2.248.000.000.000 euri ovvero il mio debito (pubblico) e il vostro
recensione a «Liberi da interessi» di Carlo Giordano e Luca Giovanni Piccione
Dovessi spiegare a bambine/i oppure – che forse è peggio – ad adulti “ignoranti” (un po’ come me) quel gigantesco casino che è il debito pubblico italiano seguirei le indicazioni di Carlo Giordano e Luca Giovanni Piccione in «Liberi da interessi», pubblicato pochi mesi fa da Dissensi (pagg 72, 12 euri) con il sottotitolo «Il debito pubblico italiano spiegato ai bambini, ai ragazzi e anche ai loro genitori».
Partirei dai tre segni più, meno e uguale cioè direttamente da pagina 23, saltando la favola iniziale (che pure è bellina) e la prefazione. Pian piano arriverei al “mostro” che più mangia e più ha fame: «il debito pubblico italiano è veramente un mostro gigantesco. Ricordate? 2. 248. 000. 000. 000 (duemiladuecentoquarantotto miliardi) di euro» e alla sacrosanta idea di «non dare più da mangiare al mostro… così dimagrisce […] e forse gli passa la fame». Invece il debito-mostro si ingrassa, cioè si alimenta con gli interessi, robetta da 68. 000. 000. 000 (sessantotto miliardi); da qui il titolo del libro, «Liberi da interessi»
Seguendo questo schema sono arrivato al “giochino” di immaginare «come sarebbe la mia vita senza debito pubblico» (due pagine bianche che – come le altre persone che compreranno questo libro – ho provato a scrivere io) e alla fine della “storia”.
Il libro non si conclude qui ma propone «Il gioco della disuguaglianza» e una «letterina da mandare a un signore che lavora a Roma», che sarebbe poi il ministro dell’Economia e delle Finanze.
Qui però la mia visione si differenzia molto da quella degli autori: non mi pare un caso che nel loro buon senso dimentichino, a esempio, l’osceno e assurdo aumento delle spese militari che divora tante risorse dello Stato. Se si parla soltanto di spese e di tasse ragionevoli, da aumentare o calare, purtroppo non si fa i conti con la triste realtà: quello Stato italiano che non trova i soldi per le spese essenziali (sanità, ambiente, lavoro, scuola pubblica, pensioni giuste, servizi sociali…) o che non ha idee su come bloccare la spirale “del debito più interessi” è lo stesso Stato massimamente creativo nel premiare con soldi i ladri di ogni tipo (dai banchieri agli evasori fiscali, dagli avvelenatori e distruttori dell’ambiente ai venditori di guerre sanguinose) e i loro complici, fra cui molti di coloro che legiferano e decidono le politiche, incluso quel «signore che lavora a Roma» e gli altri ministri dell’economia che lo hanno preceduto.
Alla fine del libro due paginette, una a fianco dell’altra, mettono a confronto «una famiglia ricca» e «una famiglia normale».
Vale leggere il ragionamento della prima. «Io vivo in una famiglia ricca […] Ogni anno, la mia famiglia, dopo aver pagato le tasse, riesce a risparmiare molti soldi. Ogni anno la mia famiglia prende un po’ dei nostri soldi e li presta allo Stato italiano. E così lo Stato italiano ogni anno ci dà altri soldi, gli interessi. […] Ma cosa ci faccio con tutti questi soldi?». Esistono persone ricche che ragionano così? Poche o nessuna.
Se si aspetta che i ricchi e i loro complici si ravvedano… stiamo freschi. L’unica speranza resta in una rivolta sociale/politica che rovesci la logica che trasferisce sempre più soldi ai già ricchi impoverendo i ceti popolari e la classe media. Difficile ma possibile, come tante rivoluzioni (anche incruente) che hanno messo sottosopra l’economia dominante.
In definitiva «Liberi da interessi» propone una analisi utile – e chiara, come voleva essere – ma le indicazioni di “soluzioni” mi sembrano utopistiche. A livello italiano e nell’attuale quadro dei poteri internazionali dove, per fare un solo esempio, continuano a strangolare il popolo greco, rubando e lasciando rubare tutto quello che era – e dovrebbe essere – un “bene comune” e un diritto condiviso.
una prospettiva diversa è quella di far sparire non gli interessi, ma il debito, almeno in parte, i debiti illegittimi (http://it.cadtm.org/), e creare e diffonderei monete complementari, per evitare il ricatto-mannaia della chiusura dei bancomat.
così propone Guido Viale qui: http://comune-info.net/2017/06/labolizione-del-debito/