Memorie di un assassino (Memories of Murder) – Bong Joon-ho

(ri-visto da Francesco Masala)

è miracolosamente riapparso in sala un film del 2003, che avevo già visto a casa 8-9 anni fa.

si tratta di Memories of Murder, di un regista coreano che aveva allora 34 anni.

avevo scritto :”inizia un po’ come una commedia con due scemotti che fanno i poliziotti incapaci e torturatori, poi prende quota e riesce ad essere un film che non ti fa alzare dalla poltrona fino alla fine”.

nel film c’è il riferimento al sistema politico corrotto coreano di quegli anni, che produceva quei poliziotti.

il poliziotto Park, quello che riconosce un colpevole senza problemi, è l’attore preferito del regista, apparirà in tutti i suoi film.

la serie di omicidi senza colpevole fa uscire di testa lui e i suoi colleghi, non c’è il presunto colpevole di turno da sbattere in galera, buttando la chiave, tanto nessuno si lamenterà, come avviene negli omicidi “singoli”, gli assassini seriali sono un’altra cosa.

il Male prende corpo, come un fantasma, e intossica tutti.

la fine del film è un capolavoro nel capolavoro, mi ha ricordato la storia de La promessa, romanzo straordinario  di Friedrich Dürrenmatt, il poliziotto è stato interpretato da Jack Nicholson (nel film di Sean Penn). e per un attimo la faccia di Park si è sovrapposta a quella di Jack, speriamo che non sia impazzito.

il Male è lì fuori, è inafferrabile, ha una faccia banale, come dice Hannah Arendt.

cercate il film in sala, non ve ne pentirete.

tenete d’occhio Bong Joon-ho, dopo questo film del 2003 potrebbe in futuro anche vincere un premio Oscar.

diceva Niels Bohr che Le previsioni sono estremamente difficili. Specialmente sul futuro.

https://markx7.blogspot.com/2020/02/memorie-di-un-assassino-memories-of.html

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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