Morire di lavoro a 26 anni
Quel che subito si dovrebbe fare per creare un argine contro la strage silenziosa e l’omertà degli appalti
di Vito Totire (*)
La morte di Christian Vernocchi a Cervia – ucciso da una pala meccanica nella “stazione di trasferenza” di Hera Ambiente – lascia allibiti. Molti fattori spingono alla assuefazione e alla rassegnazione ma ogni evento luttuoso di questo genere riapre ferite mai rimarginate. In particolare se si verificano in contesti territoriali come la Romagna con precedenti stragi di operai (dalla Mecnavi all’amianto dell’Enichem e di altri siti produttivi).
In un momento storico in cui certe procure della repubblica parlano di epidemia come di “evento ineluttabile” c’è il rischio che il mito – sempre infondato – della inevitabilità si proietti anche sulla “ordinaria” e quotidiana strage sul lavoro.
Non è solo una critica, è anche una autocritica in quanto alla fine anche “noi” arriviamo il giorno dopo.
Ma bisogna agire; dietro ogni evento infortunistico e dietro ogni malattia professionale c’è un segno premonitore che va ricercato nelle lacune del documento di valutazione del rischio. A volte, pur essendo corretta la valutazione, i rapporti di forza fra lavoratori e padroni impediscono di mettere in pratica le misure di prevenzione, pur magari facili da attuare. Insistiamo sulla nostra proposta di istituire – sul modello del Renam per i mesoteliomi – i registri degli infortuni mortali integrati dai dati sui “quasi infortuni” , quegli eventi a rischio che non hanno avuto esiti infortunistici ma per ragioni fortuite e dai quali occorre trarre indicazioni per la prevenzione futura.
Che il rischio si trasmetta lungo la catena di appalti e subappalti è cosa nota. Sono francamente irritanti le frequenti sortite di Hera (certe pagine di certi quotidiani sono poco lette ma comunque…) di sapore auto-propagandistico: Hera si vanta di essere ai vertici mondiali delle classifiche di “top employement” compilate da agenzie private vittime di ipnosi. Queste agenzie – supponiamo a pagamento – si concentrano su alcuni particolari evitando di analizzare il contesto; è facile giungere in vetta a queste “classifiche” quando i lavori più a rischio (tipo gli interventi sule condutture del cemento-amianto) sono quasi completamente esternalizzati e affidati ad aziende che andrebbero seguite dagli organi di vigilanza.
Per la morte di Christian Vernocchi non possiamo che esprimere il nostro cordoglio, ma diamo la disponibilità a sostenere percorsi di costituzione di parte civile. Un passo che ci auguriamo venga fatto anche dal sindaco del Comune nel cui territorio si è verificato l’evento mortale e da quello del Comune di residenza del ragazzo .
Il processo, se ci sarà un processo, riguarda tutta la comunità.
(*) Vito Totire, medico del lavoro, portavoce Rete per l’ecologia sociale
tutte le grandi aziende pubbliche e para-pubbliche si nutrono di subappalto che è la summa du tutto: alto rischio, neo-schiavitù, corruzione ecc. (vedi storia Fincantieri) la questione è anche che in Italia gli ispettorati del lavoro, gli ispettorati asp, gli RSLS e RSLT sono inesistenti o corrotti … e i governi di “sinistra” (da D’Alema in poi) hanno spianato la strada …
Sabato 24 aprile alle ore 16 manifestazione a Sesto San Giovanni (Milano) contro i morti sul lavoro, le malattie professionali, per la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita.
Anche se ci sarà ancora la zona rossa e divieti o restrizioni da parte di governo e regioni per il coronavirus, come l’anno scorso e come facciamo ogni anno dal 1997, anche quest’anno manifesteremo, portando in piazza la rabbia delle vittime e la determinazione a continuare la lotta contro il capitalismo, un sistema economico-politico – giudiziario e sociale che ogni anno assassina migliaia di lavoratori per il profitto. Il nostro Comitato ricorderà comunque, nel rispetto delle norme di sicurezza, tutte le vittime del profitto con una manifestazione “statica” permessa in base al DCPM del Ministero dell’Interno del 2.3.2021. Ci incontreremo quindi alle ore 16 in via Carducci (terreno ex Breda) e deporremo fiori alla lapide posta dagli operai delle fabbriche sestesi nel 1997, con la scritta A PERENNE RICORDO DI TUTTI I LAVORATORI MORTI A CAUSA DELLO SFRUTTAMENTO CAPITALISTA ORA E SEMPRE RESISTENZA, aprile 1997.
Non possiamo più tollerare che l’Italia continui a essere il paese delle stragi operaie e ambientali impunite (ponti che crollano, disastri ambientali, inondazioni, terremoti e altro ancora).
Oggi, accanto alle stragi dovute alla malasanità, ai tumori professionali e ambientali, a tutte le patologie dovute all’inquinamento, si aggiungono le decine di migliaia di vittime del Covid-19 e di una sanità pubblica smantellata negli ultimi anni. Ad esse vanno aggiunte altre vittime del lavoro: infermieri, medici, personale sanitario in genere, che hanno perso la vita per aver dovuto lavorare senza le adeguate protezioni.
Sono passati 28 anni da quando l’Italia ha messo al bando l’amianto, ma siamo ancora uno dei paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia di malattie amianto-correlate. Ogni anno le vittime dell’amianto sono circa 6 mila: 3600 per tumore polmonare, 600 per asbestosi, 1800 per mesotelioma, un tipo di cancro molto aggressivo che colpisce la pleura e altre membrane.
L’amianto ha ucciso, uccide e continuerà ad uccidere ancora, perché i tumori che causa (mesotelioma, tumori polmonari, alla laringe, asbestosi, e altri ancora) ci mettono decenni a manifestarsi, e il loro picco è previsto tra il 2025 e il 2030. In Italia sono ancora circa 370mila le strutture che contengono Eternit: per lo più edifici privati ma anche industriali e pubblici, comprese 2.400 scuole, 1.000 biblioteche e 250 ospedali. Per non parlare della rete idrica: sarebbero 300mila i km di tubature in cui è presente l’asbesto. Si tratta, però, di stime: il censimento dei siti inquinati non è stato completato in tutte le regioni. L’amianto è responsabile di una strage che avviene nell’indifferenza che, oggi più che mai, diventa complicità. Rompiamo il silenzio. Basta morti per il profitto.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di lavoro e nel Territorio