Fermiamo il fascismo di Iran e Turchia

L’appello lanciato da UIKI con le prime adesioni. Manifestazione a Roma sabato. Un belllissimo libro fotografico e una birra solidale. A seguire alcuni link.

 

UN APPELLO

La Turchia torna a bombardare i territori del nord e dell’est della Siria, quegli stessi territori liberati dall’Isis grazie allo sforzo e al sacrificio delle popolazioni curde, arabe e yazide che li abitano. Le bombe di Ankara cadono nel disinteresse generale e con il silenzio complice di quasi tutti i media mainstream, oltre che della politica, delle istituzioni italiane ed europee. 

Erdogan, grazie alla complicità di USA e Russia, colpisce chi, al confine con il Paese che governa, convive pacificamente senza che le differenze di lingua, cultura o religione siano la scusa per violente e aggressive divisioni. Il confederalismo democratico è una rivoluzionaria forma di governo, una possibile proposta di pace per tutto il medioriente. Ma Erdogan non vuole saperne di pace e convivenza, vuole espandere i confini della Turchia e schiacciare, anche militarmente, chi rivendica il diritto nel rispetto della propria cultura, della propria lingua, delle proprie tradizioni. 

Additando il PKK di aver realizzato l’ultimo attentato di Istanbul Erdogan giustifica la sua nuova azione contro l’esperienza di autogoverno della Siria del Nord e dell’Est sostenendo che non vi è differenza tra PKK, fatto inserire da Ankara nelle liste del terrorismo internazionale, PYD, YPJ e YPG. Erdogan ha cancellato dialoghi e percorsi di pacificazione attaccando, con violenza e aggressività, culture, lingue e religioni differenti nel nome dell’ultra-nazionalismo stringendo così anche accordi con i Lupi Grigi.

Vogliamo rompere il silenzio che accompagna questa nuova guerra della Turchia contro la pacifica esperienza del confederalismo democratico. 

Vogliamo una soluzione di pace per le popolazioni siriane. 

Pensiamo che non solo i media debbano raccontare la barbarie iniziata da Erdogan ma che anche la politica ed il governo italiano debbano prendere posizione, e così come chiedono la fine dell’occupazione russa dell’Ucraina, chiedano con forza il cessate il fuoco turco, il rispetto della sovranità territoriale ed il riconoscimento dell’autogoverno nato dalla cacciata dell’Isis da quei territori.

SOTTOSCRIVONO

ZeroCalcare 

Elio Germano

Fiorella Mannoia

Vinicio Caposella

Alessandro Bergonzoni

Vauro 

Lo Stato Sociale

Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri

99 Posse

Punkreas

Modena City Ramblers

Moni Ovadia

Good Old Boys (aka Colle der Fomento Kaos & Dj Craim)

Gemitaiz

Giulia Anania

Los3Saltos

Lucci

Assalti Frontali 

Junior Sprea

Daniele Silvestri

Pino Cacucci

Giancane

Marco Rovelli

Anna Favvela

Giacomo Bevilacqua

Tito Faraci

Claudio Calia

Francesco Sardano

Vermi di Rouge

Gianluca Costantini

Lara Chiellini 

Valentino Santagati ed Elena Gallo

Tania Azzar

Eugenio Celebre

I Sordi

Francesco Stilo Cagliostro

Laudrinne trio

Massimo Carozzi

Zimmer Frei 

“The Future Is Unwritten”, “odio tutto per questo adoro tutto”

 

Roma 30 novembre, ore 16 a piazza Esquilino

Stop alla guerra chimica in Kurdistan – Fermiamo l’invasione del Rojava!

Nella notte di sabato 19 novembre una pioggia di bombe si è abbattuta sul Rojava/Nord-Est Siria per mano dell’aviazione turca. Molte le città colpite contemporaneamente in Rojava tra cui Kobane, Ain Issa, Tel Rifaat, Derik e Derbasiye, ma anche Sulaymaniyya, Qandil e Shengal nel Sud Kurdistan/Nord Iraq. In particolare le città di Kobane e Derik sono state ripetutamente colpite per diverse ore durante la notte e di nuovo nel corso della mattinata.

Kobane, la città che ha sconfitto l’ISIS al prezzo di migliaia di vite civili e di combattenti YPG/YPJ e PKK, è da allora nel mirino del regime di Erdogan e per questo motivo è stata immediatamente indicata dal governo turco come capro espiatorio in seguito al recente attentato avvenuto ad Istanbul. Indicare le istituzioni del Rojava come responsabili dell’attentato non è altro che un goffo tentativo di legittimare agli occhi dell’opinione pubblica una nuova invasione del Rojava, in particolare della città di Kobane, la cui occupazione completerebbe il progetto neo-ottomano iniziato con le invasioni del 2018 e 2019. Anche la tempistica di questi attacchi non è casuale, il governo AKP-MHP è in calo nei sondaggi che lo vedrebbero sconfitto nelle prossime elezioni, nonostante Erdogan abbia tentato di ritagliarsi una posizione di rilievo attraverso gli accordi economici con l’UE e tentando di acquisire una posizione centrale nel conflitto tra Russia e Ucraina.

In un momento storico in cui il mondo sta seguendo con attenzione le rivolte in Rojhelat e in Iran, al grido di “Jin Jiyan Azadi” – Donna Vita Libertà, il governo turco sta lavorando attivamente per distruggere la rivoluzione delle donne del Rojava, il luogo in cui da dieci anni questo motto è stato applicato e si è tramutato in pratica politica. Di fronte a questa ipocrisia l’opinione pubblica mondiale deve adoperarsi affinché la comunità internazionale metta fine agli attacchi turchi agli uomini e alle donne che lottano per un nuovo modello di pace in Kurdistan e in medio oriente.

Da giorni ormai il Rojava è sottoposto a intensi bombardamenti con aerei da guerra, droni, artiglieria e carri armati, provocando decine di vittime civili, 12 nel solo raid su Derik in cui hanno perso la vita un giornalista e diverse persone colpite da un secondo attacco aereo mentre prestavano soccorso ai feriti. Oltre alle perdite di vite umane, lo stato turco mira a rendere il Nord-Est della Siria invivibile, colpendo infrastrutture vitali. Fino a ora 4 ospedali, una scuola e diversi silos contenenti riserve di grano sono stati distrutti dalle bombe turche. Erdogan stesso ha più volte annunciato di non aver intenzione di cessare gli attacchi finché il Rojava non sarà distrutto, minacciando una nuova invasione che creerebbe una catastrofe umanitaria e lascerebbe le aree libere e democratiche dell’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est nelle mani di Al Qaeda, ISIS e le altre bande jihadiste affiliate allo stato turco.

Tra i primi obiettivi colpiti dai raid aerei turchi figura la prigione in cui sono detenuti miliziani dell’ISIS a Qamislo, il 23 Novembre anche le forze di sicurezza del campo di Al-Hol sono state bersagliate da tre raid aerei consecutivi che hanno permesso la fuga di diverse famiglie e militanti dell’ISIS. Il campo di Hol ospita circa 60.000 miliziani jihadisti incluse diverse migliaia di foreign fighters provenienti da tutto il mondo. È chiaro che queste azioni mirano a supportare la riorganizzazione dello Stato Islamico. Va ricordato a questo proposito che meno di un anno fa l’ISIS è stato in grado di lanciare nella città di Hasakah la sua più grande operazione dalla disfatta del califfato nel Marzo 2019. Solo le continue operazioni delle SDF contro le cellule sparse in tutta la Siria hanno impedito al gruppo di riorganizzare il proprio esercito, operazioni che dovranno essere sospese per fronteggiare una nuova invasione da parte dello stato turco.

Chiediamo quindi di iniziare immediatamente a mobilitarsi per informare l’opinione pubblica sui crimini di guerra dello stato turco, sui suoi piani di invasione e sull’uso massiccio di armi chimiche già in corso.

Chiediamo di fare pressione sulle istituzioni affinché il nostro paese non sia complice di questa guerra, affinché le armi italiane non vengano usate per distruggere la rivoluzione delle donne e massacrare i popoli che sperimentano il paradigma del Confederalismo Democratico, in Rojava e in ogni altro luogo.

ROMA, piazza dell’Esquilino,
30 novembre ore 16

#DEFENDROJAVA
#DEFENDKURDISTAN

 

 

NOTA DELLA “BOTTEGA”

Come vedete dalle immagini sono molti i libri che raccontano i curdi e la Turchia di oggi – quella di Erdogan e l’altra contro Erdogan (il sultano opprime anche il suo popolo) – al tempo di un fascismo che è sostenuto dalla “democratica” Unione Europea. Sono pochi invece i libri o i video in italiano sulla resistenza in Iran… e chiediamo a chi ne conosce di segnalarli qui.

Qui sotto vedete la copertina di «Kurdistan nel cuore» con i testi di Enrico Fovanna e le belllissime foto di Mara Meyer-Chellini: è una pubblicazione fuori commercio, stampata in solo 1000 copie da «Verso il Kurdistan» (ong di Alessandria) dove lo si può richiedere: andate su versoilkurdistan.blogspot.com … Il libro non ha un prezzo di copertina ma tutte le donazioni andranno a sostenere il progetto «Ayazma».

 

Progetto AZADì – Una birra chiamata LIBERTà!

Bevendo questa Free A.P.A. artigianale sostieni il Progetto coordinato da Mezza Luna Rossa Kurdistan Italia: costruire un Piccolo Ospedale in Rojava (nord della Siria), intervenire sulle emergenze e contribuire alla costruzione del Sistema sanitario di un Rojava libero, ecologico, femminista, multiculturale e solidale.

AZADì è un’iniziativa della Staffetta sanitaria di Rete Kurdistan Italia per raccogliere fondi a favore dell’ospedale, per inviare medicine e attrezzature frutto di donazioni e promuovere altre iniziative che coinvolgano, in un’azione di solidarietà attiva e collettiva, più persone possibile.

E’ distribuita principalmente a Roma negli Spazi Liberati e nei luoghi in cui si ospitano iniziative riguardanti la causa curda. Episodicamente è arrivata a Parma, Bologna, Torino, Napoli.

Ma insomma, dove si trova sta birra?

Intanto quello che si sa al momento e che è stata vista nei seguenti spazi a   Torino,  Alessandria, Parma, Roma e si dice a Bologna.

A Roma si trova a:

  • Tuba (Pigneto)
  • Yeti (Pigneto)
  • CSOA Ex-Snia (Pigneto)
  • Pecora Elettrica (Pub/libreria Centocelle),
  • CSOA Forte Prenestino (Centocelle)
  • Ciurmo (La Certosa)
  • Strike (Casal Bertone),
  • CSOA Acrobax (Ostiense)
  • Cubo Libro (Tor Bella Monaca)
  • San Papiers (S. Giovanni)
  • Pizzeria “Dar Pirata” (via degli Ontani)
  • Centocelle Aperte (Centocelle).

A Torino e Alessandria:

A Parma:

Intanto siamo molto felici di poter utilizzare la più bella etichetta firmata Zerocalcare e graficizzata da Cristiano Rea, importante perchè porta un messaggio che speriamo arrivi a tant@.

AZADì per tutt@

NOTA DELLA “BOTTEGA”: questa birra solidale circola anche in alcune botteghe del commercio equo (per esempio a Imola c’è)

 

ALTRI LINK

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/11/28/il-reportage-un-popolo-che-non-ha-pace-eliminare-tutti-i-curdi-dalliran-alla-turchia-ce-lo-stesso-ordine/6887936/ di Jean-Pierre Perrin per le inchieste di MEDIAPART

 

Curdi sotto attacco, bombardamenti in Rojava e in Iraq 

Intensificazione della campagna  del corpo delle guardie della rivoluzione islamica contro le milizie curde anti-regime sia nel Kurdistan iracheno che in quelle iraniane avviene mentre la Turchia conduce contemporaneamente un’ampia campagna di attacchi aerei contro le milizie curde nel nord della Siria e in Iraq 

 

Proteste contro l’attacco turco 

Dalle terre autogovernate dal Confederalismo Democratico e dalla campagna internazionale Rise Up 4 Rojava si alza l’appello a una mobilitazione immediata, urgente e globale, dove si chiede di “mostrare chiediamo a tutti di attivarsi immediatamente e di scendere in piazza! Ovunque vi troviate nel mondo: mostrate il vostro sostegno al popolo del Rojava! Mettete in pratica il vostro piano d’azione!”. 

 

Per combattere l’opposizione curda l’Iran potrebbe anche invadere l’Iraq 

Teheran potrebbe voler emulare Ankara. In questi giorni il regime iraniano ha posizionato oltre 700 (settecento!) veicoli militari alla frontiera con l’Iraq 

 

Kurdistan: inizia l’azione congiunta Turchia-Iran contro i kurdi in Iraq? 

Turchia e Iran  starebbero per invadere simultaneamente l’Iraq per colpire l’opposizione curda. Niente di nuovo per Ankara, mentre da giorni Teheran va ammassando truppe e blindati sul confine 

 

Ulteriori conferme dei maltrattamenti subiti dalla prigioniera politica curda Garibe Gezer 

L’anno scorso perdeva la vita in circostanze poco chiare la prigioniera politica curda Garibe Gezer, purtroppo già nota per le angherie subite in carcere. A distanza di un anno emergono nuove prove sulle violenze a cui era stata sottoposta 

 

Redazione
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