Luglio 1946: l’attentato sionista al King David Hotel uccide 91 persone
L’attentato al King David Hotel venne messo in atto il 22 luglio 1946 dal gruppo paramilitare sionista Irgun contro il quartier generale amministrativo delle autorità britanniche nel mandato di Palestina, ospitato nell’ala sud del King David Hotel di Gerusalemme.
Novantuno persone di varia nazionalità rimasero uccise nell’esplosione ed altre 46 ferite.
L’hotel era la sede degli uffici centrali delle autorità mandatorie britanniche in Palestina, principalmente il segretariato per il governo della Palestina ed il quartier generale delle forze armate britanniche in Palestina e Transgiordania, e e della loro Divisione Criminale Investigativa.
L’attentato fu organizzato successivamente alla “operazione Agatha”, cioè l’arresto – alla fine del giugno 1946 – da parte delle autorità mandatarie di circa 2.700 persone in risposta a un buon numero di attacchi condotti contro le forze britanniche dalle unità dell’organizzazione terroristica Unificata dell’Haganah, dell’Irgun e del Lehi (noto quest’ultimo anche come Banda Stern).
L’Irgun prescelse l’hotel come obiettivo dopo che le truppe britanniche avevano condotto a termine un’azione contro l’Agenzia ebraica e confiscato una gran quantità di documenti, che si presumeva (erroneamente) fossero conservati presso il King David.
“La proposta di far saltare in aria l’hotel – in particolare la sua parte meridionale – venne da Menachem Begin, in seguito primo ministro israeliano ma poi capo dell’Irgun Zvai Leumi (Organizzazione Militare Nazionale), noto anche con l’acronomo ebraico Etzel. Ma l’approvazione per l’operazione è arrivata da alti funzionari dell’Haganah – Moshe Sneh, il capo del quartier generale, e Yitzhak Sadeh, comandante del Palmach, l’unità di commando d’élite della milizia.
Begin, tuttavia, è colui che ha insistito affinché venisse dato un avvertimento prima dell’esplosione, in modo che l’hotel potesse essere evacuato, anche se c’era la preoccupazione all’interno dell’Haganah che un preavviso eccessivo avrebbe potuto consentire agli inglesi di rimuovere i documenti incriminanti che l’attacco aveva lo scopo di distruggere.
La decisione di condurre l’attacco il 22 luglio è stata presa dopo che due piani precedenti erano stati bloccati dal veto dell’Haganah.
All’ultimo minuto, l’Haganah e l’Irgun hanno anche discusso sull’esatta tempistica dell’esplosione. A quel punto, Begin decise di procedere unilateralmente con l’operazione.
Forse questa mancanza di coordinamento potrebbe aver permesso alla leadership tradizionale di cercare di negare qualsiasi coinvolgimento nell’attacco. Il presidente dell’agenzia David Ben-Gurion, per esempio, ha risposto all’esplosione dichiarando che l’Irgun è “il nemico del popolo ebraico”.
Non c’è dubbio che l’Irgun abbia dato un avvertimento dell’imminente esplosione, ma è anche chiaro che l’avvertimento non ha raggiunto nessuno “in una posizione ufficiale con il potere di agire”, come ha concluso in seguito un’inchiesta britannica“. (David B. Green, da Haaretz).
L’esplosione che ne seguì causò il crollo della metà occidentale dell’ala sud del King David. Vi furono vittime anche nella strada e negli edifici immediatamente circostanti l’hotel, per un totale di 137 tra morti e feriti.
Le 91 persone che persero la vita nell’attentato erano principalmente funzionari e impiegati del segretariato britannico, militari e membri dello staff dell’hotel, ma anche passanti e persone dei palazzi adiacenti. Per nazionalità, 41 di esse erano arabe, 28 britanniche, 17 ebree palestinesi, 2 armene, una russa, una greca e una egiziane. 13 morti non sono stati identificati.
L’attentato è stato il più sanguinoso attacco diretto contro obiettivi britannici dell’intero periodo del mandato britannico in Palestina (1920–1948).
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Immagine: La foto di apertura è stata pubblicata sul Jerusalem Post dopo la distruzione dell’Hotel King David. Autore sconosciuto, Pubblico Domino.
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