120 battiti al minuto – Robin Campillo

(visto da Francesco Masala e da db)

FRANCESCO MASALA

dice Pedro Almodóvar, presidente all’ultimo Festival di Cannes dove il film film è stato premiato con il Gran Prix della Giuria, che i giovani di Act Up sono stati “veri eroi che hanno salvato milioni di altre vite”.

di questo racconta il film, di un gruppo di persone che ha la data di scadenza marchiata sulla schiena, in maniera indelebile, che lotta per se stessi, per vivere qualche anno in più, e per gli altri, contro il potere politico e le imprese farmaceutiche per cui la vita è business e profitto.

l’Aids era la punizione divina verso persone cattive, secondo alcuni, allora, e poi anche una malattia, da curare senza troppa urgenza.

quei giovani che combattono per gli altri, per tutti, e di conseguenza anche per sé, contro un potere cinico e assassino, sono i protagonisti di un film politico che non si dimentica.

ma 120 battiti al minuto è anche un film sull’amicizia, sull’amore, sulla rabbia, sull’organizzazione di un gruppo, sul sorriso, sulla solidarietà, sulla pietà, sulla tenerezza, sulla paura, sul coraggio, sull’altruismo.

naturalmente è in pochi cinema, naturalmente è vietato ai minori di 14 anni.

vuoiti bene, vai a vedere 120 battiti al minuto, ti farà solo bene.

si astengano gli indifferenti.

ps: se uno ha bisogno di riferimenti, Philadelphia e Milk possono bastare?

https://markx7.blogspot.it/2017/10/120-battiti-al-minuto-robin-campillo.html

QUI   il sito di Act UpParis)

DB

Ha ragione su tutto Francesco Masala. Mi piacerebbe che avesse torto su una sola frase cioè «si astengano gli indifferenti». Dovrebbero essere proprio loro a vedere questo film straordinario e – lo spero, lo sogno – a commuoversi, a interrogarsi. Temo però che Francesco abbia ragione anche su questo: viviamo in una società a compartimenti stagni e dunque andranno a vedere «120 battiti al  minuto» quasi solamente i “non indifferenti”.   Il film è vietato ai minori di 14 anni, dunque sarebbe possibile (e giusto, necessario, urgente) proiettarlo e discuterlo nelle ultime classi delle superiori. Dubito che accadrà. Peccato. Sarebbe bello ragionare con ragazze/i anche dei/delle docenti che nel film si intravedono e dei genitori (due sole mamme solidali, forse non per caso i papà del tutto assenti). E’ un film coraggioso ma anche molto ben congegnato: tenero persino quando è crudo, realistico ma con alcune immagini che sembrano venire da altri mondi senza stonare. Secondo me un capolavoro. Uno dei 2-3 film più belli che ho visto nel “nuovo secolo”.

Aggiungo una sorta di PS. Ho visto «120 battiti al  minuto» al Don Fiorentini di Imola, un cinema parrocchiale. “Bravi” penserete… a proiettare un film sull’Aids e con esplicite scene di amore e sessualità omosessuale. Sì, ma fino a un certo punto: nel volantino consegnato all’ingresso da un lato c’è la trama con due brevi commenti (di Paolo Mereghetti e una scheda CEI) ma sul retro c’è un lungo, delirante testo dove si dice e ridice e ridice quanto avesse ragione – nel 2009 – Ratzinger cioè Benedetto XVI a sconsigliare (cioè vietare) l’uso del preservativo. Non capite o non volete capire?  Non vedete o non volete vedere?

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Un commento

  • Daniele Barbieri

    su http://www.leggilanotizia.it (on line imolese) ho aggiunto alcune considerazioni sul film; le incollo qui sotto.
    CORAGGIO E PAURA
    Anche a Imola è passato – per pochi giorni – un film straordinario cioè «120 battiti al  minuto» scritto e diretto da Robin Campillo: al festival di Cannes ha avuto il «Grand Prix Speciale della Giuria» e ora è stato (coraggiosamente) selezionato per rappresentare la Francia ai premi Oscar come “miglior film in lingua straniera” perciò se vincesse tornererebbe alla grande nelle sale… da dove invece mi pare stia già scomparendo.
    Campillo racconta dall’interno una storia del secolo scorso quando i giovani francesi di Act Up provarono a salvare le loro vite e… milioni di altre. Nei primi anni Novanta, l’Aids – Sida nella sigla francese – era ancora la “peste del secolo” con molte persone a sragionare che fosse una punizione divina per omosessuali e tossici (ma anche i politrasfusi, chissà perché “Lassù” erano così mal considerati da infettarsi in massa).
    In quegli anni i politici perlopiù si disinteressarono. O peggio. Ci fu in Italia un ministro democristiano della Sanità, Carlo Donat Cattin, che se la sentì di affermare che chi si ammalava… se l’era cercata.
    Intanto le imprese farmaceutiche erano interessate solo al profitto e non alla cura (il film di Campillo lo racconta benissimo).
    In Italia «120 battiti al minuto» è vietato ai minori di 14 anni, dunque sarebbe possibile – e secondo me sarebbe giusto, necessario, urgente – proiettarlo e discuterlo nelle ultime classi delle superiori. Dubito che accadrà. Peccato. Sarebbe bello ragionare con ragazze/i anche dei/delle docenti che nel film si intravedono e dei genitori (due sole mamme solidali, forse non per caso i papà risultano del tutto assenti). E’ un film coraggioso ma anche molto ben congegnato: tenero persino quando è crudo, realistico ma con alcune immagini di grande poesia che sembrano venire da altri mondi senza stonare con la verità dei fatti. Secondo me è un capolavoro, uno dei 2-3 film più belli che ho visto nel “nuovo secolo”.
    Per me che avevo 15 anni nell’Italia clerico-reazionaria del 1963 è comunque un piacere (oltreché una bella notizia nella prospettiva storica) sapere che un quindicenne può vedere questo film – con esplicite scene di amore e di sessualità omosessuale – nelle sale. E a Imola il piacere sarebbe doppio perché «120 battiti al  minuto» è stato proiettato in una sala parrocchiale, cioè al Don Fiorentini. Dunque anche la Chiesa cattolica va (magari a fatica) avanti? Sì però la faccenda a Imola è un poco più complessa e siccome sono un “bastian contrario” – il bicchiere mezzo pieno è sempre mezzo vuoto, non pare anche a voi? – vi racconto cosa mi ha infastidito.
    Nel volantino consegnato all’ingresso del Don Fiorentini da un lato c’è la trama con due brevi commenti (di Paolo Mereghetti e una scheda CEI) ma sul retro c’è un lungo testo, non firmato, dove si dice e ridice quanto avesse ragione Ratzinger cioè Benedetto XVI a sconsigliare (cioè vietare) – nel 2009 – l’uso del preservativo. E’ tutto qui? Niente altro da dire o da capire? Non c’è un’autocritica da fare, una prospettiva storica da esaminare o una solidarietà per le vittime da esprimere? Viene il dubbio che «120 battiti al minuto» a Imola non sia stato scelto ma “imposto” dal distributore (accade anche questo, come vi può confermare chi gestisce le sale) e sarebbe ben triste. Però il bicchiere “mezzo pieno” mi induce a credere che chiunque abbia visto questo film avrà capito molto più di Ratzinger. Evviva; anzi per restare in tema: alleluja.

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