Il fantasma di Arafat

di Alessandro Taddei  (*)

IN SCENA

Sig. presidente (Abbas)

Sig. primo ministro (Netanyahu)

sig.ra Clinton (moglie di Bill)

Il fantasma di Arafat

Un cameriere

Prologhino

Hanno aperto l’asta pubblica nella grande Muqata, un tempo casa e quartier generale di Yasser Arafat. In fila araba ecco arrivare il presidente, di nascosto il sig ministro e anche la sig.ra Clinton. Tutti e tre si accomodano nella sala riunioni, un sala da tè con un balcone grande che dall’alto guarda sopra tutta Ramallah. Una finestra è aperta, manca mezz’ora al canto del muezzin, qualcuno osserva in un silenzio invisibile.

Yalla!

«Una prigione è una polveriera» dice la sig.ra Clinton tutta disinvolta al sig presidente commentando Gaza e anche la West Bank. «La vostra terra sta diventando sempre di più un luogo dove potersi esercitare, sperimentare e continuare a sostenere l’economia di guerra, per questo devo ringraziarla ancora una volta, per la fiducia che pone in me».

Sig. presidente: «Ahlan wa sahlan bik».

Sig.ra Clinton: «Ma sig. ministro, cosa fa nascosto sotto il tavolo, qui non piovono mica le bombe! Venga fuori che voglio ringraziarla adeguatamente per continuare a stupirmi in maniera così intensiva ed efficace. Lei esprime la nostra economia in termini del tutto chiari. Ora che finalmente ho visto con i miei occhi, possiamo comprare tanti altri Iron Dome».

Cameriere: «Asta battuta!».

Sig. ministro: «Sì ha ragione, sono un ottimo sistema di difesa, lo certifica anche il sig. Barak. No, no per carità non il suo guru nero ma il nostro ministro alla difesa».

Sig. presidente: «Ahlan wa sahlan bik».

Ma ecco che come per magia, l’osservatore invisibile parla da lontano con voce conosciuta: «Avete messo un bel vestito da sera per il gran galà sig. presidente, sig. primo ministro. Signora Clinton, ho visto che si é cambiata dabito due volte ieri. Certo di questi tempi la diplomazia si fa con l’abito giusto, in verde per il sig. presidente e per il sig ministro un bel vestitino azzurro in tema con la bandiera. Oggi per l’occasione si é messa un paio di jeans, vuole fare una scappatina da qualche parte come quella volta a Oslo? Forse al King David, no troppo lussuoso, non le si addice, a Ramallah dal sig. Fayyad? No, lui avendo studiato in Texas preferisce altre visite, allora mi dica dova va questa sera cosí vestita?».

Sig.ra Clinton: «Ma chi é che parla, come osa rivolgersi in questo modo a una ambasciatrice di pace?».

Fantasma: «Veramente io sarei il padrone di casa, questa sino a ieri era casa mia, almeno fino quando mi hanno riesumato per farmi le analisi».

Nel frattempo il sig presidente e il sig ministro litigano sul prezzo di un pezzetto di terra vicino al mare dove si dice il terreno sia più fertile che mai. Non danno retta alla voce che parla, a un certo punto trovano anche un accordo, si stanno per dare la mano quando scoppia un tuono.

«Tutti giú per terra» grida il sig. ministro e tutti si buttano sotto il tavolo grande della sala riunioni.

Fantasma: «Stupidi, non vi siete accorti che é solo un temporale?».

La sig.ora Clinton mette mano alla borsetta, tira fuori lo specchietto e si rimette a posto il trucco. Il sig presidente e il sig ministro fanno finta di niente, la Clinton con un cenno rimette tutto a posto, si sistema i capelli e sbotta «come si permette di offenderci cosí, che vuole?».

Fantasma: «Mi dia retta sig.ra Clinton, metta piu’ denaro qui, in questa terra cresce che é una meraviglia, in fondo è solo un gioco di numeri. Avanti, metta e tolga un numero dal suo computer e dia a loro quel che vogliono, li faccia diventare ricchi, come lo ero io prima di essere amm… ops di morire in circostanze misteriose».

Sig.ra clinton: «Scandalo! Di cosa parla lei, chi é stato ammazzato e per cosa, nessuno ha visto niente, nessuno ha capito?! e poi è grazie a noi se per la prima volta da Nablus a Jenin o da Ramallah a Tel Aviv e da Tel Aviv al mare si può andare per una strada normale e non più per le vecchie, tutte curve e con qualche buco. Abbiamo potuto migliorare questo Paese e farlo diventare quasi normale!».

Fantasma: «Certo queste nuove strade sono state costruite per migliorare la viabilità dei coloni più che dei palestinesi, anche a giudicare dal numero di targhe gialle che le frequentano perchè come certo lei ben sa nel Paese quasi normale i palestinesi girano con targhe verdi e gli israeliani con le gialle. A parte questo hanno quelle otto cittá che gli ho fatto guadagnare con suo marito a Oslo cara sig.ra Clinton o dovrei chiamarla Dolly? E non sono poco quelle otto cittá, non é vero sig.ministro: si ricorda che brutta fine ha fatto il sig. Rabin dopo?».

Sig.ra Clinton : «Con mio marito a Oslo, buona questa. Ma lei chi é, non mi dica che… Yasser é lei? Non era morto?».

Il sig. presidente e il sig. ministro un po’ spaventati da questa voce che tutto dice e niente mente, si dirigono con fare minaccioso verso il corridoio dove finisce la voce.

La sig.ra Clinton, più intelligentemente capisce che la voce altro non è che un’eco, apre la finestra e sale sul balcone. «Yasser amore mio, quanto tempo che non ci sentiamo, mi sei mancato molto, come stai, dove ti trovi? Quanti ricordi a Oslo, nella stanza dorata a mangiare datteri surgelati e sognare un futuro insieme, in quella casa sul lago che tanto mi piaceva e quella storia della pecora clonata che tanto ti faceva ridere, aish! che pena non averti potuto portare con me quella mattina, andare via con mio marito, la sua scorta e le nostre stupide figlie. Amore mio dimmi, quanto anni è che girovaghi in queste stanze, lo sai che non potevo venire a prenderti quando ti assediavano, quando ti hanno portato a Parigi, poi c’era sempre tua moglie con te e io o no, no! non potevo proprio, se sono diventata ambasciatrice di pace l’ho fatto solo per te, te lo giuro, per amore tuo, caro Yasser».

Il presidente e il sig ministro sono intenti a picchiare il cameriere che dopo aver battuto l’asta stava portando succhi di frutta e dolci.

Presidente e primo ministro in coro: «ce la paghi stupido servo, ce la paghi per questo affronto!».

Sig.ra Clinton: «lasciatelo stare! non e’ stato lui, e’ stato Yasser».

Presidente e primo ministro in coro: «Yasser!!? Ma non dica sciocchezze! Yasser e`morto 8 anni fa».

Sig.ra Clinton: «ma no sentite, è la sua voce».

Il muezzin comincia a cantare.

Cameriere: «scusate se posso permettermi, ma quello è solo il canto del muezzin».

Giú altre botte all’umile servo.

Primo ministro: «Stupido, rifiutare ciò che gli avevamo proposto anni fa è stato proprio da scellerati, se avesse accettato».

Sig.ra Clinton: «Guardi che Yasser con mio marito e quell’altro ebreo che poi voi avete ammazzato aveva preparato tutto, diviso la Palestina nelle tre lettere dell’alfabeto, A, B, C… certo che aveva accettato! Lo scellerato è proprio lei, se proprio lo vuol sapere sig. ministro! A parte il fatto che nessuno lo dice e tutti lo pensano».

Sig. presidente: «Ahlan wa sahlan bik».

Cameriere: «Come dice? Aree A , B, C, lasci stare sig.ra Clinton, cose da matti, non le ha mai rispettate nessuno le tre lettere dell’alfabeto».

Di nuovo giú botte per l’umile servo, anche una ciabatta sulla testa.

Sig. ministro: «L’abbiamo fatta finita con questo impiccione e grazie per i fondi che ci avete dato sig.ra Clinton e per aver dato strade decenti ai coloni, ops no mi scusi, ai palestinesi».

Sig. presidente: «Ahlan wa sahlan bik».

Fantasma: «Mica si può essere presentabili agli occhi dell’opinione pubblica mondiale continuando ad andare in macchina per quelle vecchie strade impolverate, dove non ci sono nemmeno i cartelli che indicano come arrivare a Jenin. A proposito cosa pensate di fare con quel muro? Non bastano mica i murales a renderlo accettabile, dovete trovare un modo piu’ sofisticato per abbellirlo».

Tutti in coro: «Ancora la voce!!! ma se non é il cameriere allora… è possibile che…?».

Primo ministro: «Viene da fuori, forse dal minareto, l’ho sempre detto io che andavano distrutti tutti!».

Fantasma: «Ehi voi due, lá in fondo! Non vi ricordate piu’ di me, sono io, Abu Ammar, non mi riconoscete piú? eppure abbiamo combattuto anni fianco nel fianco, o meglio io ho combattuto, tu caro Bibi hai quasi preso le botte e tu caro Abbas tenevi i conti, facevi il contabile. E lo facevi bene, anche oggi saresti un ottimo contabile, per te stesso si capisce. Ma sei diventato presidente, hai fatto tanta strada no? Sei contento? Ahlan w sahlan».

Sig. presidente: «Ahlan wa sahlan bik».

Fantasma: «E lei sig. ministro si ricorda di me? Certo che si ricorda, come potrebbe essere il contrario? A proposito prima che me ne vada, in fondo ero venuto solo per questo, non se ne abbia sig.ra Clinton ma mia moglie era molto piú convincente di lei, chi di voi due mi ha fatto lo scherzetto di mettermi il polonio nel té?».

La sig.ra Clinton scoppia in lacrime, gli altri due si avvicinano alla finestra, il primo ministro tira fuori una ricetrasmittente dalla tasca, l’altro un telecomando che sembra funzionare per il condizionatore.

«Adesso faccio arrivare i droni» dice il sig. ministro,

«Io i missili» risponde il sig. presidente.

Le parole uscite di bocca al sig. presidente creano caos e panico, la guerra. Il primo ministro rimette il telecomando in tasca e prende per il bavero il sig presidente che tutto impaurito si mette a tremare. «Ah – dice il sig ministro – allora lei li ha questi maledetti missili che arrivano nel sud di Israele! mi ha sempre mentito quando diceva di non sapere niente, finalmente ho scoperto la veritá. Ora è finito sig. presidente, mi dia quel maledetto telecomando o la faró bombardare dai miei droni». Il presidente per tutta risposta preme il tasto rosso del telecomando. Si accende solo la televisione. I due si guardano con odio.

Il cameriere si alza, finalmente puó mettersi a guardare alla televisione una nuova serie appena arrivata della Turchia ed é felice per questo: a casa di sua nonna Haifa non ha una televisione cosí grande.

Buio.

Da qui in poi nessuno sa niente di quello che sia successo nella stanza. Qualche mese dopo un cittadino di Nablus, che era venuto a visitare la muqata, trova un cd sotto i fiori vicino alla tomba di Arafat. Tornando a casa mette il cd in macchina ma c’è solo il canto del muezzin. Il figlio che aveva da molto tempo passioni per il metal, l’hard rock e altre musiche classiche occidentali, prova ad ascoltarlo meglio con il suo stereo i-tech, e messo a palla il canto del muezzin in sottofondo si può ancora ascoltare il fantasma parlare. «smettetela idioti! Guardatevi, siete proprio uguali, fate pena. Come fate a essere credibili davanti alla gente, lei sig. ministro dopo aver ucciso tutti quei bambini a Gaza ha perso un sacco di voti, non tanto per i bambini ma perchè tre dei vostri connazionali sono morti e tu Abbas guardati, non sembri neanche più il contabile di una volta, il fiero Abbas che sfidava le calcolatrici. Rispondetemi: che ve ne importa del diritto al ritorno, della diaspora, dell’olocausto, di Gaza, di quelli a cui è stato tagliato lo stipendio, di quelli che lavorano nei campi a Jenin, di quelli che tutti i giorni devono andare al mercato a Hebron sotto minaccia colona, dei portuali di Ashdot, delle casalinghe che non hanno nemmeno i soldi per mandare i loro figli all’asilo, delle demolizioni costanti? Cosa ve ne importa? Per voi l‘importante è mantenere il potere e lasciare la gente nell’ignoranza politica o religiosa. Che lo stato attuale delle cose rimanga uguale fa comodo a tanti. Guardate in Siria oggi quanti posti di lavoro si stanno per creare e non certo per i siriani men che meno per i kurdi, quelli si sa sono sempre gli ultimi. L’avevo detto io a Saddam anni fa e infatti… Prima di venire qua ho fatto visita a un vecchio amico, Marwan si chiama, lui purtroppo é ancora in galera in Israele ma per qualche ora sono riuscito a farlo uscire e siamo andati a vedere un raduno politico, sapete sono ancora un fantasma influente. Siamo rimasti sotto un albero a ridere come quando eravamo ragazzi. Se lo ricorda Marwan sig. presidente? Mi ha detto di chiedervi, soprattutto dopo quello che è successo a Gaza, davvero volete che il vostro Stato nasca e muoia sulle ceneri di questa terra?».

Il muezzin termina il canto. Il ragazzino per non dare un dispiacere a suo padre che é una brava persona e tanto stima l’Autoritá, non gli dice nulla e butta il cd in un cassonetto di immondizia.

 (*) Questa è la prima parte di una “Trilogia della speranza” che Alessandro Taddei sta scrivendo. Se vi incuriosisce sapere qualcosa sui suoi lavori precedenti – in giro per il mondo – qui in blog ci sono notizie ma anche link utili (db)

Redazione
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