1204: i saccheggiatori della Quarta Crociata
La presa di Costantinopoli ricordata da Fabrizio Melodia
Furono giornate assai calde quelle intorno al 12-13 aprile nell’«anno del Signore» 1204, evento focale dell’avventura bellica meglio conosciuta come Quarta Crociata ma soprattutto la prima volta in cui Costantinopoli fu saccheggiata.
Forse non tutti sanno cosa furono le Crociate, ovvero le “guerre preventive” con cui la «Cristianità» cercò, con alterne vicende, di impedire l’avanzata musulmana ma sopratttutto di impadronirsi di potere e ricchezze. Più o meno come si comporta uno Stato imperialista: l’antica Roma o i moderni Stati Uniti d’America.
Durante il suo pontificato, papa Giovanni Paolo II aveva cercato – con scuse tardive e da molti ritenute ipocrite – di fare ammenda pubblica, alla luce delle atrocità storiche di cui il Papato si era macchiato. Ma lo spirito crociato resta ben saldo in gran parte dell Chiesa cattolica… almeno quanto l’ipocrisia e le scuse con ritsrdi secolari.
La Quarta Crociata fu una delle più sanguinose ma anche di maggior successo. Fu indetta nell’anno 1198 da papa Innocenzo III, fresco di nomina, per mettere fine all’espansione del musulmano sultano dell’Egitto. Ma questo andava a cozzare con gli interessi commerciali dell’operosa e avida Serenissima Repubblica marinara di Venezia, la quale aveva notevoli introiti con l’Egitto: una crociata avrebbe quantomeno provocato un crollo verticale in tali profitti.
Ogni tanto però il destino ci mette la sua mano e l’esercito crociato, una volta radunatosi ad Ancona e pronto per il trasporto in Terrasanta, si ritrovò a corto di denaro e di mezzi.
Come fare per portare l’esercito sull’obiettivo?
Qui entra in scena il doge Enrico Dandolo e la “proverbiale audacia” commerciale veneziana. Il doge si propose di mettere a disposizione le proprie navi per il trasporto dei soldati, chiedendo in cambio nientemeno che Trieste e Zara.
L’esercito crociato mantenne la parola: per Trieste fu necessario solo mostrare la forza militare senza venire alle mani, mentre per Zara il discorso fu assai diverso, richiedendo un intervento massiccio con largo spargimento di sangue fra la popolazione civile.
Dopo essere di nuovo diventata proprietaria di terre così importanti dal punto di vista commerciale e strategico, Venezia iniziò a prenderci gusto ad usare i crociati come un esercito in affitto, nonostante questo non fosse proprio gradito dal papa Innocenzo III, in quanto distoglieva i crociati dalla loro missione principale.
Così la Serenissima, forte del favore concesso, continuò a servirsi dei soldati cristiani per i propri interessi, mascherando il tutto con abili strategie. Infatti i Veneziani portarono i crociati a Costantinopoli, con lo scopo – la scusa – di farne un avamposto efficace per l’attacco contro l’Egitto.
Costantinopoli era da molto tempo la bellissima capitale dell’Impero Romano d’Oriente ma in piena decadenza: impoverita a livello commerciale dalla concorrenza delle rinate città della penisola italica con la conseguente perdita di possibilità d’investire nell’esercito. I suoi soldati erano costretti a sostenere i tentativi d’espansione dei Turchi e l’indipendenza raggiunta dalla Serbia e dalla Bulgaria avevano drasticamente ridotto il territorio. Sul fronte occidentale si doveva far fronte alle invasioni dei normanni di Sicilia e dei tedeschi di Enrico VI. Tale instabilità creò notevole malcontento che sfociò spesso in sanguinosi tumulti, spesso ai danni dei mercanti veneziani residenti a Costantinopoli.
Proprio uno di questi tumulti diede a Venezia il pretesto per muovere contro l’Impero Bizantino, dal quale in passato aveva ricevuto sostegno, arte e cultura ma che ora costituiva un pericoloso concorrente per i commerci nel Mediterraneo e sulla via dell’ Estremo Oriente.
Da un punto di vista prettamente militare, il destino infausto della città pareva essere segnato. Costantinopoli era totalmente isolata dal resto dell’Impero e nella impossibilità di ricevere rinforzi e sostegno. Inoltre era minata dall’interno proprio dalla corruzione da parte dei veneziani risiedenti e dal malcontento popolare che sognava nell’arrivo dei crociati un aiuto insperato.
Le truppe crociate, spinte con decisione dai Veneziani, tentarono un primo attacco il 6 aprile ma dovettero ritirarsi contando numerose perdite.
Ritentarono il 12 aprile, ottenendo il successo sperato grazie all’occupazione crociata del golfo del Corno d’Oro, che affacciava sulle mura cittadine e per conformazione geografica aveva meno fortificazione e quindi più debole: i crociati penetrarono a Costantinopoli come un coltello nel burro.
Nel giro di una giornata la città cadde preda dei soldati, che la sottoposero a un violento e sanguinoso saccheggio come non se ne erano mai visti, soprattutto ai danni della popolazione civile, massacrata senza pietà.
Come se non bastasse, furono saccheggiate e distrutte numerose opere d’arte accumulatesi in nove secoli di regno, i Crociati non risparmiarono nemmeno chiese, biblioteche, monasteri, libri sacri, le icone, le tombe degli imperatori come Giustiniano ed Eraclio.
Lo storico Niceta affermò senza mezzi termini che sarebbero stati più corretti e misericordiosi i Saraceni, oltre che assai meno avidi e rapaci.
Il bottino trafugato fu ingente: oro, argento, seta, pellicce… «E c’era ricco vasellame d’oro e d’argento e drappi a trama d’oro e tanti ricchi gioielli che era una vera meraviglia quel bottino (…) infatti, dacché il mondo fu creato, non erano mai stati visti né conquistati tesori così grandi, né così magnifici, né così ricchi, né ai tempi di Alessandro, né ai tempi di Carlo Magno, né prima, né dopo. Neppure io credo, per quanto a mia conoscenza, che nelle quaranta città più ricche del mondo vi siano tante ricchezze quanto se ne trovarono a Costantinopoli»: così la testimonianza lasciataci da Roberto di Clari.
Facendo anche solo un elenco approssimativo delle opere andate perdute durante il saccheggio – come vengono ricordate e descritte dagli storici che assistettero al sacco – si annovera una colossale statua bronzea di Era posta nel Foro di Costantino e una di Paride che porge ad Afrodite il pomo della discordia, l’Anemodoulion (statua che si muoveva al soffiare del vento), una statua in marmo di Bellerofonte in sella a Pegaso, le statue in bronzo dell’ippodromo (fra cui una colossale di Ercole, un gruppo statuario proveniente da Azio risalente ad Augusto, un’aquila di bronzo di Apollonio di Tiana… Altre opere asportate sono i Cavalli di San Marco (II-III secolo d.C.) e il Monumento ai Tetrarchi (III-IV secolo d.C.) tuttora a Venezia.
Dopo il saccheggio, si levò l’ira papale, Innocenzo III dichiarò che tale impresa falsava nettamente lo scopo della Quarta Crociata. Ma a muoverlo non fu la pietà quanto il fatto che i maggiori vantaggi e guadagni li ottenne Venezia, con la conquista e il controllo di molte isole del Mare Egeo e degli avamposti conquistati attraverso la presadi Costantinopoli, sfruttandone le attività economiche.
I dignitari greci fuggirono in Albania, dove fondarono il Despotato d’Epiro, con capitale Nicea.
La mancanza dell’Impero Bizantino si fece presto sentire, non essendoci più a far da protezione all’avanzata dei Turchi, che presto si espansero nell’Asia Minore, nella Penisola Balcanica e nell’Europa Centrale.
Il danno maggiore, quasi per giustizia storica, lo ebbe proprio Venezia, che poi perse quasi tutti i propri domini nel Mediterraneo orientale.
Nell’ immagine, «La conquista di Costantinopoli» di Tintoretto. conservato a Palazzo Ducale, Venezia.
PER APPROFONDIRE
Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio, Mondadori, 1994.
Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone – Storia di Venezia, Rusconi Libri, Seconda edizione, 1980.
Giorgio Ravegnani, La storia di Bisanzio, Jouvence, 2004.
Goffredo de Villehardouin, La conquista di Costantinopoli, Milano, Testi e documenti, 2008.
Georg Ostrogorsky, Storia dell’Impero bizantino, Einaudi, 1968
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
La redazione – abbastanza ballerina – della bottega
Complimenti per il testo e complimenti per i suggerimenti dei testi.
Sono tutti, chi per un verso chi per un altro, molto belli.
Un consiglio, leggeteli tutti.
Le crociate non furono delle lotte preventive contro l’avanzata mussulmana (più correttamente islamica) ma il tentativo della Chiesa Cattolica (non della cristianità) di ergersi a aggregatore dei paesi occidentali di questa religione in un tentativo di unificazione ed espansione. Infatti non fecero altra guerra all’Islam se non quelle per i territori palestinesi cui fu affiancata la guerra contro gli eretici e i regni pagani della zona del Baltico. Le scuse del papa polacco tardive e false rientravano nella sua strategia di avere l’appoggio islamico contro la minaccia (a suo avviso) del comunismo e della connessa laicità alla società mondiale. Cosa siano state le crociate lo approfondiscono in pochi.
Alcune inesattezze e false interpretazioni…elenchiamole:
1)Dopo la conquista di Zara i Veneziani, e solo loro, furono scomunicati dal Papa. Tuttavia anche tutti gli altri crociati proseguirono.
2)I crociati non deviarono su Costantinopoli per farne una loro base, ma per rimettere sul trono l’imperatore legittimo Alessio III Angelo, che li aveva assoldati apposta per questo. Una volta incoronato, egli tentò di mantenere le promesse, ma fu assassinato da congiurati che volevano tenersi le loro ricchezze, senza onorare gli accordi (presi, è vero, a loro insaputa).
3)”Uno di questi tumulti” dei Bizantini contro i Veneziani era stato il sanguinoso massacro dei Latini: su 60.000 persone, a parte quelli che riuscirono a scappare, tutti gli altri finirono massacrati, donne e bambini compresi; i (pochi) sopravvissuti vennero venduti come schiavi ai Turchi.
4)L’impero bizantino non era minato da una misteriosa corruzione propalata da Veneziani o Crociati, ormai eliminati, ma da una classe dirigente rapace e incapace e da una popolazione ormai impigrita e imbelle; a tal punto che l’unica unità militare di un certo valore era la guardia variaga, formata da mercenari.
5)Era probabilmente sincero il dolore del papa Innocenzo III: durante l’assedio aveva inviato suoi legati con una nuova lettera di scomunica -stavolta per tutti i crociati- per chiunque avesse continuato l’assedio. I capi veneziani però intercettarono lettera e legati, impedendone la conoscenza. Inoltre, obiettivo fondamentale per il pontefice era la riunione delle sue chiese, cattolica e ortodossa, promessa da Alessio III; opportunità, a causa del sacco, completamente svanita.