Yerka, artista a tutto tondo – 8 (e fine)
di Mauro Antonio Miglieruolo
Daniele mi invita ripetutamente a salutare i visitatori del blog in questa ultima (provvisoriamente ultima) puntata su Yerka. Vi vuol bene, credetemi. Mi credete se scrivo che lo stesso vale per me?Cosa credete sia stato a spingermi a lavorare su tanti post, trascurando di completare un romanzo che preme, grida, si strugge nell’attesa, se non la considerazione in cui vi tengo? La stessa considerazione che mi ha indotta venti anni fa, quando ho cominciato con maggiore assiduità ad affrontare il compito di commentare, più ancora che inventare, a affermare la necessità “di dire cose che non vengono dette e rintuzzare cose che non dovrebbero essere dette, eppure vengono dette“. Per quel poco che potevo, desideravo che le idee dominanti, pur restando purtroppo tali, fossero inquinate dalla presenza di idee dominate. A mio beneficio e consolazione ne indico qualcuna (ne ribadisco qualcuna): che ribellarsi è giusto; che il quartier generale è importante, altrettanto importante che bombardare il quartier generale: anche il nostro quartier generale; che al primo posto, nell’azione, come nella scelta dell’obietivo da raggiungere, deve esse posto l’interesse generale dei lavoratori; che la lotta di classe domina tutto, a partire dalle condizioni che rendono necessaria la lotta di classe. Borghesia e proletariato si formano nella lotta di classe, che costituisce ambedue come tali (classi). Tant’è che nel dopo della vittoria del proletariato (fino almeno all’epoca lontana del comunismo compiuto), la lotta di classe continua. E se non continua la vittoria del proletariato volge rapidamente alla sconfitta.
Dunque, un saluto. Un saluto come io so dare. Nei miei limiti. Prima che la luce si spenga e nel buio sopravvenuto non abbia più possibilità di scrivere. Alias, di servire.
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Acquario? Una finestra sul possibile nelle condizioni dell’impossibile. Adatta a nutrire sogni. Gli stessi sogni di alcuni decenni fa, quando avevamo a nostra disposizione il cosmo intero.
Il pozzo e il pendolo… all’interno di una bocca che è quella di un orrore temperato. Che sembra voler suggerire, mannò, si tratta solo di uno scherzo. Uno scherzo inquietante ma bello.
Una orrenda meravigliosa invasione o una squadra di soccorso extraterrestre giunta a guarirci da alcuni i nostri mali?
Occorre camminare a lungo per arrivare a questo luogo di poderoso rimpianto. Superare molte insidie. Fare i conti con molte entità. Una vita ricca, semplice, anche se lontana dalla terra, ci aspetta. In realtà il luogo più segreto della terra.
Sull’incerto d’una navicella procedono le nostre speranze. Ancora poco e navigheremo in mare aperto. A quel punto si tratterà di coerenza, d’essere vivi e audaci nelle occasioni. La casa nostra edificata, bella. Sospesa sui pilastri dell’altrove. Qui e ora.
In quale accidenti di guai ci siamo cacciati? In quale groviglio di contraddizioni. Bisognerà faticare molto per uscirne fuori, indenni. E se decidessimo di non procedere, di restare in quel che abbiamo? Impossibile volere quel che ci fa comodo, contro le scomodità della vita. Anche gli alberi vorrebbero riposare. Il vento però non smette di spirare. Il pullulare della vita anche.
Heinlein credo sarebbe felice di questo quadro a cinque dimensioni. Io pure.
Variazioni sul tema. In un altro mondo, in altra dimensione due uguali extraterrestri si incontrano. Ne nascerà uno scontro insanabile o la scoperta della coesistenza?
Nostri fratelli lontani gli anni luce sono riusciti a ritagliare per sé, in uno spazio ridottissimo, discrete condizioni di vita. Ci invitano ad andarli a trovare. Il viaggio non cosata molto. Due biglietti da 10 euro di fantasia e uno da cento d’apertura di credito. Non resta che consentire. Non resta che fare la valigia. Non resta che aprire il cuore alle gioie di un imperscrutabile tragitto.
Le città del futuro sugli alberi. Lasciando il suolo a lupi e altri predatori (anzitutto umani)? Buona idea. Ma come arrivare a relaizzarla?
Una reggia che è anche una casa trasparente. Chi l’ha mai vista? Chi ne ha mai parlato. Ignoro chi. Forse l’ha inventata Yerka. Volendo regalarci qualcosa di bello, l’ha inventata e subito dopo disegnata per noi.
L’acqua dei fiumi che vedì è l’ultima di quella che andò, la prima di quella che viene. Così è il tempo presente. Così la realtà. L’idillio della terra che vedi è la prima illusione; la seconda e ultima quella del rovescio delle cose. da rovesciare a sua volta.
Renzi. Ricco di parole che in realtà sono cannoni. Ma dove lo ha conosciuto Yerka? Mah!
Immagine che colpisce come un pugno, un pugno delicato di bambino, che cerca solo di attirare l’attenzione. Ci è riuscito! A mio parere la più fantastica di Yerka. Un romanzo più che un racconto.
Viene da chiedersi cosa ci possa essere dentro le stanze dei castelli che qui appaiono. Castelli più piccoli. Che a loro volta ne contengono altri più piccoli ancora? Stanze che contengono castelli più piccoli, quale assurda idea. Assurda per il nostro mondo, non nell’altrove. Quel che è non lo sapremo mai se non visiteremo quei luoghi…
FINE