Il cielo notturno e l’universale prendersi cura
di Maria Teresa Messidoro (*)
“I nostri antenati, dopo aver creato gli straordinari protagonisti delle vicende celesti, li sistemarono in cielo per non perderli di vista, confusi come sono tra infinite stelle, li disegnarono unendo i luminosi puntini nel cielo in modo che bastasse un’occhiata, per ricordare le fatiche di Ercole, il pianto di Andromeda, le imprese di Perseo, gli amori di Giove. E così facendo inventarono le costellazioni e crearono un’immensa raccolta di storie, una più bella dell’altra” (1)
Il Sagittario è un braccio più interno della Via Lattea, la nostra galassia, più interno rispetto al Braccio di Orione, dove si trova il nostro sistema solare.
«Ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.» (2)
Nel Braccio del Sagittario si possono individuare la Nebulosa Laguna, la Omega e la Trifida.
E, nella Costellazione del Serpente, a metà del Braccio, ecco apparire la Nebulosa Aquila.
(Foto tratta da https://www.oas.inaf.it/it/m16-nebulosa-dellaquila/)
La Nebulosa Aquila è anche nota come M 16, così nominata dal cacciatore di comete francese, Charles Messier, quando la scoprì alla fine del 1700.
In realtà l’aveva già individuata nel 1745-1746 l’astronomo svizzero Jean Philippe Loy de Chéseaux.
“Come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante l’infinità di stelle presenti nell’Universo?”
É il paradosso di Olbers che Loy de Chéseaux enunciò in forma moderna, cercando di trovare una risposta plausibile
La Nebulosa Aquila ha più di 5 milioni di anni.
Sulla Terra, 5 milioni di anni fa, non esisteva ancora l’Homo ergaster in Africa, nè l’Homo erectus.
Dista dalla terra 7 mila anni luce, “appena” 450 milioni di volte la distanza terra sole.
Ha le dimensioni di un rettangolo, 70 X 55 anni luce.
La M 16 si presenta come una grande conchiglia di gas e polvere stellare, al cui interno c’è una cavità che funziona come una spettacolare nursery stellare: i processi di formazione stellare sono tuttora in atto, anche se non è chiaro se questi siano favoriti od osteggiati dall’azione del vento stellare delle stelle vicine, né è chiaro se il vento effettivamente influisca in qualche maniera su questi fenomeni. L’ammasso è composto da un gran numero di supergiganti blu molto calde e brillanti; la loro età tipica è di appena 2-3 milioni di anni, cioè meno di un millesimo dell’età del nostro Sole; la stella più brillante dell’ammasso è ben visibile anche con un binocolo.
Perché M 16 può essere osservata da gran parte delle aree popolate della Terra; Alle latitudini boreali medie (bacino del Mediterraneo) si mostra discretamente alta sull’orizzonte e si osserva dunque con facilità.
Ma ciò che mi ha colpito e affascinato, direi folgorato, è l’esistenza di formazioni, conosciute come i Pilastri della Creazione o Proboscidi d’Elefante, le lunghe colonne di gas oscuro originate dall’azione del vento stellare delle componenti dell’ammasso centrale di M16. Ne esistono almeno 5, sono alte fino a 10 anni luce, e svolgono il ruolo di protezione delle stelle nascenti, nascondendole spesso alla nostra vista e chissà a pericolosi intrusi.
Una in particolare viene chiamata la Guglia.
Guardate la foto, sembra una fata aliena, posta a prendersi cura delle nuove creature dell’universo.
(Foto tratta da https://astro.org.sv/imagendeldia/septiembre-25-2022-el-hada-de-la-nebulosa-aguila/, da cui è nata anche l’idea di questa mia riflessione fantascientifica sociale)
La colonna fata potrebbe evaporare tra 100 mila anni. Un attimo, nella lunga vita dell’Universo, un battito di ciglia umano, un niente che può scomparire, lasciando le nuove stelle senza protezione.
Nella tradizione hindu Il tempo si conta a partire da un’unità di misura molto piccola, il “battito di ciglia” di un uomo. A partire da una serie particolare di suoi multipli, si arriva alla definizione del giorno umano e quindi dell’anno umano. Ma un anno degli uomini corrisponde solamente ad un giorno degli dei, ed è sulla base degli anni divini che si costruisce la struttura delle ere cosmiche (3)
Questa fata aliena, creatura del nostro Universo, guardiana delle stelle appena nate, in un processo evolutivo perenne, dove l’uniformità non è di casa e la diversità ha un valore scientifico prezioso, mi ha riportato alla mente le guardiane della Terra, soprattutto quelle creature umane che in America Latina, come in altre parti del mondo, si prendono cura della Terra, dell’acqua, della vita nel suo complesso, anche a costo della propria vita.
Penso alla ventenne Milagros Romero, la cacicca della comunità indigena di Toro Yaco, appartenente alla Unión de los Pueblos de la Nación Diaguita, impegnata in Argentina a trovare una strategia comunitaria per difendere il proprio territorio dai pericoli della “transizione energetica”. (4)
Penso alla Asociación de Jóvenes Feministas Ameyalli di Santo Tomás in El Salvador, che promuove la giustizia ambientale, “seminando” femminismo e “raccogliendo” resistenza. (5)
Penso a Melissa Martinez che difende in Honduras il bene comune della natura, e per questo è stata oggetto di intimidazioni da parte della polizia e di gesti razzisti. (6)
Penso a tutte loro, in cui mi riconosco, e sorrido alla fata aliena che ci protegge, ne sono sicura, con il suo manto di polvere interstellare.
- Notte di Stelle, Margherita Hack e Viviano Dominici, Sperling & Kupfer, 2010, introduzione.
- La celebre frase finale del film Blade Runner, del 1982, diretto da Ridley Scott, tratta da https://it.wikipedia.org/wiki/Ho_visto_cose_che_voi_umani
- http://astrocultura.uai.it/filosofia/spazio_tempo.htm
- https://desinformemonos.org/cuando-ser-joven-indigena-y-mujer-es-sinonimo-de-defensa-del-territorio/
- https://revistalabrujula.com/2022/04/22/ecofeministas-asociacion-ameyalli-jovenes-feministas-en-defensa-de-la-tierra/
- https://im-defensoras.org/2022/04/alerta-defensoras-honduras-policia-nacional-hostiga-a-la-defensora-melissa-martinez-integrante-de-la-ofraneh/
(*) Una volta fisica di professione, ora sognatrice per passione
A questo punto un bis è palesemente obbligatorio.
Grazie.
Non riesco a trattanermi dall’aggiungere che Maria Teresa Messidoro ha colto l’essenza intima di quello che è, o dovrebbe essere, la Fantascienza: la continuità e diriei anche l’unità tra i Mondi più lontani e il nostro povero piccolo mondo. La ricerca nelle stelle di ciò che fatichiamo a trovare sulla Terra. Il dare un senso e un motivo di essere a una letteratura che stava gradulmente perdendolo: scolpire nel presente parole e nomi di coloro che stanno costruendo il futuro.
Grazie a tutte le donne che, non stanche di fare tanto per l’umanità, mettono a repentaglio la loro esistenza per fare di più.