Rigaglie: per Tsao Chih
di Andrea Appetito (*)
Le rovine di Lo-Yang. Leggo la poesia di Tsao Chih (192-232 dopo Cristo): figlio dell’imperatore Tsao Tsao dei Wei, favorito del padre ma caduto in disgrazia dopo una sconfitta, Tsao Chih guarda dalla cresta del monte Pei Mang il palazzo che ha abitato ma ora è caduto in rovina. Ha il cuore stretto e non riesce a parlare, si guarda attorno dalla cima del monte ma per molte miglia non vede un solo camino fumare. Ha il cuore stretto, non riesce a parlare e allora scrive versi: quel tanto della voce che passa attraverso le strettoie della vita.
Mi ricorda Juan Rulfo (1917-1986) – nella foto – orfano del padre assassinato dai “cristeros” clericali e della madre morta per un attacco di cuore, prima rappresentante di pneumatici poi scrittore grazie a una borsa di studio. In tre anni o quattro anni scrive El Llano en llamas e Pedro Paramo, trecento pagine tradotte in trenta lingue. Il tutto finisce più o meno così: «Dopo alcuni passi cadde, supplicando dentro; ma senza dire una parola. Diede un colpo secco contro la terra e se ne andò franando come un cumulo di pietre».
(*) «Rigaglie» ovvero recensioni molto velate e riflessioni stimolate da una citazione iniziale… per onorare la fonte dell’ispirazione. Qui le prime tre: Rigaglie: per Deligny (9 gennaio), Rigaglie: per Ceronetti (16 gennaio) e Rigaglie: per Chuang-Tzu (23 gennaio).
La trascrizione dei nomi cinesi in italiano è sempre argomento di polemiche. In rete si può verificare che Cao Zhi o Ts’ao Chih viene indicato anche come Cao Zijian o Chensiwang. Pareri assai diversi sulla grafia del suo nome dunque ma tutti concordi nel ritenerlo uno dei più grandi poeti lirici cinesi dell’Era comune (quella che per un discutibile omaggio alla religione qui dominante in Italia continuiamo a definire “dopo Cristo”).