso dalla mafia, trentaquatrenne, il 10 marzo 1948. I suoi ormai miseri resti furono ritrovati molti anni dopo. Vennero recuperati nel luglio del 2009 dalla foiba di Rocca Busambra, un profondo precipizio vicino al paese.
Il 24 maggio 2012 si svolsero i funerali. Una cerimonia solenne, di grandissima partecipazione democratica, con il Presidente della Repubblica. Così Placido Rizzotto, finalmente dopo sessantaquattro anni, poté avere degna sepoltura nel cimitero di Corleone.
L’anniversario del 68° anniversario dell’assassinio – pochi giorni fa – è stato “inconsueto”. Si sono svolte due manifestazioni. Infatti, l’amministrazione comunale ha ritenuto opportuno non concedere alla Cgil, come sempre avvenuto, la principale pubblica area del paese, piazza Garibaldi, dove, a cura dell’amministrazione comunale (una compagine civica di centrodestra con sindaco Lea Savona) si è svolta un’iniziativa di commemorazione per Placido Rizzotto. Invece la cerimonia “storica” – organizzata da Cgil, Anpi, Libera, Arci, Centro Pio La Torre e altre strutture sociali, con la presenza del nipote omonimo e di una folta partecipazione popolare – si è svolta al cimitero. Vari interventi hanno ricordato il contesto e la figura di Placido Rizzotto, evidenziando come messaggio prioritario ai giovani la necessità di «non essere indifferenti, di essere protagonisti, come fece il sindacalista ucciso dalla mafia, da partigiano, da contadino e da dirigente nella lotta contro la mafia e il dominio degli agrari».
Il retroscena delle manifestazioni separate è che anche la Camera del Lavoro di Corleone, di fronte al potenziale “rischio di commissariamento del Comune per infiltrazione mafiosa”, all’inizio di febbraio ha richiesto le dimissioni del sindaco e dell’amministrazione comunale, a seguito dell’avvio dei lavori dell’apposita Commissione d’accesso agli atti che sta indagando sull’ipotesi di infiltrazioni mafiose al Comune.
Oggi 10 marzo ricorre il 72° ANNIVERSARIO dell’assassinio di Placido Rizzotto.
Nato a Corleone ( Pa) il 2 gennaio 1914.
Ricordiamolo, onorando il Suo coraggio di combattente per la libertà e di strenuo oppositore della mafia e del potere politico-affaristico sostenitore dell’organizzazione criminale.
Partigiano delle Brigate Garibaldi operanti in Friuli. Stoico dirigente delle lotte contadine nel territorio del corleonese, segretario della Camera del Lavoro.
Fulgido esempio di genuino militante al sevizio della classe bracciantile, da sempre oppressa dal sistema padronale latifondista, che storicamente costruì ricchezze e potere sullo sfruttamento dei lavoratori della terra.