L’internazionale (futura umanità)

Sandro Portelli ha raccontato – su «il manifesto» del 29 gennaio – dei suoi incontri ravvicinati con Pete Seeger: «Fra questi due incontri ne rammento un altro: a metà anni ’80, a Lawrence, Massachusetts, dove si ricordava il memorabile sciopero del 1912 degli operai e delle operaie tessili immigrati da quasi 30 Paesi, divisi da lingue e culture e uniti dalla lotta. Sul palco Pete disse: “Adesso vi canto una canzone che vi può un po’ sorprendere. Ma vi prego di ignorare gli usi che ne sono stari fatti, gli stereotipi che ci si sono incrostati addosso e di ascoltare semplicemente quello che dice”. Cantò L’Internazionale e fu come se non l’avessimo mai sentita prima».

Sono in molti – anche fra coloro che l’hanno ascoltata o cantata – a non sapere il testo completo (o le versioni, assai diverse, in varie lingue; anzi, approfittate di questa occasione per confrontarle) di questa canzone-inno. Che è anche un auspicio: che non ci siano più «i dannati della terra», che l’umanità futura abbia una sola patria, la solidarietà.

Valerio Evangelisti nel romanzo «Noi saremo tutto» (le parole del titolo sono proprio riprese da L’ Internazionale) racconta le dure lotte dei lavoratori dagli anni ’30 ai ’50 del secolo scorso. Ma l’epilogo è su Seattle 1999 – vi dice qualcosa? – e al porto c’è uno scaricatore che intona:

«No more tradition’s chains shall bind us;

Arise, ye slaves! No more in thrall!

The Earth shall stand on new foundations;

We have been naught – We shall be All!».

Ecco il dialogo successivo tra Phil e Barbara che a quel corteo camminano abbracciati.

«Io conosco L’Internazionale però con altri versi».

«… Penso che questi siano più antichi».

Una solidarietà antica. E un ideale, un progetto moderno, vivo. Come si vede anche in questi giorni un po’ foschi: per citare due episodi recentissimi, lo si può vedere nella solidarietà di tante donne europeee con le spagnole in lotta o nei giovani italiani che vanno a rafforzare le manifestazioni dei migranti contro le infamie della “progressista” Granarolo (sabato ne hanno raccontato su «il manifesto» Valerio Evangelisti e Wu Ming 1).

C’è un’altra versione, scritta da Franco Fortini de L’Internazionale: bellissima secondo me nel ripartire dal difficile oggi per guardare ancora avanti. La potete ascoltare in «Vent’anni e più di… Circolo Gianni Bosio», un bellissimo doppio cd (34 brani, due ore di musica) distribuito da «il manifesto»: ve lo consiglio moltissimo-issimo, assaissimo, muchissimo.

Le parole di Fortini lì sono in eccellente compagnia: Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Ivan della Mea, Ambrogio Sparagna, la Bosio Big Band, Lucilla Galeazzi, Gang, Sara Modigliani, Daniele Sepe, Piero Brega, Ascanio Celestini, Canzoniere del Lazio, Acquaragia Drom… tutti passati per il circolo Bosio come pure Pete Seeger (ancora lui) e i nicaraguensi del gruppo di Luís Enrique Mejía Godoy, Barbara Dane, Evelina Meghnagi, Pape Siriman Kanoute, Gabin Dabiré con altre/i fra ottava rima e jazz, tarantella e rock, blues e ballate, filastrocca e canzone politica, ninna nanna e canto contadino fino all’ultima traccia del cd che ripercorre i “suoni cantati” della manifestazione sindacale del 23 marzo 2002 in difesa dell’articolo 18. E come scrive Sandro Portelli nel presentarlo sono 20 anni (e più) con «la convinzione di una nuova era / che al mondo porterà la redenzione». Con la convinzione che non abbiamo patria, che la futura umanità sarà L’Internazionale.

Ecco la nuova «L’internazionale» di Franco Fortini

«Noi siamo gli ultimi del mondo

ma questo mondo non ci avrà

noi lo distruggeremo a fondo

spezzeremo la società.

Nelle fabbriche il capitale

come macchine ci usò

nelle sue scuole la morale

di chi comanda ci insegnò.

Questo pugno che sale

questo canto che va

è l’internazionale

un’altra umanità.

Questa lotta che eguale

l’uomo a l’uomo farà

è l’Internazionale… fu vinta e vincerà.

Noi siamo gli ultimi di un tempo

che nel suo male sparirà

qui l’avvenire è già presente

chi ha compagni non morirà

al profitto e al suo volere

tutto l’uomo si tradì

ma la Comune avrà il potere

dov’era il no faremo il sì.

Questo pugno che sale

questo canto che va (di nuovo il ritornello)

E tra di noi divideremo

lavoro, amore, libertà

e insieme ci riprenderemo

la parola e la verità

Guarda il viso, tienili a memoria

chi ci uccise, chi mentì.

Compagno porta la tua storia

alla certezza che ci unì.

Questo pugno che sale

questo canto che va … (di nuovo)

Noi non vogliamo sperare niente

il nostro sogno è la realtà

da continente a continente

questa terra ci basterà

classi e secoli ci hanno straziato

fra chi sfruttava e chi servì.

Compagno esci dal passato

Verso il compagno che ne uscì».

Fu vinta e vincerà.

Potete ascoltarla, nell’interpretazione di Ivan Della Mea, anche qui:

INTERNAZIONALE DI FORTINI – YouTube

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