8 settembre 1943: i nazisti uccidono Julius Fucik

L’8 settembre 1943, a Berlino, veniva impiccato dai nazisti Julius Fucik, figlio di operai, militante comunista, giornalista, scrittore, partigiano, dirigente della resistenza clandestina sotto l’occupazione tedesca della Cecoslovacchia.
Di lui ci rimane un diario, “Scritto sotto la forca“, che contiene il racconto degli ultimi suoi mesi di vita a Pankrac, la prigione praghese della polizia tedesca.
Edito in Italia nel 1949, “Scritto sotto la forca” ha rappresentato un importante testo di formazione per intere generazioni di giovani militanti comunisti, nel dopoguerra e nei decenni a venire. Ne portano testimonianza i versi di Sante Notarnicola, in “La nostalgia e la memoria“:

“Talvolta
vorrei ripercorrere
le strade del mio quartiere.
E ritrovare vorrei
quella generazione
che si formò
sul testamento
di Julius Fucik,
colui che sotto la forca
scrisse a noi, per noi”.

Tramite Sante Notarnicola, le parole di Fucik hanno attraversato, negli anni delle rivolte dei “Dannati della terra”, le carceri di questo paese. Possiamo riconoscere la scuola delle sue prose in ciò che Sante ha espresso nella forma della poesia: la descrizione dei guardiani, la solidarietà fra detenuti, la dignità di resistere, la disciplina della militanza in prigionia, la fiducia nella rivoluzione, la meschinità del tradimento.
Riproponiamo, in questo anniversario, il suo libro/testamento e la sua lezione di vita.

Julius Fucik, Scritto sotto la forca, con prefazione di Franco Calamandrei, Milano,  Universale economica, 1949.
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Introduzione di Gusta Fucicova

Nel campo di concentramento di Ravensbrück, i compagni di prigionia mi informarono che mio marito, Julius Fucik, era stato condannato a morte il 25 agosto 1943, dal tribunale nazista di Berlino.
Le domande concernenti la sua sorte successiva risuonarono come un’eco vana lungo le alte mura del campo. Dopo la disfatta della Germania hitleriana, nel maggio 1945; vennero liberati dalle carceri e dai campi di concentramento i prigionieri che i fascisti non avevano avuto il tempo di torturare a morte o di uccidere. Io ebbi la fortuna di essere tra i liberati.
Ritornai nella mia Patria libera. Cercai le tracce di mio marito. Feci come altri mille e mille che cercavano e ancora cercano il marito, la moglie, il bambino, i padri e le madri deportati dagli occupanti tedeschi, in qualcuna delle loro innumerevoli case di tortura.
Seppi che Julius Fucik era stato giustiziato a Berlino 1’8 settembre 1943, quindici giorni dopo la condanna.
Seppi anche che Julius Fucik aveva scritto nella prigione di Pankrac. Fu il suo secondino, A.
Kolinsky, a dargli i mezzi per farlo, portandogli nella cella la carta e la matita occorrenti.
Fu lo stesso secondino a portare fuori dalla prigione, di nascosto, i foglietti del manoscritto.
Ho parlato con il secondino. Poco alla volta ho ricevuto tutto quello che Julius Fucik scrisse nella sua cella di Pankrac. I foglietti numerati erano nascosti presso diverse persone ed in luoghi diversi; io li ho riuniti e oggi li presento al lettore. È l’ultima opera di Julius Fucik.

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alexik

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