Solarpunk: raccontare il mondo, cambiarlo
di Franco Ricciardiello
«Come ci muoviamo verso un futuro che non possiamo immaginare? Ispirato da questo problema, c’è un unico compito che accompagna la lotta al cambiamento climatico: immaginare come sarà il mondo nel quale avremo successo. Senza direzione, non possiamo avanzare ipotesi. Senza un’immagine di come apparirà un mondo diverso, dove sta la speranza? Se persistiamo nel pensare che un cambiamento positivo sia impossibile, dimostreremo di avere ragione. Se vogliamo impegnarci per un cambiamento consequenziale, abbiamo bisogno di una visione positiva. Una di queste visioni può essere trovata nel solarpunk».
Isaijah Johnson in Solarpunk: il valore pedagogico dell’utopia
L’arrivo in Italia di una nuova corrente letteraria, il solarpunk, ha aperto nuove prospettive per la narrativa d’anticipazione — o, come preferiamo chiamarla noi appassionatǝ, la fantascienza — e al tempo spesso ha inaugurato un dibattito sulla sua natura.
È scritto nel manifesto italiano che il solarpunk è un genere letterario, ma anche un’estetica, e più in generale un movimento. Il solarpunk racconta un futuro migliore e costruisce strategie per renderlo possibile. Il suo nome è ricalcato dal cyberpunk, con il quale condivide la lotta contro l’alienazione, che sia da evoluzione tecnologica o da shock climatico. Il suffisso –punk indica opposizione, resistenza, rivolta; non è dunque un altro dei sottogeneri fantascientifici n-punk, che non sono nati per incidere sulla realtà, come il retrofuturistico steampunk, o etichette estetiche di narrative decadenti come biopunk e nanopunk, o peggio ancora gli orrendi dieselpunk e atompunk.
Scrittorǝ e attivistǝ solarpunk rigettano l’insostenibile modello di sviluppo capitalista, che ci ha portato sull’orlo del baratro climatico, politico, morale. Incompatibile con una economia basata sul consumismo, il solarpunk non predica un “ritorno alla natura”, ma un progresso consapevole nel quale scienza e tecnologia, usate in maniera trasparente e democratica, ci consentano di raggiungere finalmente l’equilibrio con il nostro pianeta; si fa interprete di sentimenti e istanze che chiedono uno sviluppo equo, ecologico, inclusivo, una visione politica anticapitalista, utopista, femminista, antirazzista, antipatriarcale, antispecista.
Un riferimento chiaro è l’utopia; per questo il solarpunk rappresenta anche una reazione alla letteratura distopica, che non offre più strumenti utili per reagire allo “shock del futuro”. La distopia si è trasformata in un estinzionismo trendy e conservatore che inventa sempre nuove storie d’avventura in scenari da fine del mondo. Anche come reazione diretta a questa filosofia del tutti-contro-tutti, il solarpunk recupera pratiche di solidarietà come quelle raccontate in A Paradise Built in Hell di Rebecca Solnit: «le catastrofi producono straordinarie comunità temporanee, paradisi tra le macerie della civiltà, dove le persone si sostengono a vicenda, senza alcuna autorità superiore».
Nel tentativo di prevedere il futuro, la fantascienza da sempre insegue la scienza; con il cyberpunk l’ha raggiunta e superata, dimostrando che per vincere lo shock del futuro occorre accettare la pervasività della tecnologia. Il solarpunk ha il vantaggio di partire da questa consapevolezza: lo shock si supera accettando la rivoluzione hi-tech, e contemporaneamente abbandonando le tecnologie energetiche fossili e il sistema di produzione basato sullo sfruttamento di risorse non rinnovabili. Non bisogna avere paura di come cambierà il mondo né degli adattamenti che dobbiamo aspettarci per abbandonare l’era velenosa dei combustibili fossili.
Come scrive Domenico Gallo su Pulp Libri: «Solarpunk è la fantascienza (e l’alternativa sociale alla catastrofe); […] mette in primo piano la realtà ambientale complessiva, il rapporto tra individuo e pianeta, le strategie di sopravvivenza che implicano nuove prospettive politiche e solidarietà. In molti casi il Solarpunk lavora su strategie in una prospettiva postcapitalista che letterariamente riprende la ricca tradizione della fantascienza postatomica e di rinascita della società umana in lotta tra regressione e nuova società egualitaria».
Un’obiezione che alcunǝ lettorǝ muovono al solarpunk è il presunto carattere non-conflittuale della narrativa utopica. A parte l’equivoco sul concetto di “conflitto” in letteratura e più in generale nell’arte, ciò significa ignorare il concetto più importante, che Hannah Steinkopf-Frank riassume in un efficace slogan: «il solarpunk non è un’estetica gradevole, ma la fine del capitalismo». La sua visione del futuro è certamente ottimista, ma assolutamente non assimilabile al greenwashing (per esempio, quei condomini di lusso con il tetto verde o simili a un bosco verticale il cui costo esclude i meno abbienti, quando non caccia via le comunità esistenti nel tessuto urbano).
Ci troviamo a un punto di svolta. La distopia segna il passo, ǝ lettorǝ hanno fatto indigestione di visioni negative. Questo è il momento nel quale la letteratura deve fare la sua parte, cioè ipotizzare scenari, indicare vie, creare il futuro prima che questo si materializzi. Non sarebbe la prima volta che gli scrittori inventano un mondo che poi la scienza realizza.
Scrive Andrew Dana Hudson, fra i più lucidi teorici del solarpunk: «Un genere esplora le idee attraverso motivi e variazioni su un tema. Un movimento provoca il cambiamento attraverso iterazioni di strategia e azione». La letteratura realista vuole imitare la vita, ma il fantastico ha dimostrato che i suoi strumenti non sono sufficienti a comprendere il mondo; il solarpunk invece non vuole raccontare il mondo. Vuole cambiarlo.
IN “BOTTEGA”
Del sito solarpunk.it – fondato da Franco Ricciardiello, Silvia Treves, Giulia Abbate e Romina Braggion – ha scritto Diego Rossi: Solarpunk: immaginari (e ideali) non in vendita. Invece non abbiamo ancora recensito (il libro è esaurito e lo sciagurato db ha perso l’attimo) «Assalto al sole», l’antologia di racconti curata da Franco Ricciardiello per Delos; ma la ristampa è in dirittura d’arrivo e dunque abbiate fiducia. Invece abbiamo presentato e poi recensito (con relativi ululati di gioia) «Manuale di scrittura di fantascienza» di Giulia Abbate e Franco Ricciardiello. Infine buttate un occhio – o anche tre – su questa doppia recensione (di db e Gian Filippo Pizzo): Usa: quando scoppiò la rivoluzione socialista e Ancora su «Nell’ombra della Luna». Noi bottegarde/i siamo assai contente/i di ospitare oggi un testo di Ricciardiello e auspichiamo un bis, un tris, un poker e pure una scala reale (o repubblicana?).
LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – sono riprese da solarpunk.it
“il solarpunk invece non vuole raccontare il mondo. Vuole cambiarlo.”
Attenti a questo nobile intento. Cambiare vuol dire agire, è nel lavoro, nell’attività sensibile, che il mondo può essere cambiato. Significa schierarsi, prendere posizione. In un racconto, ma anche all’interno di una congiuntura politico-ideologioca. Nel chiuso della propria cameretta, davanti a una qualsiasi tastiera è pure possibile fare grandi cose: non cambiare il mondo. A meno che con cambiare il mondo si voglia significare spingere gli altri a farlo, armare ideologicamente il prossimo affinché voglia cambiarlo.
Ma come raggiungere larghe masse, grandi abbastanza da innestare anche piccoli processi di cambiamento, se non scendendo per le strade distribuendo gratis le vostre pagine, offrendo spettacoli in cui vengano riflessi gli scenari che stanno dietro l’angolo e che a noi spetta solo svoltare per raggiungere?
Un altro invito alla prudenza. L’artista può vedere là dove la scienza non è ancora arrivata. Sì, sopravanzarla. In alcuni casi può servire da stimolo alla scienza per procedere sulle giuste vie del servizio all’uomo e non al profitto. Ma si tratta di casi rari, da celebrare una volta che si siano realizzati. Parlarne come possibilità PRIMA che si inverino apre trappole mentali che innestano processi incontrollabili. Da lì al dominio dell’arbitrio, della magia e del relativismo il passo è breve.
In ogni caso grazie per avere aperto la discussione su un genere che stava languendo e che potrebbe, partendo da questi nuovi assunti, essere rianimata.