«325mila franchi» di Roger Vailland
di db – Libri da recuperare: sedicesima puntata (*)
Tempo fa Vito Totire ha scritto (in Salute e lavoro nella letteratura: Carlo Cassola e oltre…..) sul tema del rapporto fra lavoro e salute in letteratura e in particolare su uno dei racconti del libro «Il taglio del bosco» di Carlo Cassola intitolato «Rosa Gagliardi» (scritto nel 1946) su un ferroviere.
Leggendolo ho pensato che oggi è quasi impossibile trovare il lavoro (quello vero, non le robe da fighetti e riccastri) al centro di romanzi e racconti. Esiste in Italia una collana delle Edizioni Alegre – Working Class diretta da Alberto Prunetti (bisognerà riparlarne con calma) – e pochissimo altro.
Di sicuro troviamo, in un recente passato, libri importanti che vale recuperare e non solo per il valore storico ma per la forza della narrazione e la capacità di partire da una storia individuale per proporre una riflessione di interesse collettivo. Mi vengono in mente a esempio «Tuta blu» di Tomaso Di Ciaula e alcuni testi di Vincenzo Guerrazzi: attualmente introvabili (mentre per fortuna è rimasto in libreria «La chiave a stella» di Primo Levi)… Confido che chi passa dalla “bottega” – e in particolare uno scrittore operaio come Sandro Sardella – mi aiuterà a indicare altri testi italiani e stranieri da riportare alla luce.
Intanto io ne racconto uno francese che lessi da “piccino” e molto mi piacque: è «325.000 franchi» di Roger Vailland, uscito in Francia nel 1955, tradotto in italiano nel 1958 e poi più volte riedito.
Questo romanzo è insolito per molti motivi: al centro il lavoro operaio ma anche lo sport, il ciclismo “proletario” degli anni ’50. Siamo in una piccola città di provincia francese e le prime pagine del libro ci proiettano in una corsa fra dilettanti, piccoli e sconosciuti “eroi” del pedale. L’operaio Bernard Busard è un «ciclista della domenica»: per guadagnare i 325mila franchi necessari a sposare la donna che ama, Bernard accetterà di lavorare per un lungo periodo a ritmi intensissimi su una pressa senza quel dispositivo di sicurezza che protegge le mani ma… rallenta la produzione. E se pensate che questo modo di lavorare potrebbe finire in tragedia – come a Prato per la giovane Luana D’Orazio, morta a maggio per colpa del “sabotaggio” padronale proprio a un meccanismo di sicurezza – siete vicini alla verità.
Al di là di questo specifico libro occorre, a mio avviso, ritrovare e reinventare una letteratura (e un cinema) che sappia raccontare le vite concrete di chi lavora e i meccanismi dello sfruttamento. Con lo sguardo rivolto a un più lontano orizzonte però dobbiamo tenere conto di una frase che Gabriel Garcia Marquez piazzò nel suo «Cent’anni di solitudine»: «il mondo avrà finito di scoglionarsi il giorno in cui gli esseri umani viaggeranno in prima classe e la letteratura nel carro merci». E per quanto si possano amare i libri è obbligatorio essere d’accordo.
(*) L’idea di questa rubrica è di Giuliano Spagnul: «… una serie di recensioni per spingere alla ristampa (o verso una nuova casa editrice) di libri fuori catalogo, preziosi, da recuperare». Ecco l’elenco:
1 – Gunther Anders: «Essere o non essere» (2 aprile) di Giuliano Spagnul
2 – L’epica latina: Daniel Chavarrì a (14 aprile) di Pierluigi Pedretti
3 – «Poema pedagogico» di Anton Makarenko (30 aprile) di Raffele Mantegazza
4 – «Il signore della fattoria» di Tristan Egolf (12 maggio) di Francesco Masala
5- «Chiese e rivoluzione in America latina» (26 maggio) di David Lifodi
6 – «Teatro come differenza» di Antonio Attisani (9 giugno) ancora di Giuliano Spagnul
7 – «Dizionario della paura» di Marcello Venturoli e Ruggero Zangrandi (23 giugno) di Giorgio Ferrari
8 – «Arrivano i nostri» di Dario Paccino (il 7 luglio) di Giorgio Stern
9 – «Un debole per quasi tutto» di Aldo Buzzi (21 luglio) di Pierluigi Pedretti
10 – «Protesta e integrazione nella Roma antica» (4 agosto) di Giuliano Spagnul
11 – Athos Lisa: «Memorie» (18 agosto) di Gian Marco Martignoni
12 – «Le donne del millennio»: un’antologia con… (1 settembre) di Giulia Abbate
13 – «Gli antichi Greci» di Moses Finley (15 settembre) di Lella De Marco
14 – «La vita è sovversiva» di Ernesto Cardenal (29 settembre) di David Lifodi
15 – «Il cammino dell’umanità» di Angelo Brelich (13 ottobre) di Giuliano Spagnul
Ci siamo dati una scadenza quattordicinale, all’incirca. Se qualcuna/o vuole inserirsi troverà le porte aperte. [db per la “bottega”]
Il mio amico Massimo mi ha telefonato per questo articolo. Abbiamo parlato a lungo, alla fine gli ho detto: «dai, per una volta scrivi». E lui ridendo: «lo sai che non ho mai preso questo vizio… solo qualche volantino ogni tanto. E poi io sono un operaiaccio ignorante». Gli ho risposto: «operaiaccio sì, ignorante no». Il solito ping-pong fra amici. Alla fine Massimo mi saluta con un perentorio: «tornaci su, per favore. Io negli anni ’70 ho letto, anche grazie ai tuoi consigli, molti bei libri. Due me li ricordo: “A cottimo” che ho proprio sotto il naso dell’ungherese Miklos Haraszti, ma è un diario non un romanzo e “Tre operai” di Carlo Bernari che però non ritrovo, devo averlo regalato chissà a chi. Cos’altro c’è da leggere? Il lavoro cambia pelle ma chi racconta la pellaccia nostra?». Grazie della sollecitazione Massimo, che però estendo a chi passa da qui.
Mi è tornato alla mente di Marino Regini “Flessibili o marginali”; ai tempi (anni tra 80/90 credo) fece un po’ scalpore ….pensando a come sono andate le cose ed a come in generale siamo messi, verrebbe da rifletterci