20 febbraio: giornata mondiale della giustizia sociale

Istituita nel 2007 dalle Nazioni Unite per tenere accesi i riflettori sui problemi delle disuguaglianze

di Laura Ferrin e Bianca Menichelli

 

La giustizia sociale, quell’oscuro oggetto del desiderio…

Il primo dubbio che sorge quando si affronta il tema della giustizia sociale è se non sia il caso di ripassare i fondamentali. L’ignoranza (la mancanza di conoscenza) è tra i principali mali del nostro Paese e del nostro tempo. Più probabilmente il principale.

Da dove partire? Dal significato delle parole.

 

Giustizia (lat. iustitia)–Virtù, principio etico per il quale si giudica rettamente e si riconosce e si dà a ciascuno ciò che gli è dovuto/Giustizia sociale: quella che attua l’uguaglianza sostanziale dei diritti e dei doveri di tutti i membri di una determinata società, specialmente con l’equa distribuzione dei beni economici. (Zingarelli)

 

Ed ora è tempo di iniziare il nostro viaggio nella memoria.

Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva e proclama la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

 

Art. 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Art. 2 Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione…

Art. 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Art. 5 Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.

….

Art. 13 Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato…

 

La Seconda guerra mondiale è stato il più esteso e distruttivo conflitto della storia. Il numero complessivo di vittime è valutato tra i 50 e gli 80 milioni, oltre la metà civili. Ha mostrato la faccia peggiore dell’essere umano. È stato detto “mai più”.

Sono passati più di settant’anni. Eppure da allora conflitti, genocidi, pulizie etniche, omicidi di massa,tutto continua a ripetersi.Risorgono razzismi, odii, discriminazioni, si acuiscono, alimentandole, le disuguaglianze sociali ed economiche.

Ci sono diritti che si vogliono far percepire come privilegi. Ad esempio, il diritto di movimento, negato a milioni di individui, ma garantito a milioni di altri che, al contrario, circolano liberamente, grazie alla propria nazionalità e all’appartenenza a gruppi sociali privilegiati.

I diritti umani non devono essere un’utopia ed è compito di tutti i governi, oltre che compito e responsabilità di ognuno di noi, costruire presupposti concreti per andare oltre sterili dichiarazioni.

 

Hans Magnus Enzensberger “Utopia”(Più leggeri dell’aria, Einaudi 2001)

 

Il giorno sale, con grande forza
batte i suoi zoccoli tra le nuvole
il lattaio sui suoi bidoni
tambureggia sonate; al cielo ascendono i fidanzati
su scale mobili; selvaggi, con grande forza
si sventolano cappelli bianchi e neri.
Le api scioperano. Tra le nuvole
ruotano i procuratori,
papi cinguettano dagli abbaini.
La commozione domina sia lo scherno
che il giubilo. Velieri
sono piegati dai bilanci.
Il Cancelliere parteggia con un vagabondo
i fondi segreti. L’amore
è consentito dalla polizia,
è promulgata un’amnistia
per coloro che dicono la verità.
I panettieri regalano rosette
ai musicanti. I fabbri
fanno delle croci
ferri per gli asini. Come in un ammutinamento
irrompe la felicità, come un leone.
Gli strozzini, su cui sono gettati
fiori di melo e ravanelli,
si pietrificano. Buttati sulla ghiaia,
abbelliscono fontane e giardini.
Ovunque ascendono mongolfiere
la flotta di piacere è pronta a partire;
salite, lattai,
fidanzati e vagabondi!
Scioglietevi! Con grande forza sale il giorno.

 

Per tenere accesi i riflettori sui problemi delle disuguaglianze, nel 2007 le Nazioni Unite hanno istituito per il 20 febbraio la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale.E’un invito alla comunità internazionale a promuovere le istanze di benessere sociale per tutti, riducendo, se non cancellando, tutte le disuguaglianze.

Come diceva Sandro Pertini “… libertà e giustizia sociale…costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me, socialista, offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. […] La libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana.

Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero.”

 

La giustizia sociale è un concetto dinamico che promuove il cambiamento positivo della collettività e che rende accessibili a tutti i diritti sociali di libertà: pensiero, espressione, religione, associazione e libertà di movimento.

La giustizia sociale si occupa delle difficoltà che la società affronta nel mondo del lavoro, dell’istruzione, della assistenza sanitaria, del bisogno economico e sociale e adotta le soluzioni per risolverli.

La giustizia sociale è la realizzazione dei diritti di tutti gli esseri umani e deve essere la regola che orienta l’azione politica di ogni paese democratico.

La nostra Costituzione, anch’essa del 1948 come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, scritta dopo due conflitti mondiali e dopo la dittatura fascista, ha riservato all’Articolo 3, tra i principi fondamentali, il valore dell’uguaglianza.

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

E’ stato il primo passo. I successivi dovevano e devono riguardare la rimozione degli ostacoli presenti sul territorio, una continua, quotidiana sfida per la società e per la politica.

 

Wole Soyinka (Migrazioni/Migrations,66thand2nd, 2016)

 

Ci sarà il sole? O la piog­gia? O nevischio

madido come il sor­riso postic­cio del doganiere?

Dove mi vomi­terà l’ultimo tunnel

anfi­bio? Nes­suno sa il mio nome.

Tante mani atten­dono la prima

rimessa, a casa. Ci sarà?

Il domani viene e va, giorni da relitti di spiaggia.

Forse mi indos­se­rai alghe cucite

su falsi di sti­li­sti, con mar­che invisibili:

fab­bri­che in nero. O sou­ve­nir sgar­gianti, distanti

ma che ci legano, manu­fatti migranti, rolex

con­traf­fatti, l’uno con l’altro, su marciapiedi

senza volto. I tap­peti invo­gliano ma

nes­suna scritta dice: BENVENUTI.

Con­chi­glie di ciprea, coralli, sco­gliere di gesso.

Tutti una cosa sola al mar­gine degli elementi.

Ban­chi di sab­bia seguono i miei passi. Ban­chi di sabbia

di deserto, di sin­doni incise dal fondo marino,

poi­ché alcuni se ne sono andati così,

prima di ricevere una rispo­sta – Ci sarà il sole?

O la piog­gia? Siamo appro­dati alla baia dei sogni.

 

E, a proposito di sogni, il 5 febbraio scorso Verona ha vissuto una serata all’insegna della giustizia sociale.

Una folla considerevole, superiore a qualsiasi aspettativa, si è data appuntamento alla chiesa di San Nicolò per accogliere Alex Zanotelli, il comboniano già direttore di Nigrizia ed ora di Mosaico di pace, già missionario in Africa, attualmente operante a Napoli, nel difficile Rione Sanità.

Con lui Domenico (Mimmo) Lucano, il sindaco di Riace che, in seguito ad una inchiesta giudiziaria che lo accusa di presunte irregolarità nella gestione dell’accoglienza dei migranti, è stato bandito dal suo paese. A Riace, Lucano aveva intrapreso un cammino di accoglienza ed integrazione,attuando in concreto quello che richiede la giustizia sociale, ridando vita ad un paese di 1.600 abitanti, riaprendo la scuola, creando lavoro, recuperando le tradizioni locali, dando vigore al turismo, con le nascite che hanno superato i decessi in un paese ormai quasi abbandonato, dando una forte e decisa risposta culturale alla criminalità organizzata. Riace, dice Lucano, ha dimostrato che il futuro è presente, un’occasione di crescita sociale e culturale e di lavoro per tutti.

Nel suo intervento Zanotelli ha giustamente sottolineato come, in una terra dove regna quasi indisturbata la ‘ndrangheta, viene colpito il sindaco “francescano”. Un amministratore al quale si rifanno, in modi e tempi diversi, ma pur sempre efficaci, altri sindaci della Locride. E questo dà speranza alle persone e fiducia nelle persone.

E’ doveroso ricordare quanto, tra l’altro, aveva detto un emozionatissimo Mimmo Lucano prima del suo allontanamento da casa, nell’ottobre dello scorso anno:

“…… Verrà un giorno in cui ci sarà più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie. Dove non ci saranno più persone che viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio. …. Non dobbiamo tirarci indietro, se siamo uniti e restiamo umani, potremo accarezzare il sogno dell’utopia sociale. Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali.
Di poter essere disubbidienti ogni qual volta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza.
Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie.
Di essere così ostinati da continuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne.
Di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci.
Ci dobbiamo augurare di mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere.”

 

Margaret Atwood “E’ successo qualcosa” (Microfiction, Ponte alle Grazie 2006)

E’ successo qualcosa. Ma come?

E’ stato di punto in bianco o ci si è avvicinato di soppiatto e ce ne siamo accorti solo ora?

Sono le fanciulle, le fanciulle giovani e graziose.

Una volta cantavano come sirene, metà donne e metà pesci, tutte melodie briose, dolci e liquide, melodie modulate, ma ormai sono state private delle melodie, sebbene le loro bocche continuino ad aprirsi e a chiudersi come prima.

Hanno tagliato loro la lingua?

Succede lo stesso con gli uccelli: volano come prima, distendono le piume come prima, con il capo gettato all’indietro, il becco spalancato, ma sono muti.

Sono muti o ammutoliti?

Chi ha trafficato con un gran tappeto di neve invisibile che annulla ogni suono?

Ascolta: le foglie non frusciano più, il vento non sospira più, i nostri cuori non battono più. Sono precipitati nel silenzio.Precipitati, come si precipita a terra.

O siamo stati noi a precipitare?

Forse non è il mondo che è muto, ma noi che siamo sordi.

Quale membrana ci isola dalla musica che un tempo accompagnava le nostre danze?

Perché non sentiamo?

 

Redazione
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