Socrate tra le nuvole parlanti – 1
Un nuovo inizio per l’Astrofilosofo (ovvero Fabrizio Melodia)
Buona domenica a tutti, sono il vostro Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici Fabry.
Da oggi e cosi per la domenica, inizio una nuova rubrica che, come avrete intuito da titolo, parlerà di fumetti, filosofia e cultura pop, con il mio solito linguaggio folle e a tratti persino profondo.
Inauguro altresì una nuova nascita per la Bottega, cogliendo l’ occasione per salutare Daniele Barbieri (Dibbì) che, più di un decennio addietro, mi accolse tra i bottegardi e mi diede una casa inaspettata quanto gradita e colma di chiacchierate e stimoli.
Come iniziare questa rubrica “Socrate tra le nuvole“?
Innanzitutto, sento spesso i genitori dei bambini dire frasi del tipo “Ma i miei figli leggono solo fumetti” e si lamentano che non leggono libri.
Come se leggere fumetti fosse roba da cerebrolesi.
Quante volte ci si scontra con questi luoghi comuni? Ma che il fumetto sia una lettura da cerebrolesi non è esso stesso un luogo comune? E se cosi fosse, come mai negli ultimi anni si sono più che triplicate le fiere del fumetto in Italia?
Eccomi dunque, da buon (astro)filosofo, a sfatare molti luoghi comuni che aleggiano sulla decima arte, che mai come in questo periodo è stata sdoganata da passatempo per sfaccendati a vero fenomeno culturale, con trasmissioni televisive ad essa dedicata, una su tutte “Wonderland”, che potete gustare su RAI4, il martedì, in seconda serata. Per i più tecnologici, potrete recuperare le puntate perse andando sulla app di Raiplay.
Si diceva del fumetto e della scarsa considerazione di cui ha spesso goduto presso la Cultura ufficiale. Come non ricordare nel 1954 l’ uscita del ponderoso saggio “La seduzione dell’ innocente” scritto dallo psichiatra Fredric Wertham, dove tale lettura veniva demonizzata ai limiti della paranoia, indicata come deteriore e causa principale della delinquenza giovanile. Il libro suscitò grande scandalo e scalpore, terrorizzando i genitori e fomentandoli ad avviare campagne di censura ai danni dell’ editoria delle nuvole parlanti. Il Congresso degli Stati Uniti aprì persino un’ inchiesta su questo caso e sull’ industria del fumetto. Meglio non era andata al fumetto in terra italiana, per quanto dalle fauci del MinCulPop, si salvò solo Topolino, solo perché piaceva alla famiglia del Duce. E figuriamoci se papà Benito si metteva a litigare con moglie e prole, che figura ci avrebbe fatto?
Comunque il Duce vietò l’ importazione del fumetto dall’ estero e molti personaggi furono adattati grazie all’ apporto dei bravi autori italiani che non si fecero mettere tanto i piedi in testa dalla bieca dittatura culturale littoria. Topolino, l’Uomo Mascherato, Mandrake e altri continuarono le loro avventure, mentre il Corriere dei Ragazzi furoreggiava, per quanto le sue pagine pullulassero di storie incentrate sui bravi bambini balilla, con “manganello e moschetto, fascista perfetto”.
Nonostante tutto, il fumetto continuò gloriosamente sia in USA che in Italia, che in altri paesi.
Superman non moriva, anzi. Si moltiplicava.
Nonostante le campagne di demonizzazione, il fumetto continuava a crescere, forte delle proprie capacità espressive.
Hugo Pratt, fumettista veneziano, definiva il fumetto con il termine di “letteratura disegnata”. E proprio lui ebbe modo di definire con i fatti il fumetto come romanzo disegnato. La primogenitura del termine “graphic novel” spetta proprio a lui con “La ballata del mare salato”, dove fa la sua prima comparsa il personaggio del romantico marinaio vagabondo Corto Maltese. L’ ambientazione risente molto dei romanzi di Joseph “Cuore di tenebra” Conrad, Herman “Moby Dick” Melville, Robert “L’ isola del tesoro” Stevenson e molte altre suggestioni. Il sostrato storico è ineccepibile, con la ricostruzione della vita di Corto Maltese attraverso il carteggio del fittizio Guglielmo Obregon Carranza, che sarebbero pervenute a Pratt dopo la morte di Corto Maltese, avvenuta in Africa intorno al 1938.
A poco a poco il fumetto si faceva strada con tutti i propri stilemi, in Italia abbiamo la Sergio Bonelli Editore che costituisce un fiore all’ occhiello per tutto il fumetto italiano, dal ranger Tex Willer, a Zagor Te Nay, a Mister No, a Martin Mystère il detective dell’ impossibile, al celeberrimo caso fumettistico Dylan Dog l’ indagatore dell’ incubo, arrivando a Nathan Never e il cyberpunk nostrano, a eroine giovani come Gea e la fragile ma combattiva criminologa Julia, fino al caso del fantasy nostrano Dragonero, che da poco tempo ha avuto una pregevole e divertente serie animata omonima.
E come non ricordare Diabolik creato dalle sorelle Giussani e tutta una serie di personaggi indipendenti?
Per tacere poi della grande invasione nipponica dei manga, che sembrano avere soppiantato le vecchie glorie del fumetto italiano?
Eppure siamo un paese che legge assai poco. I dati delle vendite di fumetti in edicola sembrano confermare senza pietà l’ andamento del fumetto. Tex Willer rimane in testa alle classifiche di vendita con 180.000 copie, seguito da Topolino e da Diabolik che veleggiano sulle 90.000 copie vendute. Tutti gli altri si assestano tra le 15.000 e le 8.000 copie. Il manga più venduto risulta ancora adesso “One Piece” di Eichiro Oda, che si assesta sulle 14.000 copie.
Secondo l’ AIE (Associazione Italiana Editori) il 2022 è andato meno bene rispetto alle vendite record registrate nel 2021.
Infatti il 2022 ha fatto finora fatto registrare numeri al ribasso rispetto al 2021, con il 3,6% di copie vendute in meno e il 4,2% di valore del venduto (prezzo di copertina) in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con prezzi medi in leggera flessione dello 0,6%.
Fumettologica
News Le vendite dei fumetti in Italia continuano a crescere
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Le vendite dei fumetti in Italia continuano a crescere
Di Redazione- 15 Luglio 2022
I fumetti continuano a essere fra i principali protagonisti all’interno del mercato del libro italiano, per quanto riguarda le vendite, come conferma il rapporto dell’AIE – l’Associazione Italiana Editori – per i primi sei mesi del 2022, per la precisione nel periodo che va dal 2 gennaio al 19 giugno.
Secondo quanto riferisce l’AIE, nel complesso il 2022 ha fatto finora fatto registrare numeri al ribasso rispetto alle cifre da record del 2021, con il 3,6% di copie vendute in meno e il 4,2% di valore del venduto (prezzo di copertina) in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con prezzi medi in leggera flessione dello 0,6%.
Nonostante questo, le vendite dei fumetti hanno segnato invece un incremento del 23,7% di valore di venduto rispetto all’anno precedente e addirittura del 245,4% rispetto al periodo pre-pandemia. Nello specifico, la quota di mercato a valore del fumetto rispetto al 2021 è passata da 38,2 a 47,3 milioni di euro, in controtendenza con tutte le altre categorie, rimaste stabili o in leggera flessione (fa eccezione solo la fiction straniera, che segna un +4,8%). Nel 2019, la quota di mercato a valore dei fumetti corrispondeva invece a 13,7 milioni di euro.
Come segnala l’AIE, a registrare un aumento notevole sono in particolare i fumetti per bambini, la cui quota di mercato a valore nei primi sei mesi del 2022 è cresciuta del 41% rispetto allo stesso periodo del 2021. E i manga continuano ad essere i fumetti più venduti in Italia.
Che dire? Il fumetto sta spostandosi sempre più nelle fumetterie e nelle librerie l’ angolo dedicato al fumetto è sempre più nutrito. Buon segno?
Quando sento dire “Ma mio figlio legge solo fumetti”, sono portato a rispondere “Meno male che legge. Almeno impara l’ uso corretto dei verbi e dei congiuntivi, allarga il proprio vocabolario e allena il cervello”. Personalmente, ricordo quando mio padre da bambino mi leggeva le storie di Topolino, fino allo sfinimento. Ho imparato a leggere con i fumetti e negli anni, ho letto libri e fumetti in gran quantità.
Magari la passione per leggere i manga potrebbe tradursi in lettura di libri. Qualche ragazzo, leggendo “L’ inferno di Topolino” di Guido Martina e Angelo Bioletto o “La divina commedia” del maestro nipponico Go Nagai potrebbe essere incuriosito e leggere il buon padre Dante, oppure altro.
Rieducare alla lettura di libri con la lettura dei fumetti? Chissà, potrebbe essere una buona mossa. Richiederebbe un impegno di lettura condivisa, ma potrebbe funzionare.
Andare oltre i luoghi comuni e le pessime abitudini? Una pratica filosofica che potrebbe persino fare un gran bene al cervello e alla salute.
In conclusione, parlando di filosofia fumetti e cultura pop, mi torna alla mente un passo del filosofo medievale Tommaso d’Aquino, mostro sacro della filosofia cristiana, che, nella sua “Somma teologica”, ebbe modo di scrivere:”Fu peraltro triplice la ragione profonda che portò all’istituzione dell’uso di immagini nella comunità ecclesiastica: innanzi tutto a fini di insegnamento verso gli incolti, affinché essi vengano istruiti dalle immagini come se si trattasse di libri; in secondo luogo affinché il mistero dell’incarnazione e gli esempi dei santi si fissassero maggiormente nella memoria, fino a che vengono raffigurati davanti agli occhi ogni giorno; in terzo luogo allo scopo di smuovere al sentimento della devozione, il quale è fatto sorgere più efficacemente dalle cose viste che dalle cose udite”.
Illuminante, direi. Pop? Direi di si. Filosofico? Anche. Ma credo che la fumettista Vanna Vinci sia stata ancora più azzeccata:”Il fumetto possiede secondo me un potere narrativo particolare, connesso con la sua caratteristica di linguaggio a sé. Il fumetto, con poche vignette e a volte pochi tratti, ha il potere di ricostruire storie, personaggi, universi, ambienti. Ma a differenza del cinema, la durata, il tempo e anche il luogo di fruizione sono personali e legati al lettore, come per i libri scritti. Come nel cinema, anche nel fumetto le immagini sono di una rilevanza formidabile perché costituiscono il tessuto stesso della narrazione. Quindi sì, credo che il fumetto sia un bel linguaggio per raccontare storie, persone, fatti e luoghi. Certo il fumetto, soprattutto quello non mainstream, cioè popolare, ha una libertà maggiore anche rispetto al cinema. È un linguaggio che prevede pochissime risorse, e anche poco spazio; le regole tutto sommato se le impone l’autore stesso, quindi credo ci possa essere una grande libertà. E forse per questo si possono raccontare anche storie e personaggi che al cinema non si vedrebbero mai, o che in letteratura potrebbero risultare incredibili e forse paradossali. Non so se il fumetto abbia un potere sovversivo, ma se così fosse… be’, mi sembrerebbe galattico”.
Il leggere ‘solo’ fumetti era una critica che gli adulti rivolgevano a ragazzi e ragazzini fino a qualche anno fa. Oggi sempre piu’ spesso non leggono nemmeno i fumetti e usano esclusivamente pc e smartphone. Personalmente sono cresciuto coi fumetti e principalmente venivano scambiati o usati come valori per i giochi di carte. Credo il fumetto sia una grande arte, una forma spartana di cinema-letteratura. Saluti a tutti
Concordo con te, ma ti preciso solo una cosa. Il fumetto o meglio letteratura disegnata è una potente arte che ha il suo linguaggio e i suoi stili e potenzialità. Il cinema ha spesso saccheggiato, con scarso rispetto certe volte, il fumetto, finendo spesso per fare una magra figura. Il cinema deve esprimersi con il suo linguaggio, che non è quello del fumetto e della letteratura, nemmeno come tempistica. Nel fumetto spesso si gioca spesso persino con la struttura tripartita. E al cinema servono spesso potenti e costosissimi mezzi per mettere in scena quello che a un fumetto basta un sapiente disegnatore con matita. Il fumetto è a sè. E meriterebbe pure di essere incluso nei Nobel, come sarebbe accaduto già ad Osamu Tezuka, il padre del manga, se non fosse morto prima di ricevere la candidatura ufficiale. Ti consiglio un albo a fumetti, “Il mistero delle nuvole parlanti”, uno special molto divertente dell’ interessante personaggio bonelliano Martin Mystère, dove questo aspetto del fumetti viene proprio rappresentato.