Assange Free: il coraggio della verità
di Patrizia Cecconi e Riccardo Noury (*)
foto di archivio Pressenza
Assange non sarà estradato: notizia sorprendente al termine di un procedimento politico
di Riccardo Noury
La sorprendente decisione della Magistrate’s Court di Londra di non consentire l’estradizione negli Usa è di grande importanza e fa riprendere fiato alle tantissime persone che hanno preso parte alla campagna per Julian Assange.
La corte ha concluso che la salute di Assange sarebbe stata a rischio all’interno della prigione di massima sicurezza nella quale sarebbe stato confinato in attesa del processo e che gli Usa non avrebbero potuto garantire che non avrebbe cercato di commettere suicidio. Non è un’accusa di poco conto nei confronti del sistema penitenziario statunitense.
La scelta di puntare, per respingere la richiesta di estradizione, sul tema delle condizioni di salute di Assange ha evitato alla corte di esprimersi sulla questione principale in gioco: la libertà d’informazione.
È bene sottolineare che la richiesta di estradizione da parte degli Usa si basava su accuse derivanti direttamente dalla diffusione di documenti riservati nell’ambito del lavoro giornalistico di Assange con Wikileaks. Rendere pubbliche informazioni del genere è una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica ad avere accesso a informazioni di interesse pubblico.
Una considerazione finale: la correttezza della decisione della corte non assolve le autorità del Regno Unito dall’aver voluto prendere parte a un procedimento politico nell’interesse degli Usa. A prescindere dalla positiva decisione odierna, contro la quale comunque immagino verrà presentato appello, si è trattato di un terribile precedente di cui gli Usa si sono resi responsabili e il Regno Unito ha accettato di essere complice.
foto di Patrizia Cecconi
No all’estradizione di Assange, ma gli USA si appellano
di Patrizia Cecconi
Sono da poco passate le 11, ora locale, quando dalla folla di attivisti e giornalisti accalcati fuori del Central Criminal Court arriva un acutissimo grido e poi altre grida altrettanto acute.
Ci spostiamo tutti verso quella direzione temendo qualcosa di drammatico, ma in meno di due secondi si scopre che erano urla di felicità e si aggiungono voci che scandiscono: Julian Assange is free.
Bene, la giudice non ha concesso l’estradizione per le gravi condizioni psico-fisiche in cui Assange è stato ridotto in questi lunghi mesi passati nel famigerato carcere britannico di Belmarch e ha motivato la sentenza con il rischio che Assange correrebbe se finisse in un carcere di massima sicurezza negli Usa.
Rischio di suicidio, dice la sentenza. Quindi no all’estradizione.
Assange è la prova vivente del coraggio della verità, non quella “medicata” delle veline del potere, anche quando si maschera di democrazia, ma quella vera. Quella che racconta i crimini segreti e che quindi il potere non può tollerare.
Al momento Assange ha superato il rischio più grande: quello dell’estradizione nel paese di cui ha denunciato i crimini più abietti e le bugie che hanno addormentato l’opinione pubblica affinché i crimini denunciati potessero passare come “esportazioni di democrazia”. Cioè l’estradizione negli USA.
Ora vedremo il seguito, ma intanto possiamo condividere l’emozione, la soddisfazione e la gioia delle centinaia di persone che, fuori del tribunale, aspettavano – e temevano – la sentenza.
Un cartello diceva: dopo Assange chi sarà il prossimo?
Ora possiamo avere un briciolo di speranza, ma la lotta per la verità non è finita e neanche quella per restituire ad Assange i suoi diritti. Gli Usa intanto fanno sapere che si appelleranno contro la sentenza di non estradizione.
Chiudiamo questa prima parte della mattinata con una frase pronunciata da Assange una decina di anni fa proprio qui a Londra: “Se le bugie servono alle guerre, la verità può essere utile per iniziare la pace”.
Per ora da Londra è tutto, ma ricordiamo che il no all’estradizione non è ancora la vittoria completa.
(*) articoli ripresi da www.pressenza.com
Il Regno unito nella, sua presunzione di Grande potenza, è in realtà il compare gregario degli USA.
se Biden volesse marcare una discontinuità manderebbe a casa Marc Raimondi, portavoce del dipartimento di Giustizia Usa, che subito dopo la sentenza ha annunciato :”Continueremo a chiedere l’estradizione di Assange negli Stati Uniti”.
vogliono che Putin diventi il paladino dei perseguitati dalla giustizia USA, dopo Snowden toccherà ad Assange?
Mi riprendo ora dalla sbronza (di felicità) per dire due parole. Ho letto molti commenti in rete che, nonostante i festeggiamenti, facevano notare quanto l’estradizione sia stata bloccata non per tutelare la libertà di parola ma soltanto per tutelare il diritto alla salute di Assange. Giusto, vero, ok, ma questa era esattamente la prima richiesta del pool di avvocati, e comunque Assange ha evitato il rischio più grosso. La battaglia per la libertà d’informazione arriverà, ma per ora c’era da tutelare la salute di un essere umano, che ha la sola colpa di aver creato una wiki dove poter pubblicare informazioni riservate.
E comunque, si fa un passettino alla volta.
https://www.youtube.com/watch?v=ooYexANBX3Y
Il caso Assange: un grido di allarme per le democrazie occidentali:
https://www.pressenza.com/it/2021/01/il-caso-assange-un-grido-di-allarme-per-le-democrazie-occidentali/
Un aggiornamento sul caso Assange ripreso da Pressenza.
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sentenza_assange_e_limbarazzante_spettacolo_dei_media_italiani/8_39000/