«Suonerie»: seconda puntata
Un appuntamento mensile (*). Ascolti suggeriti da Daniele Barbieri, Giovanni Carbone e Mauro Antonio Miglieruolo.
Una imprescindibile quanto impossibile occasione per far risuonare le note attraverso le parole, sognando e tentando di attraversare la musica in tutte le sue variegate manifestazioni. Daniele Barbieri, Giovanni Carbone e Mauro Antonio Miglieruolo nel gran mare delle proposte sonore pescheranno spigole (cioè spigolature) mensili adatte a fornire un’idea di quel che si muove ed è fruibile da coloro che alle musiche si volgono per migliorare la qualità della vita. Il trio suggerisce solo dopo che quei suoni hanno acceso una qualche luce fra orecchie, cuore e mente.
Enrico Rava, infaticabile ottantenne
di Daniele Barbieri
Tutto il jazz (oltre 100 anni all’anagrafe) in una sola tromba? Se state pensando ai due più famosi – Louis Armstrong o Miles Davis – siete fuori strada. Grandissimi ma suonavano soprattutto il loro tempo. Invece l’italiano Enrico Rava da molti anni si diverte a mettere in musica tutto e con tutti: dallo swing al free, ogni jazz possibile, piombando sull’oggi e strizzando l’occhio al dopo. Fra le ultime uscite del “vecchio ragazzo” – 83 anni ad agosto – c’è «Edizione speciale» (5 composizioni su 6 sono sue) con un bel gruppo di quasi giovanotti dove lui spazia a tutto campo. Intanto giganteggia nell’album «2 Blues for Cecil» che recupera un concerto del 2021 con Andrew Cyrille e William Parker. E sempre il pianista Cecil Taylor, ma qui parliamo della riscoperta di un concerto del 1973, salta fuori nell’album «The complete, Legendary, Live return Concert» dove l’allor giovane Rava è in compagnia di musicisti (e di un clima) che più avanguardia non si può: chi vuole farsi choccare si accomodi.
Mentre sono ancora freschi i suoi «On the Dance Floor» con un organico di 12 elementi a rivisitare Michael Jackson e «Roma» – entrambi registrati dal vivo – in un quintetto dove spicca il sax di Joe Lovano.
Enrico Rava torinese (però nato a Trieste) e certamente terrestre molti anni fa ha inciso l’album «Il giro del giorno in 80 mondi» – il titolo è rubato a un libro di Julio Cortazar – che sembra perfetto per raccontare la sua musica e una vita di corsa… che però è fondo prolungato non 100 metri.
Il giovane Rava si trova – proprio nel momento storico giusto – negli Usa per prendere parte alla nascita del free e in Argentina dove incontra Gato Barbieri (non è mio parente, purtroppo). Poi sempre a zonzo fra Italia, Francia, Scandinavia, di nuovo Stati Uniti e Argentina, Giappone… Non si è ancora fermato.
Oltre ad ascoltarlo (in rete c’è molto però non fate i tirchi: comprate i suoi cd) potete leggerlo in «Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz» e peccato non si trovi più «Note necessarie. Come un’autobiografia» scritto con Alberto Riva.
Ovviamente per chi ama il jazz (e per curiose/i) la parte più interessante del suo libro è quella che racconta la musica e i musicisti, compresa «la scimmia» – cioè le droghe pesanti che hanno accompagnato la vita di molti artisti – e la vita dura di quasi tutti loro, o le cento stranezze (alcune leggende e altre verità) che accompagnano chi si avventura dalle parti della sperimentazione artistica. Non sapevo, per dirne una, che a New York esistesse addirittura «uno psicanalista per trombettisti» (Carmine Caruso, assai stimato).
Ma siccome Rava scrive bene ogni passaggio diventa piacevole: gli squarci di vita familiare; la peggior ricetta di cucina (pagina 95) che io abbia mai conosciuto; il ricordo dei bianchi all’origine del jazz; i due diversi Mike Bongiorno; «il canto di milioni di uccelli» nella foresta tropicale del Yunque. Insomma se la cava con la penna … ma certo incanta di più con la tromba (e con le sue cugine strette).
Pur essendo cittadino di molti mondi Rava in qualche modo rappresenta e riassume la migliore storia del jazz italiano. Ma dopo di lui non c’è il vuoto, ne parleremo un’altra volta.
«2020 A.C.» di Giovanni Carbone
Esce ad aprile, per l’etichettaViceversa/Seltz Recordz, «2020 A.C.», nuovo cd dei Kolarov. Il gruppo è composto da Massimo Martines (chitarra acustica, synth, percussioni ed autore delle musiche), Stefano Meli (chitarra elettrica) e Ugo Rosso (percussioni) cui si aggiunge la voce di Giambattista Maria Rosso, autore anche dei testi. Qui confeziona un elogio della fuga verso spazi siderali. Fuga meditata e necessaria, concepita quale legittima difesa dalla barbarie di società che, sotto le mentite spoglie di progresso e conoscenza, s’avviluppano miseramente in processi involutivi e degradanti. La partenza verso lo spazio allontana, ma offre, al contempo, punti diversi d’osservazione, occhi attenti e disillusi sull’uomo che si rifà scimmia («Natural») in epiloghi ferali ed abbrutenti. Galassie lontane divengono dimensione salvifica di scoperta, offrono orizzonti infiniti, mutevoli, privi di frontiere artificiali («Stellar»). I temi del distacco, di una nuova prospettiva d’esplorazione, sono espressi in modo chiaro e senza infingimenti nei testi scarni di Giambattista Maria Rosso, che quasi li recita, come a voler dare un senso liturgico all’addio al pianeta morente. Le musiche assecondano la fuga, evocano un on the road nell’infinito dell’universo, la chitarra di Stefano Meli, in questo senso, traccia traiettorie perfette. La natura pionieristica del viaggio di scoperta è amplificata da allusioni e riferimenti all’epopea della conquista sovietica dello spazio. In questo non v’è adesione ideologica o scadimento nostalgico ma tentativo di ricongiungimento all’utopia, di disvelamento d’altre strade per mondi possibili, alternativi alla tirannia della merce, al falso mito dell’approdo sicuro a conoscenze definitive («Valentina T.»). Certi ammiccamenti al prog dei primi ’70 e a un blues psichedelico («Libra», «Ocean») definiscono ancor più un ricongiungimento ideale a quel passato dove appariva ancora possibile l’altro volo verso altezze inimmaginabili, diventando pure recupero di memorie di rottura rispetto alla banalità del contemporaneo, quando ancora il tempo pareva scorrere nella direzione esatta.
https://www.facebook.com/Kolarovband
«Underwater» di Mauro Antonio Miglieruolo
Ludovico Einaudi è uno dei più popolari compositori italiani di musica classica. Con altri (Jarre, Glass, Orff e lo straordinario Lorenzo Perosi, che in pieno Novecento ripristina la grande tradizione oratoriale italiana) forma un nutrito gruppo di compositori di musica colta che sceglie di non rinchiudersi nel personale laboratorio mentale in osservanza alle esigenze teoriche della “nuova consonanza” ma di impegnarsi nella ricerca di un punto di equilibrio tra esplorazione di nuove forme e attenzione nei confronti del gusto contemporaneo.
Nato nel 1955, ha studiato presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano ed è stato allievo di Luciano Berio. Nel suo stile ha incorporato molti generi (pop, rock, world music…) con materiali musicali utili a realizzare un approccio sonoro delicato e introspettivo. Nel 1996 ha vinto la Grolla d’Oro per la miglior colonna sonora da film («Acquario»).
La composizione con cui raggiunge il successo internazionale è «Le onde» (1996): ballate ispirate al romanzo sperimentale di Virginia Wolf ed entrate nella colonna sonora del film «Aprile» di Nanni Moretti.
È del 2001 «I giorni», album che nasce dalle impressioni di un viaggio in Mali, dove conoscerà il maestro della Kora (sorta di arpa liuto) Ballaké Sissoko, con il quale collaborerà per la realizzazione dell’album successivo «Diario Mali». Nel 2003 nel Regno Unito esce «Echoes», raccolta di brani celebri con la quale raggiungerà le 100.000 copie.
È stato anche protagonista del secondo Festival delle Dolomiti nel corso del quale ha suonato davanti alle Pale di San Martino a 2000 metri di quota, eseguendo fra l’altro tre brani ispirati ad altrettanti quadri di Segantini (La vita, La natura, La morte) che in Einaudi sono chiamati «Divenire», «Primavera» e «Svanire».
Nel marzo 2019 presenta «Seven Day Walking» di cui fanno parte sette album pubblicati con cadenza mensile. Fra le produzioni più recente è da segnalare l’album «Underwater: il suono da un’altra dimensione», con il quale il compositore inizierà, da febbraio 2022, un tour internazionale che avrà inizio dall’Italia. Dell’ascolto di questo album mi sono giovato proprio per stendere la presente segnalazione: 12 brani di musica che ispira, rasserena, concilia con il mondo. L’apparente banalità del sottotitolo si è subito dissolta nella constatazione che non si trattava di ostentazione retorica ma di finalità effettiva. Il cd permette un approccio diversa a quella del mondo claustrofobico dentro il quale i brani sono stati composti, il 2020. Il tocco lieve, trasognato (non solo del brano che dà titolo alla raccolta, «Underwater») fa riferimento a un sentire interiore che è libertà dell’anima, nostalgico ottimismo, fiducia in un mondo migliore. Invito alla serenità, lontananza dal tumulto dei media e del consumo. L’addio di «Underwater» è il migliore eppure ognuno tutti gli altri 11 sono… i migliori. Notevole per la capacità di porre un punto fermo, di prendere commiato dall’ascoltatore. Non è un addio. Ma un arrivederci.
A proposito dell’album l’autore ha dichiarato: «Quando il mondo fuori era fermo e silenzioso, mi sono immerso in uno spazio libero e senza confini. Underwater è una dimensione fluida e parallela, che scorre senza interferenze esterne. Sono forme brevi, quasi canzoni, scritte di getto sul pianoforte. A volte nella composizione metti così tanti livelli di pensiero che la pura ispirazione rischia di affievolirsi nel processo. Scrivere una canzone invece è come respirare, un’onda che va e che viene».
L’incisione è Decca Record su licenza Universal Music Operations Limited: una proposta che non può mancare nella raccolta degli appassionati della buona musica.
L’album è riproducibile collegandosi al link che segue:
https://music.youtube.com/watch?v=Z95xPIlFLU0&list=OLAK5uy_kbXPx-gnREYSoTHnkNoHXIQuTxIhyIvKo
Oppure su YouTube all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=MgS-Lq_pUGk&list=OLAK5uy_nm26bUq-CejY_YlCp3EqRaMqPH0aTdsPo&index=1
(*) questa rubrica è stata pensata per micromega.net dove a giorni potete trovare la terza puntata.