Qualche voce dalla scuola

una poesia di Nunzio Di Sarno e un intervento di Rossella Latempa (ROARS): 15 anni di riforme nella Scuola italiana

Caro professore – Nunzio Di Sarno

 

Caro professore,

intellettuale mancato o mai riuscito bene istruito, formato e mal pagato più volte selezionato, sempre sospeso tra nuove leggi e vecchi solidi abusi

Ti vedo ogni mattina, vicino e lontano

Che trascini le croci per la tua sbandierata missione senza riconoscimento se non nell’omologazione

Che perdi saluto e gentilezza nei corridoi grigi d’invischiamento e manipolazione

Che ridi di gusto per le parodie sui luoghi comuni da cui fingi a malapena di volerti liberare

Che non trovi voce se non nelle bocche altrui

Che non hai la forza di dire no a chi continua a caricarti di offese, di pesi e di burocrazia

Che ti scontri coi pari in preda alle nevrosi covate negli umidi nascondigli del malcontento

Che ti disperi nella tua solitudine di silenzio Che cambi luogo senza cambiare stato

Che ti ritrovi muto in mezzo a tante orecchie pronte solo alla delazione e al servilismo

Che non hai il coraggio di abbracciare la disperazione che ti congela i passi così da scioglierli nella comprensione

Che preferisci alla rottura una riparazione che moltiplica le ferite non sanate

Che temi di perdere tempo nel confronto ma non senti di perdere potere, ottimizzando genuflessioni per raccattare briciole

Che ti adegui alla tecnologia del controllo

e non ti accorgi quanto contro risuona la vita

Che sei così stanco di chiedere invano da smettere di rispondere

Che hai il cuore a pezzi per la materia prima senza affinare gli strumenti per la sublimazione la lasci in preda degli automatismi familiari

e dell’idiozia di stato di cui ti fai complice

Caro professore, fratello, mio simile Fino a quando continueremo

ad urtarci come ciechi senza rivoltarci insieme contro chi ci tiene al buio?

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *