400 colpi di Martin Mystère

Il ritorno delle «nuvole parlanti» (*) a suo tempo generate dal quasinoto-quasignoto astrofilosofo Fabrizio Melodia

Benvenuti alla nuova puntata dedicata al mondo delle nuvole parlanti, dove il vostro Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico festeggerà degnamente il traguardo numero 400 nella serie regolare del celebre «detective dell’ impossibile» Martin Mystère, nato nel 1982 dalla fervida immaginazione del vulcanico Alfredo Castelli e dalla matita del virtuoso Giancarlo Alessandrini.

Per l’ occasione, l’ albo sarà interamente a colori, ma il colore (del resto la crono-vestitura non troneggia nella discussione dei cosiddetti grandi media?) sarà il vero protagonista della vicenda.

La storia infatti s’intitola «I colori impossibili» ed è scritta proprio da Castelli con il bravo Carlo Recagno che ha già regalato alcune fra le più belle vicende del BVZM ovvero il Buon Vecchio Zio Marty.

Per i disegni si avvicendano Giancarlo Alessandrini, Rodolfo Torti, da Fabio Grimaldi ad Alfredo Orlandi, con i colori di Daniele Rudoni ed Elisa Sguanci.

Buttiamoci.

«Cosa sta succedendo ad Altrove? I colori stanno scomparendo, lasciando soltanto bianchi, neri e grigi. Il fenomeno si allarga a vista d’occhio, e neanche la mysteriosa base potrà contenerlo a lungo. Come è iniziato tutto? Soltanto un uomo chiamato Spektor conosce, forse, il modo per scongiurare la nascita di un mondo senza colori, ma le risposte – se esistono – sono nascoste nei suoi racconti, che hanno come protagonista il Detective dell’Impossibile, Martin Mystère!»; così secondo i soliti bene informati della casa editrice Bonelli.

A completare il fascicolo un mare di informazioni sulle stranezze degli stramondi più straniti.

Quest’anno si festeggiano tra le altre cose anche i 40 anni dall’uscita in edicola di Martin Mystère, un traguardo importante per questo professore laureato in archeologia ad Harvard e in Belle Arti a Firenze, con ulteriore “magna” laurea in informatica al MIT (e dove se no?) di Boston. Codesto BVZM si occupa di tutti quei casi che la scienza ufficiale non tiene in considerazione: il precipizio logico èsempre dietro l’angolo ma il panorama è affascinante e ogni tanto aprono squarci luinisi anche nell’improbabilità. Alla base delle avventure mysteriane troviamo una documentazione precisa e certosina – spesso di una totale infondatezza ma questo è un discorso che lasciamo ad altro contesto – dei “mysteri”; da Atlantide agli UFO (o se preferite OVNI), al Triangolo delle Bermuda, ad Excalibur e alla spada di San Galgano. Il Buon Vecchio Zio Marty si muove con logorroica abilità in mezzo a tutto questo, con il suo inseparabile assistente Java e la compagna Diana Lombard, spesso affrontando i temibili Uomini In Nero, organizzazione segreta che si occupa di mantenere nascoste le scomode verità del nostro passato. 

Interessantissime le varie rubriche e pubblicazioni extra, dove BVZM in veste di divulgatore (ovviamente durante la trasmissione tv «I misteri di Mystere», pee la gioia dei titolisti pigri) approfondisce delle vicende che lo vedono implicato, con un simpatico mix fra Alberto Angela e il mago Zurlì.

Il BVZC – buon vecchio zio Castelli – ha inserito nel personaggio le proprie passioni per la cultura popolare e per i fatti curiosi in genere, ma anche i propri difettucci, cioè dalla logorrea presuntuosa all’accumulo incontenibile di libri (in costante ritardo nelle consegne). 

Io leggo Martin Mystère dal 1991. Lo conobbi proprio d’estate, mentre studiavo per recuperare una grave insufficienza in greco antico dopo il mio primo anno al liceo classico. Trovai l’albo numero 100, dal titolo «Di tutti i colori» – guarda tu che ti fa il caso – e ricordo bene le risate e il divertimento che Alfredo Castelli aveva infuso in quella storia, con citazioni godibilissime. Una capacità di incriosire e divertirsi che troverete anche in questo numero 400.

Lo avete già letto? Che ne dite? O volete qualche suggerimento su qualche storia da cui poter iniziare? 

(*) «Le nuvole parlanti» s’intitola una – purtroppo discontinua – rubrica del nostro Martin (ops Faber) Melodia, per affrontare fumetti, filosofia e cultura pop, con il bagaglio di follia e di analisi mescolate cum grano salis. In paricolare su Martin Mystère il nostro Melodiaha pubblicato centinaia di articoli fooooooorse anche perchè suo cugino, Alfredo Castelli, gli passa una percentuale sulle vendite. Cfr quantomeno Chi ha messo Atlantide nella mia cantina? e La nuova vita a colori di Martin Mystère…

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Un commento

  • Fabrizio Melodia

    In effetti, quando ero al liceo, i miei compagni mi chiamavano “Martin”, con evidenti intenti canzonatori, d’altronde avevo una parlantina fluente e la passione mi portava a tante scoperte sempre nuove. Però niente percentuali da parte del buon Alfredo Castelli, per quanto con lui condivida molti aspetti, bibliomania in primis e problemi con le consegne del materiale.
    Giusto per non smentirmi, di seguito, “consiglio” quelle che per me sono le storie più emozionanti e divertenti del BVZM, che ancora adesso occupano un posto d’ onore sul mio scaffale:

    1) La vendetta di Rà (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini, numero 2-3), dove incontriamo l’ acerrimo nemico Sergei Orloff, veniamo a conoscenza della sua amicizia con Martin, rovinata dall’ ambizione di Sergei. E veniamo a conoscenza del primo incontro con Java, l’ uomo di Neanderthal sopravvissuto all’ estinzione e che diventerà suo inseparabile assistente e fratello adottivo.

    2) La spada di Re Artù (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini, numeri 15-16), una delle migliori storie in assoluto per quello che le riguarda, riletta tante di quelle volte da consumare gli albi. Il BVZM viene implicato nella ricerca di un antico manufatto di presunta origine aliena, che si rivelerà essere… Ma non roviniamo la sorpresa, fatto sta che l’ avventura si dipana ai quattro angoli d’ Europa, con una gustosa tappa ad Otranto. Alla faccia del collega Indiana Jones, se posso permettermi…

    3) Il tesoro di Loch Ness (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini, albo speciale annuale n. 2), mi è piaciuto talmente tanto che ce l’ ho pure in edizione gigante cartonata. Gli Speciali del BVZM hanno una impennata nell’ ironia, nel divertimento e nell’ umorismo disneyano a tratti demenziale. In questa spassosa avventura, Martin e Java sono invitati dalla bella e svampita Angie – personaggio fisso di tutti gli speciali – ad assistere a una sua esibizione di spogliarello in uno sperduto castello scozzese, organizzata da Edward Kelly e John Dee, discendenti omonimi degli alchimisti inglesi rinascimentali.
    I due, esperti di occultismo come i loro antenati, vogliono sfruttare la ragazza per compiere una danza magica e poi sacrificarla, per far tornare in vita un nobile medievale e scoprire il nascondiglio del suo tesoro. Possibilmente dopo essersi sbarazzati di Mystère e del suo assistente. Che buontemponi, vero?!

    4) Operazione Dorian Gray (Alfredo Castelli e Giovanni Freghieri, numeri 62-63), una storia altamente drammatica, incentrata su una delle paure più profonde di Martin, quella d’ invecchiare e di accettare i cambiamenti. L’ evento scatenante ruota intorno a una macchina in grado di copiare i cervelli e trasferirli in altri corpi. E uno di essi è proprio quello di Martin…

    5) Di tutti i colori (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini, numero 100), giusto per ribadire il filone metanarrativo del BVZM, quest’ albo presenta quindi tre racconti brevi all’interno di una cornice, in cui un mago da circo ipnotizza tre persone del pubblico – due sconosciuti e Martin – e fa vivere loro in sogno storie legate ai colori.

    6) Il passato di Java (Alfredo Castelli e Esposito Bros, numeri 111-112), in cui un sempre più matto Castelli ripescò la sua creatura per un racconto che indaga il passato di Java, fuggito all’improvviso per il Messico dopo aver scoperto sul giornale una serie a fumetti – che altro non è che Quatermain – disegnata da un autore messicano. Martin e Diana, rimasti a New York, raccontano all’ispettore Travis e a noi lettori un pezzo della storia dell’uomo che a noi era ignota, ovvero cosa è successo dal suo incontro con Mystère nelle montagne della Mongolia in poi, tra burocrazia per fargli avere dei documenti e il faticoso processo di inserimento nella civiltà contemporanea.

    7) Il segreto di Mozart (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini, albo speciale numero 8), è decisamente un’opera buffa, che ha al centro un doppio mystero potenzialmente interessante: un accordo musicale capace di controllare le menti, noto solo agli iniziati di una loggia di musicisti, e le vicissitudini del cranio di Haydn, trafugato e passato da un collezionista a un altro. Castelli e Alessandrini, però, riempiono la storia di situazioni parodistiche, giochi degli equivoci e battute, trasformando un’indagine macabra in una farsa. Godibilissimo la scena in cui l’ editore di Martin, in seguito all’ ennesimo ritardo di quest’ ultimo, viene licenziato e va fuori di testa, sequestrando in caso il BVZM e minacciandolo con una pistola. Mi ricorda qualcosa…

    8) Welcome to Italy (Alfredo Castelli e Gino Vercelli, albo 133-134) vede il BVZM trasferirsi a Firenze per girare una stagione della serie tv “I misteri di Mystere”, tutta incentrata sui mysteri italiani. E lo fa alla grande, con un mystero che vede al centro la città di Torino, che secondo alcune indiscrezioni sarebbe stata costruita nientemeno che dagli antichi Egizi prima ancora delle Piramidi. E qui vediamo la grandiosa capacità ludica di Castelli di costruire una storia fondendo insieme elementi di realtà e fantasia. Meno bella la storia su Venezia e Casanova, ma gliela perdono…

    9) Il segreto di San Nicola (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini, albo GIGANTE numero 1) è un piccolo capolavoro che riassume tutte le tematiche del BVZM, impreziosito dal disegno di Alessandrini, più che mai il più “francese” (leggasi sapiente uso della linea chiara) dei disegnatori italiani, insieme a Vittorio Giardino e Giorgio Cavazzano.
    La storia ruota ancora su Excalibur e il ciclo delle spade magiche. Conteneva quindi tutti gli elementi di cui si è scritto a proposito dei numeri 15-16, ma aggiungeva anche il Graal, Federico II e Castel del monte, le crociate, San Nicola di Bari e la base segreta Altrove del governo degli Stati Uniti, che opera per proteggere il mondo dalle minacce sovrannaturali. Uno speciale EPICO.

    10) Affari di famiglia (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini, numeri 173-174). È una storia praticamente perfetta… in cui non succede nulla. Martin è invitato in Inghilterra da un ricco parente che non ha mai sentito nominare, il fratello del suo bisnonno, più che novantenne. Paul Mystère vive nella campagna inglese in un classico villone in stile vittoriano, circondato da un classico maggiordomo, si sposta su una classica carrozza a cavalli con classico cocchiere e i suoi vicini sono i classici nobili snob e un po’ bigotti dediti al pettegolezzo. La sua magione è ricca di oggetti provenienti dall’India, portati lì da suo nonno, un uomo che si faceva chiamare Docteur Mystère.
    Il doppio racconto, infatti, introduce il protagonista del successivo spin-off firmato da Castelli e Lucio Filippucci, che racconta le sue avventure straordinarie in un Ottocento fatto di citazioni di Jules Verne, Emilio Salgari e Sax Rohmer, un pastiche che avrebbe anticipato di qualche anno La lega degli straordinari gentlemen di Alan Moore e Kevin O’Neil. Nella storia pubblicata su Martin Mystère tutto questo è solo accennato nel racconto della genealogia della famiglia Mystère, fondata dal Docteur e dal suo assistente Cigale, un orfano adottato da lui e che sarebbe diventato il trisavolo di Martin. I due sono (nella realtà e nella fantasia) i protagonisti di libri di Paul d’Ivoi, scrittore d’avventura di poco successivo a Verne, che nella finzione del fumetto li conobbe di persona e chiese di poterne narrare le avventure in forma di romanzo.
    Un vero e proprio fumetto steampunk con geniali trovate.

    E questo è tutto, ragazzi.

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