AMO (R.R.)
(Roba del Pabuda…)
(e amare non è un verbo
che impiego senza faticare):
ogni mattina, mi legge con calma
più d’un giornale
quando non ho la forza
d’ingarbugliarmi nella carta.
amo radio radicale:
m’ha fatto scoprire
com’è complicato –
quand’è ben fatto –
il lavoro del parlamentare.
amo radio radicale:
volente o nolente,
mi fa ascoltare i ragionamenti –
non sempre odiosi, ma a molte volte sì –
dei miei nemici.
amo radio radicale:
abbiamo
– tra quelli proprio del cuore –
gli stessi amici:
sia come sia,
gli “sbattuti a marcire in galera”.
amo radio radicale:
senza fretta,
come piace a me,
la faccenda che racconta
la racconta tutta:
con quel che ci sta prima,
dietro e sotto:
certo, richiede tempo a vagonate:
ma è quello che risparmio nelle mie giornate
facendo a meno di:
giocare con le app “regalate”,
confrontare i prezzi tra le migliori offerte,
smaltire sbornie tristi o allegre
e sorbirmi i sermoni dei superstiziosi
di ogni specie e varietà.