17 aprile: viva, viva sant’Antonio…
… il nemico della trivella
Chissà se in Abruzzo, terra di annunciate trivellazioni a go-go, tante/i si ricordano degli antichi e irriverenti (vogliamo dire “volgari”?) stornelli su «sant’antoni lu nemici de lu dimoni»? Ci vorrebbe un bravo stornellatore – un po’ come il Pabuda della “neuropoesia” apparsa in bottega proprio oggi – per arruolare sant’antoni contro lu dimoni trivellatore.
Oggi però non sto pensando al sant’Antonio abruzzese piuttosto a quello della famosa catena. A proposito sapete perché si usa questa espressione? Se devo credere a Wikipedia…. «Le catene di sant’Antonio traggono il proprio nome (nella lingua italiana) dal fenomeno che consisteva nell’inviare per posta lettere ad amici e conoscenti allo scopo di ottenere un aiuto ultraterreno in cambio di preghiere e devozione ai santi (Sant’Antonio è considerato uno dei santi oggetto di maggiore devozione popolare). Negli anni cinquanta del XX secolo erano infatti diffuse lettere che iniziavano con “Recita tre Ave Maria a Sant’Antonio” …» eccetera.
Di solito una catena di sant’Antonio funziona. Non per ottenere la grazia o il miracolo ma per coinvolgere il maggior numero di persone (nella variante negativa: rompere i coglioni a mezzo mondo).
Perciò per il 17 aprile ci tocca arruolare sant’Antonio con tutte le sue catene (non era lui, “il santo”, a dire che “abbiamo da perdere solo le nostre catene”; sono quasi sicuro che era un altro tipo barbutissimo).
E dobbiamo cominciare subito. Inizio io oggi mandando un messaggio a 3 persone e telefonando ad altre 2: «Franco, Deborah, zia Agata, caro Luigi e signor Bianchi del secondo piano, lo sapete che il 17 aprile si vota? E sapete perché?». Ma domani debbo – e anche voi dovreste – rifarlo: «Paola, Johnny, zio Cirillo, mia cara Fabiana e professor De Astrattis lo sapete che il 17 aprile si vota? Sapete perché? Permettete che io vi vi dia due notizie? E posso chiedervi di proseguire questa catena si sant’Antonio, se ne condividete l’intento?». E dopodomani….
Insomma: Sant’Antonio, se ci sei, facci la grazia del 52 per cento.
E se non ci sei.. proveremo da soli.
Amen. Insciallah. Cogito ergo sum (o «ergo Rum» se decido di berci sopra).
L’IMMAGINE di MAURO BIANI ci ricorda come LA DEMOCRAZIA MINIMA DEL VOTO, con tanta fatica conquistata, SIA AMBIGUA e perfino inutile quando I PALAZZI, I POTERI congiurano a svuotarla. Chiamiamo il referendum «una espressione della democrazia diretta» e, con tutti i suoi limiti, lo è: non regaliamo questo nostro minimo diritto al signor Renzi , ai petrolieri e ai loro megafoni che si fingono “opinionisti” mentre hanno solo l’opinione di chi li paga.