4 gennaio 1399: muore Eymerich

Necrologio” di Fabrizio Melodia per l’inquisitore che ispirò la saga di Valerio Evangelisti



Il 4 gennaio 1399 l’Inquisizione spagnola perse uno dei suoi uomini “migliori”, l’inquisitore Nicholas Eymerich…
Non è il capitolo “finale” scritto da Valerio Evangelisti ma la realtà storica. Andiamo con ordine o con moderato disordine
Nicholas Eymerich (o in catalano Nicolau Aymerich) vide la luce a Girona nel 1320: quattordicenne entrò nel convento dei domenicani per il noviziato, sotto l’ala “sapiente” del frate domenicano Dalmazio Moner.
Intelligente e assai devoto, gli piaceva studiare: la sua fede cresceva di pari passo con la conoscenza. O così ce la raccontano. Per completare gli studi, viaggiò a Tolosa e a Parigi, dove ottenne il dottorato nel 1352. Tanto era bravo che, tornato a Girona, ebbe modo di sostituire Moner come «Maestro di Teologia».
Presto salì di grado. Nel 1357 infatti Eymerich sostituì Nicola Roselli, nominato cardinale, come inquisitore capo d’Aragona, arrivando un anno dopo a fregiarsi del titolo onorifico di «Cappellano del Papa», per la sua grande abilità a perseguire eretici e blasfemi.
Il suo eccessivo fervore lo rese inviso a personalità influenti, come il re Pietro IV d’Aragona che lo rimosse dal suo incarico nel 1360. Di cosa si era macchiato Eymerich? Di aver perseguito in un interrogatorio serrato lo spiritualista Nicola Calabria. Metodi da sbirro cattivo? Così parve al re, e del resto questo era “lo stile” dell’epoca.
Non fu un caso isolato per Eymerich. Un affare scottante si presentò con il processo all’ebreo Astruc Dapiera, accusato di stregoneria e costretto dall’inquisitore al pentimento pubblico in una cattedrale, per poi essere imprigionato a vita.
Non soddisfatto, Nicholas Eymerich propose che a tutti i blasfemi fossero conficcati chiodi nella lingua affinché non potessero più bestemmiare.
Folle o – almeno per i criteri di quel tempo – devoto? Il fervore di Eymerich lo portò a scalare sempre di più le gerarchie pur trovando ostacoli. Nel 1356 era stato eletto Vicario Generale d’Aragona, trovando però l’opposizione di un altro concorrente al titolo, padre Bernardo Ermengaudi, favorito di re Pietro IV d’Aragona. Iniziò una lunga disputa che vide i due contendenti giungere direttamente al cospetto di papa Urbano V che risolse la questione affidando l’incarico di Vicario a un “terzo incomodo” ovvero Jacopo Dominici per non creare spaccature radicali all’interno dell’ordine. La carica di Vicario era incompatibile con quella di Inquisitore Capo e sembra che a Eymerich importasse di più l’azione sul campo rispetto al soglio – seppur dorato – di vicario.
Lo scontro con re Pietro d’Aragona comunqe era solo agli inizi. Eymerich era profondamente contrario alle opere filosofiche di Raimondo Lullo e iniziò una feroce persecuzione del filosofo e dei suoi seguaci, che invece trovavano il favore del re. Allora Pietro d’Aragona proibì ad Eymerich di predicare in qualsiasi modo a Barcellona ma non aveva tenuto conto che l’inquisitore era una testa dura e infatti non si curò degli ordini del re, tanto da appoggiare in segreto la rivolta contro il monarca da parte della diocesi di Terragona. Fu uno scontro che si protrasse fino al 1376, allorchè il governatore radunò 200 cavalieri intorno al monastero dove risiedeva Eymerich con l’ordine preciso di catturarlo. L’inquisitore riuscì a sfuggirgli dalle mani, rifugiandosi alla corte di papa Gregorio XI ad Avignone.
Nel periodo di “pausa” Eymerich non rimase con le mani in mano, completando la sua opera principale, il «Directorium inquisitorium», un vero e proprio manuale.
Nel 1377 Eymerich accompagnò a Roma il suo papa “salvatore” per rimanervi fino alla sua morte, nel 1378. Si ritrovò cpsì in pieno scisma fra la Chiesa di Roma e quella di Avignone, schierandosi apertamente a favore dell’«antipapa» Clemente VII, tornando poi ad Avignone l’anno successivo.
Rientrato nel 1381 ad Aragona, Eymerich scoprì con profondo disappunto che il suo posto d’inquisitore era stato scippato proprio da Bernardo Ermengaudi. Non riconoscendo tale carica, iniziò un duro scontro vietando, fra l’altro, che a Barcellona girassero le opere di Raimondo Lullo, facendo di nuovo infuriare re Pietro, il quale condannò Eymerich alla pena di morte per annegamento. Anche questa volta riuscì a sfuggire alla condanna, grazie alla regina Eleonora di Sicilia che gli fece commutare la pena di morte in esilio perenne.
Ma di nuovo Eymerich ignorò la condanna, con il favore del figlio di re Pietro IV d’Aragona, Giovanni. Nel 1387, alla morte del re, gli succedette proprio il figlio, «Giovanni I il cacciatore» che riconobbe immediatamente l’autorità del suo protetto Eymerich, invitandolo a riprendere la sua persecuzione dei seguaci di Lullo e lui vi si dedicò anima e corpo, arrivando a dichiarare tutta la città di Valencia come eretica nel 1388.
A quel punto il nuovo re si rese conto del fanatismo di Eymerich, arrivando a chiedere formalmente alla Chiesa di limitare la violenza dell’inquisitore e riabilitare i seguaci di Lullo.
Ritiratosi ad Avignone fino alla morte di re Giovanni I (avvenuta nel 1389) Eymerich si dedicò alla difesa della legittimità dell’«antipapa» Clemente VII e successivamente di Benedetto XIII. Tornò poi al monastero di Girona dove rimase fino alla morte, il 4 gennaio 1399.
Una figura assai discussa, con molte ombre e poca luce, che ha ispirato una fortunata serie di romanzi allo scrittore Valerio Evangelisti, dove si mescolano con sapienza diversi piani temporali: scienziati dell’epoca moderna, viaggi nel tempo, guerre del prossimo futuro, la perenne persecuzione dei seguaci della dea Diana… Leggete a esempio il primo volume della serie cioè «Nicholas Eymerich inquisitore», a suo tempo Premio Urania e da poco ripubblicato negli Oscar Mondadori.
Per chi volesse approfondire la figura storica, suggerisco il saggio di J. Brugada e di Gutiérrez-Ravé dal titolo «Nicolau Eymerich i la polèmica inquisitorial» (Barcellona, 1998). 

NOTA DELLA “BOTTEGA”

Se volete approfondire i legami (e le cesure) fra il vero Eymerich e quello “parallelo” dello scrittore bolognese vi consigliamo il bel libro di Alberto Sebastiani «Nicolas Eymerich il lettore e l’immaginario in Valerio Evangelisti» (Odoya, 2018) che adesso ci accorgiamo di non avere mai segnalato in “bottega”: una colpa quasi imperdonabile.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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