8 marzo: in memoria delle donne cadute sul lavoro
Lo scorso anno sono state ben 137.
di Carlo Soricelli(*)
Dedichiamo l’otto marzo alle donne morte sul lavoro, sono state l’anno scorso 137, e forse qualcuna in più sfuggite in questa conta mortale, e mai fanno niente per loro se non chiacchiere.
E poi si meravigliano che gli italiani non fanno più figli. Ecco le lavoratrici morte sui luoghi di lavoro nel 2022: Elena Russo, Anna Grandi, Ambra Sara Tenna, Romina Bannini, Elena Galeotti, Chiara Santoli, Nicoletta Paladini, Elisabetta Silenti, Casalinga sconosciuta, Teresa Jawicka Drota, Filippina di 50 anni morta a Bologna nel tentativo di salvare un bambino di due anni caduto in in piscina, sconosciuta la sua identità, Tiziana Gentilini, Luigina Bruno, Elisabetta Golisano.
Nicoletta Paladini stava facendo il turno di notte e questo nonostante avesse due figli e marito. Ma come dimenticarsi di due donne morte l’anno prima Luana D’Orazio e Laila El Harim, morte risucchiate da macchinari ai quali avevano manomessi i congegni di sicurezza per far prima.
Ma la vera strage di donne è in itinere e sulle strade, ne sono morte ben 123, donne che spesso fanno il doppio e il triplo lavoro, che lavorano di notte come Nicoletta Paladini: stanche, per la fretta di arrivare al lavoro dopo aver accompagnato figli a scuola, aver accudito il marito e la famiglia, a volte gli anziani, stessa cosa al ritorno con in più la stanchezza di otto ore di lavoro in più, tante che lavorano in turni il sabato e alla domenica. Un inferno, senza avere neppure la forza e l’istinto di evitare un incidente. Neppure un orario flessibile per cercare di gestire al meglio i loro impegni famigliari.
Poi non dimentico mai Lisa Picozzi ingegnere morta nel 2010 per il cedimento di un lucernario che era coperto e non segnalato. Nel dipinto un titolo ironico, quest’opera la feci a fine anni settanta “Maternità consapevole” già c’erano i segnali del crollo della natalità.
Un morto per infortuni su dieci è donna.