Ex zuccherifici: ad Argelato rischi ambientali mentre…
… mentre a Crevalcore arrivano i fenicotteri.
di Vito Totire (*)
Alla rete e ai gruppi che aderiscono alla manifestazione del 2 settembre «I sollevamenti della terra IN MARCIA»
Alla sindaca del Comune di Argelato
Alla Ausl (Dipartimento di sanità pubblica)
All’Arpa Bologna
Alla Regione Emilia-Romagna
I rischi ambientali e sanitari relativi agli zuccherifici sono noti, in parte. Devono quindi essere ulteriormente approfonditi e monitorati. A tanti anni di distanza dal varo della legge 257/92 (NORME PER LA CESSAZIONE DELL’USO DELL’AMIANTO) presumevamo che il sito di Argelato fosse ormai bonificato. Una vicenda “collaterale” (un rave) ha fatto però riemergere, a livello mediatico, il problema. Più volte abbiamo cercato di interloquire con l’autorità sanitaria locale di Argelato ma al momento non abbiamo ancora il quadro preciso della situazione salvo la certezza che nell’area sono presenti rischi che necessitano di una bonifica, a nostro parere urgente.
I fatti:
- Il sito è citato nel monitoraggio della Regione Emilia-Romagna e censito ai sensi del DM 101/2003 (Siti industriali dismessi); collocato, già molti anni fa, in classe di priorità 2; i siti per la precisione sarebbero due, entrambi in via della Costituzione; uno dal numero civico 20 al 26 (proprietà Colombina); l’altro ai numeri civici 28-30 viene chiamato nel censimento regionale «zuccherificio ex-ISI»; trattandosi di censimento vecchio si poteva supporre che la bonifica fosse conclusa da tempo; invece no, come abbiamo appreso da un organo di stampa (poi confermato dal Comune)
- Da un accenno fatto dall’ufficio comunale di Argelato pare che il problema non sia solo l’amianto ma che ci siano altri inquinanti (potenziali?); al momento tuttavia non sappiamo di cosa si tratti
- Vogliamo sperare oggi non vi sia più amianto friabile che in tutta la Regione dovrebbe essere stato bonificato da tempo ma si tratti “solo” di amianto in matrice compatta; tuttavia il confine tra friabile e matrice compatta può essere labile quando il cemento-amianto si trovi in condizioni di vetustà e di degrado; di questi tempi trombe d’aria e grandine rischiano di determinare un impatto molto grave anche a partire dalla matrice compatta o presunta tale e che, per la precisione, poteva definirsi compatta appena fabbricata, visto che una lastra comincia a perdere fibre (rilasciandole nell’ambiente) già dopo pochi mesi dall’esposizione a intemperie, escursioni termiche, piogge acide; tutti sappiamo che solo pochi giorni fa in nord Italia la forza del vento ha raggiunto la velocità di 120/140 km. e che la grandine è caduta di dimensioni notevoli (si può documentare fotograficamente)
- La pertinenza e l’urgenza di rispondere agli interrogativi che poniamo è potenziata anche dal fatto che in rete si trovano video del sito in questione ; se la presenza del cemento-amianto è nota e censita, va detto che uno dei video reperibili fa riferimento anche ad amianto friabile; è un video “vecchio” che potrebbe aver fotografato una situazione non più attuale oppure potrebbe essere il frutto di una valutazione errata (il video è realizzato da un artista, comunque utile come documentazione storica); all’autore abbiamo chiesto chiarimenti ma al momento senza risposta; comunque il video è ancora reperibile, quindi è utile e urgente che se l’amianto friabile non c’è più questo venga chiarito immediatamente.
PROPOSTE
Abbiamo constatato che i siti dismessi vengono quasi sempre bonificati con ritardi enormi; abbiamo denunciato qualche giorno fa il parcheggio di carrozze ferroviarie a Reggio Calabria la cui bonifica, secondo un’interrogazione parlamentare, era imminente … nel 2015/16. Nulla giustifica la reiterazione di questi gravi ritardi. Di conseguenza, nel caso di difficoltà nell’individuazione del soggetto che deve pagare la bonifica, le istituzioni pubbliche devono intervenire e bonificare con urgenza per poi “presentare i conti” al responsabile o al gestore fallimentare. Da tempo ceto politico e opinione pubblica hanno manifestato di condividere, quasi all’unanimità, il criterio secondo cui “chi inquina paga”; in pratica non c’è nessuna unanimità se è vero che per il sito OGR di via Casarini (sempre di amianto si tratta) a Bologna lo Stato investe un milione di euro per il piano di “caratterizzazione” cioè paga la collettività non le ferrovie (ma su questo si tornerà prossimamente). Chiediamo quindi per Argelato:
- La rendicontazione pubblica delle condizioni dei luoghi in via della Costituzione (da redigere in collaborazione tra Comune, Ausl, Arpa, Regione, eventualmente Ministero della salute) con la pubblicazione di un dossier; è opportuno che il dossier includa il quadro completo della presenza di amianto nel territorio anche attraverso un censimento capillare e verificando le tubazioni dell’acqua (asserita) potabile oltrechè di quello situato in superficie
- La convocazione di un tavolo aperto ai cittadini, alle associazioni ecologiste e ai sindacati dei lavoratori
- L’avvio di una indagine sanitaria sulle patologie asbesto-correlate nella popolazione; alcuni dati sul rapporto tra zuccherifici e mesoteliomi sono noti, ma approssimati per difetto e certamente non esaustivi
- visto il comparto produttivo di cui parliamo, occorre anche indagare sul nesso glifosato/impatto sanitario, considerato che la barbabietola da zucchero ha rappresentato in Europa il 20% della produzione agricola ma ha assorbito il 50% del consumo di glifosato
- Altre proposte su eventuali altri rischi presenti nel territorio potrebbero emergere dall’ascolto e dalla partecipazione dei cittadini.
Con l’amministrazione comunale abbiamo cercato di interloquire più volte dal 2021 a oggi (7.8.2021, 14.9.2021, 23.11.2021); il 6 giugno di quest’anno abbiamo fatto presente l’imminenza della marcia ecologista che partirà da Ponticelli (altra sede di zuccherificio dismesso) il 2 settembre.
L’iniziativa “I sollevamenti della terra IN MARCIA” è occasione propizia per far crescere l’attenzione e le iniziative finalizzate a ottenere le bonifiche, quindi a garantire un ambiente più salubre.
(*) Vito Totire è portavoce della «Rete europea per l’ecologia sociale»