Aforismi di Oscar Wilde – 4
A cura di Mauro Antonio Miglieruolo
Dopo un capitolo in cui sono stati sollevati dubbi sulle parole di Wilde, uno dedicato interamente, non per consentire, né per criticare, al tema “uomini”.
Rilassati, godiamo lo spirito a volte caustico di questo ennesimo notevole dublinese.
Gli scapoli ricchi dovrebbero essere tassati pesantemente. Non è giusto che alcuni uomini debbano essere più felici di altri.
(OW)
Nessuna pretesa di critica sociale o di classe. In qualche modo tuttavia, mercé l’abilità dell’autore e nonostante la sua voluta noncuranza, il tema delle disuguaglianze viene ugualmente evocato.
Lo scopo palese e principale dell’aforisma è indurre al sorriso. Quello occulto e fondativo (il secondo come lontana origine del primo) è il tema della ricchezza, che permette la maggiore felicità di alcuni. Un po’ perché scapoli (solito luogo comune sulla preferibilità di non ammogliarsi), molto perché ricchi. Più giusto sarebbe stato scrivere: Non è giusto che alcuni uomini debbano essere tanto più ricchi di altri…
La vera perfezione dell’uomo risiede non tanto in ciò che l’uomo possiede, ma in ciò che l’uomo è. Aforisma che altrove traduce con: Ciò che un uomo realmente possiede, è quanto risiede dentro di lui. Ciò che è all’esterno non dovrebbe avere alcuna importanza.
(OW)
Possiamo permettere la breve vacanza dal paradossale e dall’inconsueto che l’autore si prende? Possiamo perché dobbiamo, non possiamo impedirlo. L’amico Oscar se l’è già presa questa vacanza.
Perché non anche noi con lui? Resi indulgenti dalla necessità di riflettere, senza però cadere nel serioso, che abilmente il nostro riesce a porre in essere, consentiamo a questa confutazione della modernità. Che fin troppo spesso fa rima con fatuità.
Quando un uomo è abbastanza grande da sbagliare dovrebbe essere abbastanza grande anche per fare la cosa giusta.
(OW)
Meno convinto di quanto Wilde finge di essere, replico: dovrebbe, caro Oscar, dovrebbe. Ma tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo l’imponderabile quantico delle infinite possibilità, nelle quali è facile perdersi.
Egli possiede una di quelle tremende nature deboli che non sono soggette a nessuna influenza.
(OW)
Non si tratta del solito paradosso. È proprio delle persone deboli gonfiare il petto (o il carattere) per vantarsi, apparire forti. Ne conosco uno io, conosciuto da tutti, che sembra l’esemplificazione vivente di quanto affermo. L’uomo veramente forte non è mai tracotante. Non ostenta. Non strepita, non imbroglia, non ricatta, né minaccia. Si limita a vivere del suo, comunque guadagnato, senza far sfoggio d’altro che di serenità interiore.
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Continuiamo a esporre le tappe salienti della vita di Oscar Wilde.
1879: è a Londra, dove pubblica le prime poesie.
1881: esce Poems. Inizia a farsi notare come difensore delle Belle Arti, esponente di un movimento estetico avversario di un certo pressappochismo moderno.
1883: prima commedia, Vera o i nichilisti (allestita a New York). Scarso il successo.
1884: sposa Constance Lloyd. Con la sposa si reca a Parigi e quindi a Dieppe.
1885: nasce il primogenito Cyril.
1886: Nasce la secondogenita Vyvian.
(continua)