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Esplorazioni – Nicola Galli, Saturnino

In a Landscape – Alessandro Sciarroni, Collettivo cinetico

Never Twenty One – Smail Kanouté

di Susanna Sinigaglia

In un ambiente inconsueto, il Volvo Studio Milano, che ricorda più una sala d’esposizioni per auto che uno spazio teatrale, si svolge davanti al pubblico una performance altrettanto inconsueta. Con andatura regale e semplice allo stesso tempo, entra nello spazio – figura fra l’elfo e la silfide – Nicola Galli quasi “scortato” da Saturnino. Ha un lungo abito nero con ampia gonna-pantalone e larghe spalline che s’incrociano sulla schiena.

Ai suoni elettronici del basso di Saturnino, musicista di fama internazionale noto anche per il suo sodalizio con Jovanotti, si muove leggero l’artista che libra il corpo in aria e nello spazio in lungo e in largo per esplorarlo in tutte le direzioni come suggerisce il titolo della rassegna, che proporrà altri tre progetti sempre al Volvo Studio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo già visto Nicola Galli in altre due circostanze e la metamorfosi è davvero sorprendente: da performer delicato, ma comunque sempre atletico, a essere androgino così sottile da sembrare quasi una flessuosa fanciulla. Nello stesso tempo la lunga e folta cresta azzurra di capelli introduce un elemento quasi da guerriero, di quelli che si possono vedere sulle effigi che ritraggono gli antichi greci.

Questo doppio elemento – la leggerezza e flessuosità estreme accompagnate a un che di rigoroso, quasi a una disciplina guerriera – mi rinvia la mente a un’altra performance vista alla Triennale non molto tempo fa, interpretata nel salone d’onore: In a Landscape, di Alessandro Sciarroni e Collettivo cinetico.

Entrano nello spazio scenico cinque performer in formazione quasi militare; solo che in spalla invece del fucile, hanno un hula-hoop azzurro.

Indossano camicia bianca e gonna scura tipo kilt e non riesco immediatamente a capire quali siano le femmine e quali i maschi, poi distinguo: sono due e tre. Si sfilano l’hula-hoop dalla spalla e lo sistemano intorno alla vita eseguendo una specie di presentat’arm, con le braccia tese in avanti e le mani strette sul cerchio.

Dialogo Terzo IN A LANDSCAPE | Collettivo CineticO & Alessandro Sciarroni | Trailer on Vimeo

Cominciano ad ancheggiare facendo volteggiare l’hula-hoop intorno alla vita, intorno ai fianchi.

Prima insieme poi poco a poco, si sganciano individualmente dall’azione collettiva e iniziano a roteare a turno l’hula-hoop intorno al polso per uniformarsi infine collettivamente su quest’azione.

 

 

 

 

 

 

 

È come un grande respiro: inspirando ci si separa, espirando ci si riunisce. Iniziano anche ad alternarsi gli assoli e i duetti; sembrano duelli quando i due interpreti si posizionano l’uno di fronte all’altro quasi in atteggiamento di sfida, che subito si stempera però nel morbido movimento impresso all’hula-hoop.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il moto continuo evoca quello dei pianeti intorno al proprio asse e intorno al sole, con l’aureola che cinge come un anello la loro circonferenza. Ma naturalmente rievoca anche il moto dei dervisci rotanti, tema tanto caro ad Alessandro Sciarroni che fu al centro di una sua performance anni fa, rappresentata proprio alla Triennale. Il culmine della performance si tocca quando uno dei giovani comincia a roteare con l’hula-hoop al collo acquistando velocità sempre più in fretta fino a diventare tutt’uno con il cerchio azzurro, e sembra che stia per esserne trascinato via per entrare in orbita con quello che ha assunto le sembianze del suo apparecchio volante: spiritualità, gioco, disciplina. Infine poco a poco, il moto rallenta. Dopo qualche altra azione “rotatoria” una a una, uno a uno, lasciano la scena per poi ritornarvi insieme nella stessa formazione con cui è avvenuto il loro ingresso.

A queste due performance, accomunate da una cultura che coniuga gioco, leggerezza e disciplina, sensualità e rigore nell’incontro proficuo fra Occidente e Oriente, si pone in netto contrasto quella del francomaliano Smail Kanouté, che ci ha proposto un paesaggio di buio e oscurità, in cui irrompe improvvisa la potenza dei corpi che cozzano fra loro e racconta la vita nelle strade violente delle grandi città europee ma soprattutto americane, dove avere la pelle nera costituisce un rischio maggiore.

 

 

 

 

 

La performance s’intitola eloquentemente Never Twenty One, ovvero questi ragazzi non compiranno mai ventun anni (perché li uccideranno prima).

Dai corpi seminudi dei tre danzatori si sprigiona una forza centripeta che da dentro rimbalza impetuosamente fuori, investe il pubblico con la sua irruenza. I raggi di luce delle torce nell’oscurità rievocano i pattugliamenti delle forze di polizia o anche dei vigilantes, pronti ad aggredire per un nonnulla il primo malcapitato. I corpi dei performer che cozzano fra loro ricordano gli scontri, le guerre per bande che si svolgono nelle stesse strade, ma i corpi s’incontrano anche in abbracci fraterni e solidali, perché coloro da combattere stanno decisamente dall’altra parte. Mentre danzano il Krumping, una danza urbana nata nelle vie di Los Angeles, portano rabbia e dolore come un manifesto iscritto sulla pelle per ricordare chi non c’è più e restituire dignità di essere umano a chi è stato tanto calpestato.

 

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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