14 verticale: ma la i di “cruciverba”…
… è la stessa di astrofilosofo, di labirinto, di intestini? In «Ci manca(va) un Venerdì», puntata 103, Fabrizio Melodia mette le parole in croce
«I cruciverba sono come le persone: si arriva sempre alla fine» afferma con sapiente ironia lo scrittore Graham Greene, strizzando l’occhio a quella Nera Signora che di certo deve risolvere non pochi enigmi per giungere alla soluzione forse finalissima.
Le “parole crociate” sono la vita? O vivere è un cruciverba senza apparente soluzione?
La scrittrice Muriel Barbery non mostra dubbi: «È un enigma che sempre si rinnova: le grandi opere sono forme visive che raggiungono in noi l’evidenza di un’adeguatezza senza tempo».
L’enigma infinito della grande opera che si dispiega nel tempo: tutto questo è un incrocio di parole nato, a quanto detto dai soliti ben informati, da Arthur Wynne (1862-1945), giornalista di Liverpool, per il quotidiano “New York World”, edito a New York dal 1860 al 1931. Nel supplemento domenicale “Fun“, il 21 dicembre 1913 venne pubblicato un nuovo gioco denominato “word-cross puzzle” realizzato proprio da Wynne.
La nota rivista “La Settimana Enigmistica” ha depositato come marchio registrato nientemeno che il termine “parole crociate”, mentre a Valentino Bompiani si deve il termine “Cruciverba”.
Le parole crociate sono dunque un enigma umano, anche troppo umano, dove spesso ci si perde senza arrivare alla fine, anche se essa è racchiusa in quella stretta gabbia?
Qui viene in aiuto nientemeno che lo scrittore Haruki Murakami, associando in modo analogico l’enigma del labirinto con lo schema del cruciverba: «Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore».
Risolvendo le parole crociate – o cruciverba che dir si voglia – ci s’addentra ordunque all’esplorazione di quella galassia ignota che è la struttura linguistica del proprio mondo interiore?
Sigmund Freud è di un altro avviso: «Nella leggenda del labirinto può essere ravvisata la rappresentazione di una nascita anale; i corridoi aggrovigliati sono l’intestino, il filo di Arianna il cordone ombelicale».
Noi, attaccati al filo d’Arianna del cordone ombelicale della logica o della fede, continuiamo l’esplorazione dell’intestino del mondo grazie anche alla filosofa Simone Weil: «La bellezza del creato è l’entrata del labirinto. L’imprudente che vi entra, dopo pochi passi non sarà più capace di ritrovare l’uscita. Sfinito, senza nulla da mangiare né da bere, circondato dalle tenebre, separato dai suoi e da tutto ciò che ama e conosce, cammina alla cieca, senza speranza, incapace perfino di rendersi conto se veramente cammina o se gira su se stesso. Ma questa sventura è nulla in confronto al pericolo che lo minaccia. Se non si perde d’animo, infatti, se continua a camminare, arriverà senza dubbio al centro del labirinto. E qui Dio lo attende per divorarlo. In seguito ne uscirà, ma cambiato, trasformato, poiché sarà stato mangiato e digerito da Dio. Resterà allora vicino all’entrata, per spingervi con dolcezza coloro che vi si accostano».
Come sempre, è bene conservare una bussola o almeno le definizioni cifrate per ricostruire lo schema che tanto andiamo cercando. Come suggeriva – tornate all’inizio – il buon Greene, ci si arriva sempre, per una via o per l’altra.
Per concludere, Giorgio Manganelli: «Il labirinto, mi dico, deve essere labirintico. Non credo che possa tollerare una soluzione, né è possibile descriverlo».
SU CRUCIVERBA e dintorni IN BOTTEGA VEDI ANCHE: Scor-data: 23 gennaio 1932 e Scor-data: 21 dicembre 1913 ambedue di Fabrizio Melodia ma anche Vivere è un enigma (e se lo dice la Susy…)