Primo maggio 2022: quale festa?

di Umberto Franchi

Non è una «scordata» (perchè tutti ne parlano) ma è una “svuotata” perchè per 24 ore si parla dei diritti di chi lavora ma negli altri 364 giorni si tace o peggio si progettano nuove schiavitù. Buon primo maggio a chi lotta.

 

LA GUERRA E LO STATO SOCIALE

Già a 4 giorni dall’inizio della guerra fatta dai russi all’Ucraina, il 28 febbraio 2022, in  una lettera inviata dalla società “American petroleum institute” al presidente USA Joe Biden e al dipartimento dell’Energia USA si affermava: «è arrivato il momento di cambiare rotta e restituire agli Stati Uniti un ruolo dominante nel mondo dell’ energia» chiedendo una politica estera finalizzata a ciò.  

E’ quindi  evidente che la guerra in Ucraina serve anche agli USA per favorire le esportazioni di gas e petrolio (oltre che la vendita di armi) e che l’impegno di Biden per la pace in realtà è finto. Gli USA – oltre a “spingere” l’Occidente a inasprire le sanzioni economiche contro la Russia e incrementiare gli armamenti a favore di Zelensky – fanno una guerra per procura contro la Russia, facendo credere che l’Ucraina possa vincere la  guerra sulla Russia.

Siamo in presenza di un grave salto di qualità. Il segretario di Stato USA Blinken e il primo ministro britannico Johnson sostengono la necessità di inviare armi all’Ucraina per fare la guerra sul suolo russo. Il ministro degli esteri russo Lavrov risponde che allora anche la Russia bombarderà nei Paesi della Nato le armi che sono in partenza per l’Ucraina. Siamo in presenza di una prospettiva terrificante: la guerra fra la Nato e la Russia. 

In Italia, a due mesi dall’apertura del conflitto in Ucraina ,  stiamo vivendo una situazione “di guerra” sul piano economico e sociale.

Nonostante la Russia continui a garantire il gas e il petrolio arrivi regolarmente, la speculazione (che già prima del 24 febbraio ingrassava i suoi profitti approfittando della ripresa economica dopo la pandemia) aumenta a dismisura i prezzi, le tariffe, le bollette…

Eni, BP, Exxon,  Shell, Equinor eccetera  negli ultimi 6 mesi hanno aumentato senza valide ragioni  i prezzi e stanno facendo profitti che sfiorano di oltre il 400% quelli dello scorso anno, con favolosi dividendi ai soci. Strumentalizzano la guerra, superando ogni indecenza e continuano a spostare ricchezza dai poveri ai ricchi.

In questo contesto anche le imprese, soprattutto quelle più piccole e ad alti consumi energetici, vedono un indebolimento netto delle capacità produttive, dovuto ai rincari scandalosi dei costi energetici e materie prime, anche con una riduzione significativa del PIL nel primo trimestre del 2022. Ma soprattutto i ceti popolari subordinati si ritrovano in una situazione sociale insostenibile con:

  • prezzi, tariffe e bollette che aumentano, per cui  i consumi sono destinati a diminuire,  a causa  del fatto che  la maggioranza  dei salari non superano le 1.200 euro mensili e il  50% dei pensionati  percepisce pensioni meno di 1.000 euro al mese, di cui il 15% inferiore a 500 euro;
  • il 90% delle assunzioni avvengono in modo precario per la “legge Biagi” (voluta da Berlusconi/Maroni nel 2003) con ben 45 forme di lavoro flessibile, frantumato. Oggi il 50% di chi ha un lavoro è precario;
  • la scuola è ridotta in uno stato pensoso con l’80% dei plessi scolastici fuori legge rispetto al decreto Unico sulla sicurezza; gli studenti sono obbligati ad accettare una “formazione” che è sfruttamento senza retribuzione (e senza sicureza: di recente due studenti sono morti sul lavoro);
  • i morti sul lavoro sono causati da un tipo di sviluppo fondato sulla centralità del profitto: i lavoratori sono solo oggetti, non hanno formazione e non c’è prevenzione e infatti gli “infortuni” mortali sono passati dai circa 1.000 del 2019 ai 1.400 del 2021;
  • la nostra sanità pubblica è a pezzi (c’è chi aspetta anche un anno per una visita specialistica) a causa dei tagli avvenuti negli ultimi 30 ani (circa 47 miliardi) con l’Italia che ha il triste primato di 165mila morti morti per Covid;
  • gli orari sono i più lunghi d’Europa con i salari più bassi d’Europa;
  • i beni pubblici e le aziende di Stato sono state svendute e privatizzate, con i cittadini che pagano di più i servizi e servizi di qualità inferiore rispetto a quando erano pubblici ;
  • il tipo di sviluppo economico nel nostro Paese è incompatibile con l’ambiente: crea inquinamento, effetto serra, con stagioni aride e fiumi in secca , con bombe d’acqua e cementificazione,  con frane e tracimazioni dei fiumi, con tracolli dei pontei eccetera;  
  • aumentano le disuguaglianze, con il 55% della ricchezza complessiva italiana in mano al 10% mentre un 20% deve vivere con lo 0,20% delle ricchezze.

 

In questo contesto il governo di Draghi prima (dicembre 2021) fa una controriforma del fisco che premia i ceti ricchi a danno dei ceti poveri, e poi trova i soldi per portare l’acquisto armi (dagli USA) a 43 miliardi l’anno, con un incremento di 10 miliardi di euro; il PIL per armamenti passerà da 1,2% al 2% come richiesto da USA-NATO. Gli 8 miliardi utilizzati nella riforma fiscale del novembre 2021 sono andati tutti ai ceti medio/alti e niente a quelli bassi. Non c’è stata una reale riduzione fiscale per i ceti bassi (lavoratori e pensionati) ma anzi è continuata  “la vendetta di classe” contro i ceti più poveri e subalterni

Draghi

  • non fa niente per bloccare le tariffe  ed prezzi ;
  • è latitante sul piano della definizione di un salario minimo decente ;
  • è inesistente rispetto alla necessità di incrementare  le pensioni medio/basse… ;
  • è carente anche su piano dello sviluppo occupazionale; e con le misure economiche prese contro la Russia non potranno esservi misure  finanziarie espansive. Quindi la situ azione economica e sociale non potrà che peggiorare.

E’ penoso anche l’intervento proposto dal ministro del Lavoro Orlando: appellarsi alle associazioni padronali affinché sfruttino meno i loro dipendenti applicando i contratti nazionali.

Bisogna inoltre considerare che l’inflazione supera il 6% ed è destinata ad aumentare: così ci rimettono i ceti lavorativi subordinati i quali continuano ad avere salari e pensioni fermi agli ultimi posti in Europa, mentre  lo Stato italiano ci guadagna; è stato calcolato dalla CGIA di Mestre che con l’inflazione al 6% le imposte in più che entreranno nella casse dello Stato per il 2022 saranno di circa 40 miliardi di euro. Il governo dovrebbe restituire con il “fiscal drag” (drenaggio fiscale) almeno una gran parte dei 40 miliardi prelevati dalle tasche del popolo italiano. Ma è facile prevedere che non lo farà.

Da decenni siamo un Paese senza alternative reali, con uno scontro politico fra schieramenti di centro/destra e centro/sinistra che si accusano  a vicenda di non saper realizzare le stesse cose ma che alla fine hanno sempre fatto le stesse cose: distruggendo il sociale, i diritti, il lavoro mentre svendevano e privatizzavano le aziende e i settori portanti dell’economia italiana.

Un Paese sotto il dominio di un pensiero unico liberista, che continua a considerare  il mercato, l’impresa, il privato e il profitto, i soli valori utili mentre tutto il resto è superfluo o un costo da tagliare.

IL PRIMO MAGGIO DEL 2022 E’ QUESTO !

Ma fino a quando i lavoratori, gli studenti, i pensionati resisteranno ?

Tute vuote, di chi non c’è più” : foto di Gianfranco Angelico Benvenuto.

In “bottega” cfr Cesare Bermani sul senso del Primo maggio e…, Scor-data:1 maggio 1886 (di Eduardo Galeano) ,Il Primo Maggio di operai, infermieri e anziani (di Mario Agostinelli) e Primo maggio 2021: vivere a rischio (di Vito Totire) ma anche Primo maggio: torni «la tarantola universale» (con una poesia di Gianni D’Elia, un testo di Franco Astengo, le canzoni di Pierangelo Bertoli e Banda POPolare dell’Emilia Rossa)

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • Franco Astengo

    PRIMO MAGGIO PER LA PACE, CONTRO IL LAVORO di Franco Astengo
    In tempo di guerra appare naturale che il Primo Maggio sia dedicato alla Pace ma non può essere dimenticata la natura del lavoro nella società capitalistica e la torsione nel senso della intensificazione dello sfruttamento che l’esercizio “indiscriminato” della modernità ha imposto in quadro di inaccettabili disuguaglianze.
    Il richiamo allora è ancora rivolto ad una delle pagine più importanti che il “Manifesto” ha pubblicato all’inizio dell’avventura del quotidiano: il 1 maggio 1971 infatti l’articolo di fondo (non firmato) titolava “Contro il Lavoro”.
    Secondo un’acuta osservazione di Fulvio De Lucis quella pagina deve essere considerata oggi ancora “troppo marxiana in tempi di dimenticanza del modo di produzione capitalistico dove è una “festa” avere un lavoro completamente subalterno al comando del profitto”.
    Parto proprio da questa affermazione di De Lucis per sviluppare alcune considerazioni sui dati di “continuità storica”ben presenti in alcuni dei passaggi dell’articolo.
    Un articolo, è bene ricordarlo, che fu scritto in momento particolarmente “alto” di lotte operaie e di serrata contrapposizione politica sulla cui analisi sarebbe troppo complesso soffermarci in questa sede.
    Un punto del testo pubblicato il 1° maggio di cinquant’anni fa però può essere utilmente preso in esame: “Nessuno più di Marx ha fatto del lavoro il centro della storia. L’uomo stesso è il prodotto del suo lavoro” e più avanti “Da un lato il lavoro diventa, come lavoro salariato, fino in fondo e per tutti una realtà esterna, senza senso e senza contenuti, un’alienazione insopportabile..”.
    Ecco questo è il punto su cui soffermarci, quello del lavoro come alienazione.
    La domanda allora diventa: qual’è il punto di alienazione raggiunto oggi? Si pone ancora la prospettiva che dalla presa di coscienza dell’alienazione si possa arrivare alla presa di coscienza della necessità del superamento del lavoro salariato?
    Occorre analizzare un punto di diversità fondamentale prendendo in considerazione un dato di fondo, rispetto al tempo di “Germinale” o della grande fabbrica fordista : l’uomo (e la donna, ancora sottoposta alla doppia sudditanza, una sudditanza forse mai esasperata come nell’attualità) non sono più il prodotto del loro lavoro, come si pensava cinquant’anni fa, e neppure la dimensione umana si trova ancora al centro della subalternità al comando del profitto.
    Oggi la gran parte del genere umano, anche nelle parti del mondo che possiamo considerare sbrigativamente come di sottosviluppo, non è null’altro che l’espressione del suo consumo, della sua capacità di corrispondere in ogni momento della sua vita e non soltanto in fabbrica all’egemonia del comando del profitto.
    Dentro lo stridore sociale dominante è il comando del profitto che ormai si è esteso sull’insieme di contraddizioni che la modernità presenta, assumendo il comando di tutte le innovazioni che via via si stanno presentando sulla scena.
    Ogni nostro atto, ogni nostra possibilità di visione, è compiuto in funzione dell’apparire quasi sempre pubblicitario del combinato disposto tra reale e virtuale sul quale la logica del profitto si espande e si afferma.
    L’intreccio tra reale e virtuale che si accompagna ormai in tutti gli aspetti della nostra vita non produce altro che la virtuosità del profitto in tutti i campi: ce ne siamo accorti analizzando l’andamento tragico dell’emergenza sanitaria e ancor più siamo chiamati a prenderne atto nel momento in cui la virtualità della propaganda ci propone una vera e propria obliterazione di analisi dei termini concreti di una tragedia come quella della guerra.
    L’incombenza imposta a tutti è quella di mantenere integro il ciclo del consumo.
    Così si è arrivati più ancora che alla negazione al considerare superfluo il conflitto, sia nel sociale sia nel politico.
    Il conflitto è considerato ormai marginale, momento di turbamento dell’ordine costituito.
    Si cerca di spingere fuori dal quadro le potenziali note stonate riducendone i portatori a testimoni innocui.
    Sono del tutto remote le potenzialità di considerare “lotta” e non “festa” una giornata del lavoro nel significato profondo, originario, del Primo Maggio.
    Così l’articolo del “Manifesto” di quel lontano 1° maggio di cinquant’anni fa può essere considerato lontano nel tempo, reperto di vera antichità nella storia delle relazioni umane, sociali, politiche.
    Come dimostrano i fatti di questi giorni l’orizzonte è rimasto ristretto alla sola possibilità della migliore remunerazione del lavoro umano per fa sì che ci sia consentito di continuare ad esercitare questa funzione di mera riproduzione del consumo come fattore di consenso e di nuova dimensione dell’umanità.
    Ricordarsi le condizioni di intreccio tra sfruttamento e alienazione ponendo assieme il tema di rivedere la visione del lavoro potrebbe rappresentare la possibilità di compiere dopo tanto tempo un primo passo in avanti.
    Tutto questo si potrebbe fare magari recuperando un vecchio testo di giornale, rimasto lì e non utilizzato per incartare le patate.

  • domenica a Torino, dove il dissenso è SEMPRE reato, la polizia è stata comandata ad agire come se non esistese la libertà di manifestare . Ecco video, foto e articoli che girano anche in rete.

    TG R del 01-MAG-2022 ore 1930
    https://youtu.be/nFPBCubZ5NA

    TG R del 01-MAG-2022 ore 1400
    https://youtu.be/LY8Ak2p4AMU

    Luca Perino: https://photos.app.goo.gl/RTuxs25NbrKz37mR7
    Diego Fulcheri:

    FRAMMENTI DALLO SPEZZONE SOCIALE : https://photos.app.goo.gl/9Cs1gMZfw4hzZYRw7
    LA POLIZIA CARICA : https://photos.app.goo.gl/3CRwmcvnq6r92J7m6
    VOLTI DAL CORTEO: https://photos.app.goo.gl/yawpzn9MEZvHnnYi8

    1 maggio 22 VIDEO AGTV:
    “FESTA DEL LAVORO 2022, LA DIRETTA DA MILANO, TORINO E ASSISI”
    A 1 ore 25 min 30 sec Scontri a Torino
    https://www.youtube.com/watch?v=5i5LokhFBb8

    VIDEO Pressenza:
    “1° MAGGIO A TORINO
    https://www.youtube.com/watch?v=wIr6QJSOqKw

    VIDEO Torotoday:
    “TORINO, BOTTE DA ORBI AL CORTEO DEL PRIMO MAGGIO: CARICHE ANCHE DURANTE ‘BELLA CIAO’

    Gioele Urso
    https://www.torinotoday.it/video/primo-maggio-cariche-polizia-video.html

    VIDEO Stampa:
    “CARICHE SUL CORTEO DEL PRIMO MAGGIO A TORINO: IL VIDEO DEGLI SCONTRI”
    di Daniele Solavaggione (Agenzia Reporters)

    https://www.lastampa.it/torino/2022/05/01/video/cariche_sul_corteo_del_primo_maggio_a_torino_il_video_degli_scontri-3175988/

    VIDEO Stampa Gastone Cottino:
    “HO QUASI CENT’ANNI MA MI RIBELLO: IL PRIMO MAGGIO È DI TUTTI”
    “Gastone Cottino, partigiano, nome di battaglia “Lucio”; anni 97, ha ancora voglia di ribellarsi. ….
    “Ho quasi cent’anni ma devo dirvi che nella mia lunga vita raramente ho visto un episodio vergognoso come questo – ha detto – E per questo mi ribello. Il Primo Maggio è di tutti i compagni e i lavoratori. Noi siamo per la pace e contro la guerra”.
    https://www.lastampa.it/torino/2022/05/01/video/gastone_cottino_ho_quasi_centanni_ma_mi_ribello_il_primo_maggio_e_di_tutti-3176028/

    VIDEO SI Cobas Torino:
    “CONTRO LICENZIAMENTI E PRECARIETÀ, PER L’INTERNALIZZAZIONE IN IVECO!”
    Intervento delle lavoratrici e dei lavoratori Iveco (appalto KN / Meridiana) dal palco di Piazza San Carlo
    https://www.facebook.com/sicobas.torino/videos/712018876888035

    VIDEO Stampa:
    “SCONTRI A TORINO, LA POLIZIA ARRETRA IN VIA ROMA MANDATA VIA A SPUTI DAI MANIFESTANTI
    di Daniele Solavaggione (Agenzia Reporters)

    2 maggio 22 Infoaut:
    “OLTRE LE CARICHE: LA RICCHEZZA DELLO SPEZZONE SOCIALE TORINESE CONTRO LA GUERRA
    https://www.infoaut.org/precariato-sociale/oltre-le-cariche-la-ricchezza-dello-spezzone-sociale-torinese-contro-la-guerra

    VIDEO: NON UNA DI MENO – PRIMO MAGGIO TORINO
    https://www.youtube.com/watch?v=cxN_ZmTEYrU&t=1s

    1 maggio 22 Rainews:
    “TENSIONI AL CORTEO DEL PRIMO MAGGIO A TORINO, VERNICE CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE
    Doppia carica della polizia: protestano i rider. La polizia ha usato i manganelli per respingere un gruppo di manifestanti che inseguiva alcuni poliziotti
    https://www.rainews.it/articoli/2022/05/tensioni-al-corteo-del-primo-maggio-a-torino-7418b2d9-cef6-44e2-a208-a7e5368076d0.html?wt_mc=2.www.wzp.rainews24

  • 1° MAGGIO A TORINO: ANCORA VIOLENZE DI POLIZIA

    Dopo due anni il corteo del primo maggio ha di nuovo attraversato le strade di Torino. E di nuovo è stato segnato da un intervento violento, improprio e gratuito delle forze dell’ordine. In via Roma, infatti, la parte “non istituzionale” del corteo è stata oggetto di cariche da parte della polizia in assetto di guerra. I siti dei giornali torinesi e il TG3 parlano di scontri e di disordini ma è una narrazione che non ha alcun riscontro nella realtà: tutti i presenti possono testimoniarlo e le immagini confermano che non è andata così. Non c’è stato alcuno “scontro” ma solo cariche ripetute e immotivate: dapprima il respingimento di un gruppo di rider che cercava di entrare nel corteo da una via laterale e, poi, vere e proprie cariche nei confronti del cosiddetto spezzone sociale, composto da No Tav, centri sociali, studenti, organizzazioni femministe, associazione ecologiste, sindacati di base e da tanti manifestanti senza “sigle” che volevano semplicemente raggiungere piazza San Carlo, come la parte “istituzionale” del corteo.
    Tutto ciò è accaduto dopo che, già alla partenza, lo spezzone sociale era stato diviso dal resto della manifestazione da un cordone di agenti di polizia con scudi e manganelli, nonostante non avesse mostrato intenti aggressivi nei confronti di alcuno. L’atteggiamento delle forze dell’ordine è stato talmente violento e immotivato da provocare proteste e grida ritmate di “vergogna, vergogna” anche da parte di non partecipanti al corteo.
    A fronte di ciò esprimiamo la più ferma protesta, accompagnata dalla richiesta ai responsabili locali (primo fra tutti il Questore) e nazionali dell’ordine pubblico di dare spiegazioni circostanziate dell’accaduto (anziché evocare – come già hanno fatto la ministra dell’Interno e il capo della polizia – “inaccettabili aggressioni”) e alla magistratura di accertare con rigore la reale dinamica dei fatti (senza limitarsi alla burocratica registrazione dei rapporti di polizia).
    Questa modalità di gestione dell’ordine pubblico è, a Torino in modo più accentuato che nel resto del Paese, una costante: si è realizzata negli ultimi anni nei cortei del primo maggio e si è ripetuta anche recentemente in ogni manifestazione di protesta, con particolare accanimento dei confronti di giovanissimi studenti e studentesse. V’è in ciò un’evidente insofferenza nei confronti del dissenso, della protesta, dell’opposizione radicale, del pensiero diverso
    e l’intento di escluderli dalla scena politica attraverso la rimozione, la criminalizzazione, la repressione. È un atteggiamento inaccettabile, a maggior ragione quando alle tensioni sociali si aggiunge la guerra. Così si viola il diritto di manifestare garantito dalla Costituzione e le libertà diventano privilegi di alcuni. La contestazione e il dissenso fanno parte della dialettica democratica e tentare di eliminarne la visibilità con la forza significa imboccare – come la storia insegna – una china pericolosa e nefasta. Di questo dovrebbero essere consapevoli le forze politiche e sindacali che oggi si giovano di una gestione dell’ordine pubblico muscolare e
    discriminatoria.
    Torino, 1° maggio 2022

    Primi firmatari

    Gastone Cottino
    Maria Chiara Acciarini
    Alessandra Algostino
    Ezio Bertok
    Amedeo Cottino
    Emilio Delmastro
    Angela Dogliotti
    Angelo D’Orsi
    Enzo Ferrara
    Elisabetta Grande
    Guido Montanari
    Francesco Pallante
    Valentina Pazé
    Livio Pepino
    Franco Prina
    Monica Quirico
    Gianfranco Ragona
    Marco Revelli
    Ugo Zamburru

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