aspettando “12 anni schiavo”, di Steve McQueen

di Ismaele (*),

Steve McQueen è un regista inglese, nero, non è quell’attore statiunitense, bianco, che faceva film fra gli anni ’50 e gli anni ’70, tra cui “I magnifici sette” e “Papillon”. Steve McQueen è uno dei registi più indimenticabili degli ultimi 10 anni.

è anche l’unico che mi ha fatto scrivere due volte sui primi due film, “Hunger” e “Shame”. 

“12 anni schiavo” è il suo terzo film, in sala fra pochi giorni.

l’invito è quello di andare a cercare i primi due.

propongo quello che avevo scritto, sperando che sia di qualche utilità per chi legge:

Hunger – Steve McQueen (1)

un film che ti lascia senza parole, non ti stacchi fino alla fine, poi taci.
grande regista, certe cose da sole valgono il film, il dialogo col prete, il poliziotto che piange, il resto aggiungetelo voi.
da non perdere, potente.

Hunger – Steve McQueen (2)

l’ho rivisto in sala e devo dire che non ha perso niente rispetto alla visione casalinga.
è un film che fa male, una via crucis che è da vedere.
ci sono tante cose da ricordare, penso al dialogo fra il prete e Bobby Sands, al poliziotto che piange, alle interpretazione dei genitori, all’infermiere degli ultimi giorni (che assomiglia vagamente a Pasolini) e molto altro, e ognuna di queste scene da sola vale la visione.

Shame – Steve McQueen (1)

premesso che non faccio paragoni con “Hunger” (che mi ha preso di più), “Shame” è un film che merita.
mostra la solitudine di un uomo allo stesso tempo prigioniero e alienato, figlio del nostro tempo, a suo modo un eroe dei nostri tempi, in cui tutto si compra e si consuma, non esiste più, e spaventa, l’idea di un rapporto che può durare, di un impegno.
è una caduta senza possibilità di salvezza.
è un film doloroso da vedere, in questo, come in “Hunger”, è impossibile uscire dal cinema sorridendo, ma è necessario vederlo.

Shame – Steve McQueen (2)

continua a girarmi in testa, e a scavare, e allora ci torno su.
mi ha colpito al musica di Bach suonata da Glenn Gould, Michael Fassbender angelo caduto e malato,
ascolta una musica da paradiso e vive una vita che è come la fiamma di una candela.
il film sembra un quadro e ogni scena una pennellata, e l’insieme è disturbante, come un quadro di Bacon.
decido quindi che non è da meno di “Hunger”, che “Shame” è davvero un gran film.

(*) Trovate questo appuntamento in blog ogni lunedì e giovedì sera: di solito il lunedì film “in sala” e il giovedì quelli da recuperare. Ismaele si presenta così: «Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte” (François Truffaut). Siccome andare al cinema deve essere piacere vado a vedere solo quei film che penso mi interessino (ognuno ha i suoi pregiudizi). Ne scriverò e mi potrete dire se siete d’accordo o no con quello che scrivo; ognuno vede solo una parte, mai tutto, nessuno è perfetto. Ci saranno anche film inediti, ma bellissimi, film dimenticati, corti. Non parlerò mai di cose che non mi interessano o non mi sono piaciute, promesso; la vita è breve non perdiamo tempo con le cose che non ci dicono niente» (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

  • Ah, Ismaele quanto ci piacciono le tue recensioni.

  • però bisogna anche guardare i film, sopratutto:)

  • Aspettando Ismaele (cioè che, come promesso qui, dica la sua sul film «12 anni schiavo» di Steve McQueen)… tre veloci note.
    L’ho visto ieri: è un film che impressiona in tutti i sensi. Non fatevelo scappare e riprendete (o inaugurate) la buona abitudine di portare con voi qualcuna/o che al cinema va poco o nulla.
    Se «12 anni schiavo» vincerà l’Oscar saranno 100 anni (99, direbbero i pignoli) da quando sugli schermi trionfava «Nascita di una nazione», film che celebrava il Ku Klux Klan. Un bel rovesciamento. Che non basta, né simbolicamente (cioè al cinema) né politicamente (un Obama o due non fanno primavera).
    Fate occhio ai titoli di coda del film. Fra l’altro si cita la «ferrovia sotterranea»: temo che ben pochi sappiano di cosa si tratti. A ben cercare su Wikipedia qualcosa trovate ma vi prometto che il prossimo 10 marzo (anniversario della morte di Harriet Tubman) in blog questa bella storia sarà raccontata ampiamente come merita.

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