4 milioni di lavoratori in Italia sono in povertà
redazione Diogene*
In Italia, si stima che ci siano oltre 3 milioni di lavoratori in situazione irregolare o che operano nel cosiddetto mercato nero. Inoltre, vi sono 3,8 milioni di lavoratori che vivono in condizioni di povertà, ricevendo una retribuzione annuale pari o inferiore a 6.000 euro. Questo allarme è stato sollevato da Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, durante la sua relazione alla 41ª assemblea annuale dell’organizzazione.
Secondo Gardini, “gli ultimi dati disponibili indicano che il 10,2% dei lavoratori vive in povertà relativa, un numero che sale al 17,3% per gli operai e al 18,3% per gli occupati nelle regioni del Sud”. Inoltre, il presidente di Confcooperative ha rinnovato la richiesta di investire nelle imprese virtuose che generano lavoro dignitoso, riducendo ulteriormente il cuneo fiscale, che pesa circa il 10% in più rispetto alla media degli altri Paesi dell’OCSE. Questo tipo di intervento, secondo Gardini, libererebbe nuove risorse per le imprese e consentirebbe ai lavoratori di avere più denaro disponibile, con un effetto positivo sui consumi interni, che sono stati depressi dall’inflazione.
Gardini ha sottolineato l’importanza della cooperazione come pilastro fondamentale dell’economia italiana. Confcooperative, con i suoi numeri di occupati e fatturato, rappresenta quasi il 4% del PIL nazionale. Ci sono oltre 75.000 cooperative che fatturano 161 miliardi di euro e coinvolgono 1,3 milioni di lavoratori e 13,5 milioni di soci, svolgendo un ruolo importante nell’inclusione e nella partecipazione sociale.
Tuttavia, nonostante l’offerta di lavoro, si riscontra una mancanza di lavoratori qualificati, che mina la competitività delle imprese italiane. Questo “mismatch” tra domanda e offerta professionali costa all’economia italiana l’1,2% del PIL e 21 miliardi di euro. Gardini ha sottolineato che molte cooperative lamentano la mancanza di figure professionali, dalle competenze sanitarie a quelle tecniche-scientifiche, dall’agroalimentare al trasporto e ai servizi turistici e culturali. Le imprese cooperative attualmente occupano 540.000 persone e potrebbero assumere altre 30.000, ma non riescono a trovare le competenze necessarie.
Inoltre, le comunità energetiche potrebbero avere un impatto significativo sull’economia e sull’ambiente. Entro il 2030, potrebbero contribuire a generare 7 GW di potenza installata, contribuendo al 10% degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti nell’Agenda 2030. Gli investimenti complessivi in quest’area porterebbero benefici quantificabili per gli utenti finali per un totale di 4 miliardi di euro.
C’è ancora un impianto normativo mancante per sostenere lo sviluppo delle comunità energetiche e delle cooperative locali, che nascono e operano sui territori. Nonostante ciò, Gardini ha evidenziato che il sistema italiano, a confronto con quello europeo, appare più stabile e solido. Non ci sono scioperi e blocchi delle fabbriche come avviene in altri Paesi europei.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo all’assemblea di Confcooperative, ha sottolineato che questo modello economico ha ricevuto l’elogio di uno dei più grandi fondi internazionali nel suo report, pubblicato da un giornale italiano indipendente dal governo. Secondo il report, l’Italia è considerata il luogo ideale per investimenti e produzione, grazie alla sua stabilità e coesione sociale.
Urso ha ribadito l’importanza di mantenere tale stabilità economica e di affrontare le sfide attuali. Nel 2022, famiglie e imprese si sono confrontate con una maggiore volatilità dei prezzi, che ha ridotto il loro potere di acquisto e accentuato le disuguaglianze. Nonostante la crescita del PIL, il benessere equo e sostenibile (Bes) non ha seguito la stessa tendenza, creando uno squilibrio nella distribuzione della ricchezza. Inoltre, le imprese soffrono di condizioni di accesso al credito più onerose, con tassi di interesse elevati che mettono a rischio una cooperativa su dieci.
In conclusione, l’Italia si trova di fronte alla sfida di affrontare il problema dei lavoratori irregolari e dei lavoratori poveri, nonché di risolvere il mismatch tra domanda e offerta di professionalità qualificate. Al contempo, è necessario promuovere lo sviluppo delle comunità energetiche e delle cooperative locali, garantendo un quadro normativo adeguato. Mantenere la stabilità economica e promuovere la coesione sociale sono aspetti fondamentali per attrarre investimenti e sostenere la crescita del Paese.