«Starplex»
db su un vecchio romanzo di Robert Sawyer che Urania ha rimandato in edicola
Cominciamo con la Treccani (questa non ve l’aspettavate, eh?): «La fantascienza è oggi, nelle sue prove migliori, una letteratura di idee, che tende a interpretare con inquietanti, paradossali estrapolazioni la realtà contemporanea o che diviene critica, spesso angosciata, nei confronti dei limiti della ricerca scientifica più avanzata, premonitrice di catastrofi cosmiche o ecologiche…». E se la migliore fantascienza è «letteratura di idee» il canadese Robert J. Sawyer è uno dei suoi maestri.
Dunque se già non lo avete letto nel lontano 1996 andate in edicola e recuperate (nella traduzione di Mauro Gaffo: 6.90 euri per 282 pagine) prima che finisca mese&anno «Starplex».
L’inizio è così tecno-veloce da indurre a pensare che rallenterà. Macchè. Si corre quasi sempre e qualcosa si rischia, anche con una excusatio non petita o forse auto-ironia iniziale: «a rischio di apparire melodrammatico devo dirti che è in gioco il destino dell’universo».
Non svelerò la trama. Sarebbe difficile, lungo ma sopratttutto sbagliato.
Un romanzo particolarmente consigliato a chi ama i delfini; a chi cerca le scorciatoie; a chi si commosse per «la mano a coppa» di Borman, Lovell e Anders (ricordate? l’Apollo 8); a chi crede nella grandezza e pazzia dell’amore fra due persone («non farle male Keith, faresti male solo a te stesso» e poco dopo un tenerissimo «io sono un uomo molto fortunato»); a chi sogna futuri migliori («ecco qual era il mulino a vento che aveva sempre cercato, la battaglia degna di essere combattuta: una lotta per la pace»).
Lor siore e siori gradiscono forse (l’omaggio è compreso nel prezzo anzi nel pezzo) un paio di citazioni sawyeriane da esibire al veglione di Capocovid?
Eccone una. «Keith amava Einstein: lo amava per la sua mescolanza di umanità e intelletto, per la sua capigliatura scomposta, per il suo tentativo da cavaliere errante di rimettere in bottiglia il genio nucleare che lui stesso aveva evocato».
Una seconda citabile? «Le razze bambine giocano con i soldati veri. Forse è tempo che noi tutti cresciamo un po’»
E ora una bestemmia (o almeno il “bottegaio” Fabrizio Melodia mi toglierà il saluto per 45 secondi): «Sherlock Holmes: sfacciato e arrogante».
La parola più sorprendente di tutto il libro è quel «grazie» che arriva quasi alla fine… ma dovrete leggere sino a pagina 267 per capirne la grandezza. Questo mi ha fatto scattare un vago ricordo e ho controllato: in un altro romanzo (ben diverso per esiti e contesti) di Sawyer il concetto-chiave è «grazie». Forse dovrebbe indurci in qualche riflessione.
Come ho già scritto (a proposito di questo gran canadese) il rischio di quando ti innamori tantissimo di un libro – sto parlando di me – è che poi giudichi con quel metro tutti gli altri dello stesso autore. Per evitare che si cada nell’infantilismo “o capolavori o schifezze” mi sono fatto tatuare sul polso la lametta di Om (da con confondere con il celebre rasoio di Occam) che recita: «In mezzo fra Paradisi e Inferni uhhhh quanta robbba c’è».
Trovo una eccellente notizia nella nota finale – di Salvatore Proietti – ovvero che Urania sta per pubblicare la traduzione di «The Oppenheimer Alternative» dove Sawyer «riprende la materia del Progetto Manhattan e del suo tragico leader, il fisico Robert Oppenheimer».
In “bottega” troverete molte esaltazioni (db, Andrea Bernagozzi, Andrea Mameli, Fabrizio Melodia) per Sawyer ma anche le perplessità di Clelia Farris. A che servono i TAG se non a sorreggere le vostre-nostre memorie a gruviera?
Sul mio tavolino da lettura c’è un altro Urania (della collana Jumbo, quindi a fine mese non sparirà dalle edicole) ovvero «Aquarius» di Claudio Vastano, il quale è nato e vive a Lucca; questo secco dato biografico getta su di me (e suppongo su chiunque frequenti la fantascienza da un po’) grande inquiitudine perchè in passato si ripeteva come un ritornello che “i dischi volanti non potrebbero mai atterrare a Lucca”. Presto saprò se, grazie a Vastano, gli Ufo-Ovni hanno parcheggiato “fuori porta” (anzi fuori mura).
Sbirciando i prossimi Urania vedo che su gennaio si annunciano: il vecchio «Nati dall’abisso» di Hal Clement», «La trasformazione» di James Gunn ma soprattutto «Radicalized: quattro storie dal futuro» (già lodatissimo in “bottega” quando uscì negli Oscar) dell’altro grande canadese cioè Cory Doctorow. Perciò iniziate il 2022 – se contate gli anni come fanno i cristiani – facendovi un regalo e/o facendolo a chi ama la buona letteratura ma anche la Resistenza.