365 ragioni per leggere «365»

Diego Rossi fa i conti con il romanzo – di Daniele Barbieri e di Gianluca Cicinelli – ma strada facendo incontra anche Guenter Anders e… gli strani sorrisi di Agnese. (*)

 

Ci sono i romanzi che vendono troppo, di solito hanno la fascetta del premio Strega; poi ci sono i romanzi che come questo «365» un posto in cinquina lo meriterebbero ma… Ma sembra che non siano più i romanzi a essere letti, ma gli scrittori a essere giudicati. Nel salotto editoriale italiano, ogni tanto compare un giovane autore sinistr-andr-oide, va precisato che il “sinistrandroide” è un essere fantascientifico, in parte alieno e sicuramente un po’ artificiale, ha studiato a Londra, cita Che Guevara, frequenta bella gente, dove i divani si chiamano sofà, suo padre (che ora fa il manager) nel ’68 voleva cambiare il mondo, poi il mondo ha cambiato lui. Cicinelli e Barbieri non sono giovanotti, non usano l’armocromia e non hanno occhiali con montatura nera che fa tanto radical chic.

Ero comunque preoccupato, e se mi fossi trovato tra le mani un libro modello Wu Ming? Vado in libreria Mondadori e non ce l’hanno (nel mio paese di origine Feltrinelli non esiste), Amazon ho promesso di non usarlo, opto per libreria universitaria e aspetto il postino. Il titolo «365» è spiazzante, la lunghezza incoraggiante, la dedica illuminante. Si capiscono tante cose dalla dedica di un romanzo, e quando supera le quattro parole si è salvi dal giallo modello teglia di lasagna prefabbricato o dal pamphlet della «politique du complot». Come in questo caso, la dedica tende ad aprire una piccola porta segreta,  rivela i frammenti di un desiderio profondo che porta a scrivere, la fame di parole da dire, il racconto emotivo, intimo … e pure divertente per un romanzo lungo un anno, diviso in 12 mesi-capitoli che sono tutti – davvero tutti – piccoli gioielli. Lo si legge in un giorno.

«365» fa quello che dovrebbe fare un romanzo vero. Ti tira uno schiaffone, ti sveglia dal tepore estivo e va dritto al punto. Può essere lo schiaffo di tuo padre, di tua madre, di una persona che ti ama (troppo) e così sa essere diretto e ricco di significato. Non è violento, è necessario. Il libro è dedicato a Luigino Scricciolo e si porta dentro uno di quei ricordi preziosi che definiscono l’amicizia. L’ultimo post di una vittima della ragion di Stato… è l’asse portante di questo piccolo thriller fantapolitico. Si potrebbe dire che gira tutto intorno alla bella, purtroppo ultima frase di Scricciolo (rubacchiata al Albert Einstein): «La stupidità militare e l’immensità del mare sono le due sole cose che sanno dare la misura dell’infinito”.

Fra le pagine più toccanti di «365» l’apertura del capitolo 3, pagina 33. Se prima chi sta leggendo aveva dubbi, cercava di inquadrare il genere, da qui in avanti capisce che hai fra le mani il romanzo più bello che hai letto da una decina d’anni. All’inizio, nel gioco dei paragoni, lo stile ricordava vagamente una parodia di Lansdale, con una coppia di improbabili Hap e Leonard in una stagione selvaggia all’italiana. Barbieri e Cicinelli giocano a tingere di noir la storia di quegli splendidi perdenti, di una giovinezza passata troppo in fretta sul ponte tibetano che divide utopia politica e armi partigiane nascoste nelle cantine o nelle grotte, sospeso fra denuncia e militanza. Poi, quando credi di aver trovato un difetto, sei lì e pensi che mancherebbe un pizzico d’amore e di furore, ci pensa Cicinelli a rendere indimenticabile il personaggio di Cinzia-Agnese. E tutto quadra al punto giusto. Sia la trama, veloce e pungente, che lo stile. Eppure, la differenza la fanno i dettagli: quei 365 rimandi che restano nella mente, e sono fuochi in cielo, ricordi, immagini, poesie, racconti,  come le belle caratterizzazioni delle guardie, non viste come esecutori insensibili, ma come ragazzi, con le loro convinzioni e le loro paure. E che dire di quel perfetto incipit di un romanzo di fantascienza che attraverso il jazz ci porta a favoleggiare di un mondo che dietro ogni nota potrebbe essere un poco migliore. Sono questi scoppiettanti passaggi che meglio definiscono una storia sospesa fra passato e futuro. Il messaggio finale è potente, dice quello che va detto: svegliatevi.risvegliamoci, capite, ricercate, partecipate. Per dire la vostra non serve la violenza, la più grande libertà è quella del pensiero. 

Per chiudere, e rendere meno favolistica questa nota di lettura, vorrei riportare il frammento di «L’uomo è antiquato» (1965),del filosofo ebreo-tedesco Günther Anders che profetizzava la schiavitù dell’ignoranzai che ci paralizza oggi.

«Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini. L’ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate. In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi. Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile e elitario. Il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia anestetizzata da qualsiasi contenuto sovversivo. Niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massicciamente, attraverso la televisione, divertimenti che adulano sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È buono, in chiacchiere e musica incessante, impedire allo spirito di pensare. Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio. In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana. E il modello della libertà. Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, l’unica paura, che dovrà essere mantenuta, sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità. L’uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve essere un gregge. Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale, tutto ciò che metterebbe a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato, combattuto. Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali».

Ecco. Capito, no? 

(*) è imbarazzante – per una “bottega” dove sia Barbieri che Cicinelli scrivono – ricevere recensioni al romanzo di quei due. E già, dopo Diego Rossi, ne incalza un’altra che pubblicheremo a giorni. Che le rec siano belle (come questa), pigre, dissidenti o brutte, certo le pubblicheremo tutte. Speriamo siano POCHE perchè altrimenti forse annoierebbe quella parte del popolo “bottegardo” che meno si appassiona a romanzi. Ma per l’appunto questo è il primo – e probabilmente l’ultimo – romanzo di quei due.

 

Redazione
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5 commenti

  • Bella recensione. Ho amato molto questo romanzo! Spero che conquisti sempre più lettori.

  • Mariano Rampini

    E nulla mi dicesti?…

  • Purtroppo non ho potuto leggerlo, perché le librerie vicino a me (Manziana) ne sono sprovviste e mi hanno detto che è esaurito. Come posso fare per averlo? Grazie

    • rispondo io a GIUSEPPE (ma altre/i chiedono lo stesso, cioè come trovarlo)
      Allora: mi dicono che Ibs, Feltrinelli e Libraccio riforniscono il venerdì… Se il romanzo risulta disponibile su Amazon è perchè alcuni librai lo mettono lì; e possono farlo anche se noi (autori più editore) non vorremmo: la chiamano «libertà con pari diritti» ma si pronuncia «un mondo di merda». Fastbook sta rifornendo le copie. E naturalmente considerate che è agosto…. Chi lo ha cercato per tempo nelle “buone” librerie – tipo Feltrinelli per dire un circuito grandicello -di solito lo ha trovato o lo ha ricevuto in un paio di giorni.

  • Gian Marco Martignoni

    Lunedì ho ricevuto una chiamata dal mio libraio, e perciò ho fatto una corsa in bicicletta per vedere quale libro era arrivato al Libraccio di Tradate, in quanto nel mese di luglio ne avevo ordinati tre ( ma due al 50 % di sconto perchè classificati negli usati ) .Effettivamente scopro che finalmente era arrivato ” 365 “, per cui ho pensato ad un ferragosto con il botto, dato che conoscendo un minimo db, ho immaginato che , dopo avere letto la superlativa recensione di Diego Rossi, la sua fantasia illimitata avesse fatto centro per l’ennesima volta. Bene, mi aspettavo di tutto e di più, e quindi da Luigino Scricciolo alla vicenda Bezos, passando per Agnese, Primus e il buon Cicinelli ,faccio i miei migliori complimenti a db e Gianluca per l’esilarante compito delle vacanze che ci avete assegnato. Ps Tra l’altro ha scoperto che Tiziana porta il cognome di mia madre, che è la persona che mi ha insegnato a scrivere e leggere, pur avendo fatto la quinta elementare; quindi la lettura di “365 ” per me vale doppio.

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