Qualche voce dalla scuola
una poesia di Nunzio Di Sarno e un intervento di Rossella Latempa (ROARS): 15 anni di riforme nella Scuola italiana
Caro professore – Nunzio Di Sarno
Caro professore,
intellettuale mancato o mai riuscito bene istruito, formato e mal pagato più volte selezionato, sempre sospeso tra nuove leggi e vecchi solidi abusi
Ti vedo ogni mattina, vicino e lontano
Che trascini le croci per la tua sbandierata missione senza riconoscimento se non nell’omologazione
Che perdi saluto e gentilezza nei corridoi grigi d’invischiamento e manipolazione
Che ridi di gusto per le parodie sui luoghi comuni da cui fingi a malapena di volerti liberare
Che non trovi voce se non nelle bocche altrui
Che non hai la forza di dire no a chi continua a caricarti di offese, di pesi e di burocrazia
Che ti scontri coi pari in preda alle nevrosi covate negli umidi nascondigli del malcontento
Che ti disperi nella tua solitudine di silenzio Che cambi luogo senza cambiare stato
Che ti ritrovi muto in mezzo a tante orecchie pronte solo alla delazione e al servilismo
Che non hai il coraggio di abbracciare la disperazione che ti congela i passi così da scioglierli nella comprensione
Che preferisci alla rottura una riparazione che moltiplica le ferite non sanate
Che temi di perdere tempo nel confronto ma non senti di perdere potere, ottimizzando genuflessioni per raccattare briciole
Che ti adegui alla tecnologia del controllo
e non ti accorgi quanto contro risuona la vita
Che sei così stanco di chiedere invano da smettere di rispondere
Che hai il cuore a pezzi per la materia prima senza affinare gli strumenti per la sublimazione la lasci in preda degli automatismi familiari
e dell’idiozia di stato di cui ti fai complice
Caro professore, fratello, mio simile Fino a quando continueremo
ad urtarci come ciechi senza rivoltarci insieme contro chi ci tiene al buio?