Sul festival «Middle East Now»

di Mariavittoria Basili con Antonella Selva (*)

Middle East Now – A posteriori

di Mariavittoria Basili

Vi ricordate un paio di settimane fa, quando vi abbiamo parlato di questo festival sulla cultura di Medio Oriente e Nord Africa? Ecco, io e Antonella ci siamo andate, così adesso possiamo raccontarvelo. Per la precisione, Antonella ci è andata, io ho usato la piattaforma per lo streaming, ma la sostanza non cambia: è ora di tirare le somme.

L’articolo, dunque, si divide in due parti. Nella prima, sentirete la voce di Antonella, che ha partecipato al laboratorio di fumetto domenica 11. Nella seconda, vi darò la mia opinione su alcuni corti e sulla piattaforma in generale. Buona lettura!

Mouad Abillat – Marrakesh (Retrieved from Seven By Seven)

Middle East Now, la notizia è tutta qui: un festival su cinema e arte in Medio oriente, a Firenze (6-11 ottobre). Come dire: una capitale culturale indiscussa (e forse pure un po’ snob, se mi è concesso) come Firenze fa spazio alla produzione culturale e artistica della regione che più al mondo è gravata da stereotipi negativi, dei paesi che per il grande pubblico sono semplicemente sinonimi di dittatura e ignoranza, anzi dittatura dell’ignoranza.

Cinema, letteratura, fotografia, fumetto, “visual voices”, come recita un sottotitolo del festival. Soprattutto autori contemporanei dell’area MENA (Middle East and North Africa), dunque sguardi dall’interno, com’è giusto che sia per una regione che ha dato i natali  all’autore di Orientalismo, il palestinese Edward Said.

Bello il concept della mostra fotografica Seven by seven – transcultural narratives from middleeast and north Africa, ospitata fino al 31 ottobre al MAD, Murate Art District, e curata da Roi Saade.  Dà un po’ la cifra della manifestazione: sette giovani fotografi da sette metropoli mediorientali e nordafricane raccontano in 14 scatti la quotidianità della loro città, ciascuno in un giorno della settimana, lunedì a Beirut, martedì a Teheran, mercoledì ad Algeri, giovedì a Baghdad, venerdì a Dubai, sabato a Istanbul e domenica a Marrakech. L’effetto che ne risulta è fortemente antiretorico e capace di decostruire gli stereotipi, niente folklore e esotismo o guerra e vittimismo, ma importanti metropoli dense di storia, di relazioni, di bellezza e di problemi, ciascuna col suo carattere. La mostra è visitabile online sulla piattaforma Seven by Seven.

Particolarmente interessante la sezione “letteratura”, con una mostra mercato di titoli selezionati da Editoriaraba, blog dell’arabista Chiara Comito, sempre attento e aggiornato sulle novità editoriali e cinematografiche, fiere del libro, festival e manifestazioni culturali dal mondo arabo. Finestra preziosa in quanto praticamente unica nel suo genere in lingua italiana, ma che testimonia quanto meno di un interesse crescente anche nel nostro paese da parte di un pubblico che non si accontenta delle narrazioni mainstream.

Meno interessante, dal mio punto di vista, la sezione fumetto, il cui titolo “il medio oriente a fumetti” risultava un po’ pomposo in relazione a pochi titoli presenti sugli scaffali, e a una mostra-installazione di tavole di autori quasi tutti italiani o “classici” come Marjane Satrapi. Il focus del festival avrebbe richiesto di osare di più facendo conoscere al pubblico italiano anche fanzine e pubblicazioni underground che probabilmente sono più rivelatrici di ciò che pulsa oggi nel mondo arabo.

Sunless Shadows (Retrieved from Middle East Now )

Ora, mentre Antonella è un’artista e vi ha dato la sua opinione istruita sulle sezioni fotografia, letteratura e fumetti, io posso solo darvi la mia impressione personale sulla sezione cinema.

Come accennavo nell’introduzione, non sono potuta andare fisicamente al festival, perciò mi sono avvalsa dell’utilissima piattaforma per lo streaming messa a disposizione.

Acquistando un biglietto standard, ho avuto accesso a tutti i cortometraggi e lungometraggi proiettati al festival. L’unica pecca, che poi forse è stato un mio errore più che altro, è che i film rimanevano disponibili solo per 24 ore dalla prima proiezione. Per questo, non ho potuto vedere tutto quello che avrei voluto, ma sono rimasta comunque soddisfatta. Considerando sia quello che mi sono persa sia ciò che ho effettivamente visto, il programma mi è sembrato ben nutrito. Il festival offriva una buona (di nuovo, per la mia opinione da profana) selezione di registi e tematiche. Mi è parso che non ci fossero grandi limitazioni geografiche e/o di soggetti e questo mi è molto piaciuto. Per esempio, ho guardato tre corti in un pomeriggio, uno che si concentrava su pregiudizi e credenze popolari in Arabia Saudita, uno che parlava del fenomeno del tafheet (**) e, infine, uno che si proponeva di rappresentare i sentimenti e i pensieri di un giovane immigrato iraqeno negli Stati Uniti verso il suo Paese.

Come detto, esco abbastanza soddisfatta da questa rassegna, con l’unico rammarico di essermi persa Sunless Shadows, un documentario su donne iraniane che scontano la pena per aver ucciso un parente maschio.

E voi? Siete andati al festival o avete usato la piattaforma online? Fateci sapere!

(*) ripreso da www.ascuolacolmarsupio.it

(**) Sono corse illegali che si fanno con macchine non modificate. In pratica, i “joy riders” (così si definiscono) si lanciano ad alte velocità su strade e autostrade e fanno driftare (sbandare come in Fast and Furious Tokyo drift, per avere un riferimento pop) le auto. La pericolosità è ovvia, spesso con molti spettatori estremamente vicini alla traiettoria della macchina.

ATTENZIONE: fino al 31/10 resterà aperta la mostra fotografica alle Murate

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