15 marzo 1947 e 1965: due «scor-date» che si accavallano
di Giancarla Codrignani (*)
Sembra che ci siano coincidenze suggestive nel rincorrersi casuale delle date negli anni: nel 1947 un signore che nemmeno i più anziani ricordano più chi fosse, un prestigioso George Kennan, diede la linea strategica al presidente degli Stati Uniti per mantenere il controllo americano sull’Europa in funzione antisovietica. Specifica fu l’indicazione strategica riguardante l’Italia: un Paese con un così forte Partito comunista in collegamento con l’Urss era una mina ad alto potenziale nel cuore dell’Europa destinata a diventare Atlantica (1949) e pertanto non poteva vincere le elezioni. In precedenza, nel gennaio dello stesso anno, il presidente De Gasperi si era recato negli Stati Uniti dove, espressa riconoscenza per gli interventi assistenziali dell’American Relief for Italy (il piano Marshall sarebbe stato annunciato in giugno) aveva chiesto fiducia e aiuto non per le armi o la posizione strategica dell’Italia (De Gasperi capiva bene che l’interesse della controparte era il controllo geostrategico del Mediterraneo) ma perché la politica italiana «deve essere una politica di indipendenza nazionale in un mondo unito, al disopra e al di là di ogni sfera di influenza». Auspici, ovviamente. Di fatto il mondo si stava riposizionando e la politica internazionale – che di fatto già squadernava il vero e solo problema della storia contemporanea, vale a dire la contrapposizione tra i Paesi del Nord e i Paesi del Sud del mondo, cioè i ricchi e i poveri interni al concerto delle nazioni e presenti nei singoli Paesi – diventava passo dopo passo la “guerra fredda” di una contrapposizione Est/Ovest inventata per far competere gli opposti imperialismi. Per l’Italia dunque l’appartenenza alla sfera occidentale è definita a Washington in modo un po’ brutale e George Kennan impone la «paura del comunismo» sfruttata strumentalmente fino ai tempi di Berlusconi. La tradizionale mancanza di profondità e di conoscenza reale dei problemi impedì agli statunitensi di capire che in Italia la conventio ad escludendum era un’esercitazione inutile: bastavano (e bastano) le divisioni della sinistra a garantire che un Paese sostanzialmente moderato avesse governi “troppo democratici”.
Il 15 marzo 1965 sono ancora protagonisti gli Usa che per la prima volta bombardano il Vietnam. E’ una data simbolica della vecchia storia ostinata a ripetere se stessa. L’Estremo Oriente interessava entrambe le due ormai temibili Grandi Potenze in competizione davanti a un altro scenario su cui si giocava la “sicurezza”. Per gli americani l’Asia era diventata importante come l’Europa dopo il ’45. I russi ci abitavano dentro con i loro immensi confini ai cui margini la Cina dal ’49 aveva consolidato l’alternativa rivoluzionaria di Mao. La guerra di Corea aveva già fatto capire che in Asia si poteva rischiare un’altra guerra mondiale e l’Indocina dei francesi, sconfitta a Dien Bien Phu nel ’54 dagli indipendentisti, si era trasformata a Ginevra nella duplicazione di un Vietnam diviso fra Nord e Sud. A Saigon arrivarono da subito gli aiuti americani e il sostegno militare a governi dispotici; analogamente nel ’55 il presidente del Vietnam del Nord Ho Chi Minh accettò l’aiuto sovietico. Il contesto sembrava il transfert del conflitto Est/Ovest sulla scacchiera asiatica: era destinato a durare anni con impreviste conseguenze nel mondo che, vedendo aggredito un popolo a cui spettava l’indipendenza, si collegherà (senza avere internet a disposizione) in una serie di campagne internazionali di solidarietà storicamente imponenti e impressionanti. Significativo intanto il bombardamento americano che, nel marzo ’65, aprì una vera e propria guerra Usa/Urss sulla pelle del popolo vietnamita che stupefacentemente vincerà e anni dopo vedrà l’ambasciatore statunitense arrotolare la bandiera a strisce e stelle e a partire sconfitto. Nella storia ogni tanto compare David e abbatte Golia. Il Vietnam ne fu l’incarnazione moderna.
Ha senso oggi mettere in fila e rievocare due date così? Diceva Pat Carra su «Aspirina» di febbraio: «dopo l’11 settembre la Nato e gli Stati Uniti hanno scatenato guerre in nome della libertà femminile, bombardando Paesi e distruggendo antiche civiltà con la scusa strumentale di liberare le donne dal burqa». In Afganistan si sono misurate le due solite grandi potenze: nel ’79 iniziarono la decennale occupazione russa e il corrispondente graduale sostegno da parte degli Usa ai talebani. Dopo gli accordi di Ginevra e il ritiro dei russi, Kabul da comunista diventò talebana e nel 2001 gli Usa intervennero insieme con la Nato nella missione Enduring Freedom che, in effetti, venne propagandata anche come necessità di liberare le donne dal burqa imposto dagli ex-quasi-alleati talebani. Nel frattempo crollò la Grande Potenza Sovietica e gli Stati uniti incominciavano a credere di essere rimasti “grandi” solo loro. Non si capacitarono mai che la globalizzazione non significasse solo finanza. Reagan e i Bush rafforzarono gli interessi Usa nei Paesi di un Oriente euro-afro-asiatico che non conoscevano affatto (dal Pakistan reso nucleare dall’istallazione americana all’Arabia saudita, all’Egitto, all’Ucraina) se non perché vi circolano gli interessi petroliferi e la concorrenza con i gadsotti della Russia che rinnovano il gusto dell’antico antagonismo, anche se nessuno è più lo stesso e sono cresciuti altri presunti Grandi. Si tratta di avere di fronte popolazioni di culture forti, islamiche, tra cui gli Usa scelgono (?), in prima battuta almeno, i sunniti: Kuweit, Iraq, Siria sono diventati nuovi teatri di guerra. E papa Francesco dice che sembrano la terza guerra mondiale…
(*) Come sa chi frequenta codesto blog ogni giorno – per due anni, cioè dall’11 gennaio 2013 all’11 gennaio 2015 – la piccola redazione ha offerto (salvo un paio di volte per contrattempi quasi catastrofici) una «scor-data» che in alcune occasioni raddoppiava o triplicava: appariva dopo la mezzanotte, postata con 24 ore di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; ma qualche volta i temi erano più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi.
Tanti i temi. Molte le firme (non abbastanza probabilmente per un simile impegno quotidiano). Assai diversi gli stili e le scelte; a volte post brevi e magari solo una citazione, una foto, un disegno… Ovviamente non sempre siamo stati soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole copiare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie.
Abbiamo deciso – dall’11 gennaio 2015 che coincide con altri cambiamenti del blog, ora “bottega” – di prenderci un anno “sabbatico”, insomma un poco di riposo, per le «scor-date». Se però qualche “stakanovista” (fra noi o all’esterno) sentirà il bisogno di proporre una nuova «scor-data» ovviamente troverà posto in blog come oggi con questa doppia «scor-data» di Giancarla Codrignani; la redazione però non le programmerà.
Nell’anno di intervallo magari cercheremo di realizzare il primo libro (sia e-book che cartaceo?) delle nostre «scor-date», un progetto al quale abbiamo lavorato fra parecchie difficoltà che per ora non siamo riusciti a superare. Ma su questa impresa vi aggiorneremo.
Però…
(c’è quasi sempre un però)
… visto il “buco” e viste le proteste (la più bella: «e io che faccio a mezzanotte e dintorni?» simpaticamente firmata Thelonius Monk) abbiamo deciso di offrire comunque un piccolo servizio, cioè di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, già apparse in blog.
Speriamo siano di gradimento a chi passa di qui: buone letture o riletture
La redazione (in ordine alfabetico): Alessandro, Alexik, Andrea, Barbara, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, Pabuda, Remo, “Rom Vunner”, Santa e Valentina.