Un divano a Tunisi (Arab blues) – Manele Labidi

(vista da Francesco Masala)

protagonista della commedia agrodolce, come tante commedie italiane a cui si è ispirata la regista, è la straordinaria Golshifteh Farahani (interprete in NiwemangAbout Elly e Paterson, fra gli altri film), attrice iraniana esiliata, per fare film sgraditi agli ayatollah e ai dittatori di quello sfortunato paese.

si prendono in giro i tunisini, senza cattiveria, scavando, come fa la psicanalista, nei loro cervelli e nella loro anima.

il film non è un capolavoro, ma è un soffio di aria fresca, anche in Tunisia, se e quando lo proietteranno, ridere, sopratutto di se stessi, è una cosa impagabile, buon segno.

per i poveri incassi dei cinema è un piccolo miracolo, vanno in pochi in sala di questi tempi, ma un po’ vanno a vedere questo film (ed escono contenti).

cercatelo e godetene tutti.

https://markx7.blogspot.com/2020/10/un-divano-tunisi-manele-labidi.html

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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