Brasile: il genocidio del popolo Yanomami
La testimonianza di Fratel Carlo Zacquini, missionario della Consolata, da 60 anni con gli yanomami.
di Enzo Tuscano (*)
Una speciale occasione per ascoltare e confrontarsi con un “profeta della missione” tra la fragilissima popolazione indigena degli Yanomami dell’America Latina ; questo, in sintesi, il pregio dell’incontro con Fratel Carlo Zacquini, missionario della Consolata, che ha coinvolto tante persone vicine alla realtà missionaria sabato 8 Luglio 2023 presso l’Istituto Missioni Consolata di corso Ferrucci a Torino.
Alla soglia degli 87 anni, dopo 60 anni di missione in Brasile, Carlo Zacquini è venuto in Italia per un breve periodo di riposo, dedicato anche ad opportuni controlli sanitari, con l’obiettivo di tornare al più presto nello Stato di Roraima, dove ha trascorso gran parte della sua vita in missione dal lontano 1963. Vi giunse allora con l’intento di strutturare una scuola professionale per l’avviamento al lavoro dei giovani nella capitale Boa Vista. Tuttavia, dopo qualche tempo, il suo percorso ha incrociato quello della popolazione indigena degli Yanomami nel mezzo della foresta Amazzonica e da quel momento ha avuto origine il disegno di una vita, l’impegno al fianco degli Indigeni, che tuttora egli è determinato a proseguire con una esemplare vitalità, a dispetto delle fragilità dell’età che avanza, sostenendo attività di lotta politica, culturale, di promozione umana e tutela della salute nella ricerca di una convivenza dei nativi nella popolazione brasiliana profondamente rispettosa della tradizione culturale indigena. Un processo sicuramente complesso in quanto i brasiliani guardano agli indigeni come ad un problema per lo sviluppo del Paese, anziché privilegiare una relazione che salvaguardi cultura e tradizioni del “popolo della foresta”.
In questo senso l’impegno di fratel Zacquini è stato anche quello di avvicinare gli indigeni alla diversità, insegnare loro il portoghese e portare all’interno dell’Amazzonia strutture sanitarie adeguate per poter intervenire in caso di malattie o epidemie.
La popolazione indigena degli Yanomami comprende circa 30 mila persone che vivono all’interno dell’Amazzonia, cacciando, pescando, e mangiando frutti che crescono naturalmente nell’area, facendo piccole coltivazioni.
Negli anni – ha aggiunto Zacquini – la situazione è solo lievemente migliorata e tra molte difficoltà ci sono ora leader indigeni in grado di difendere i propri diritti, mentre dal 1992 il territorio degli Yanomami è stato considerato teoricamente protetto. L’Amazzonia è uno scrigno di biodiversità e cultura; essa costituisce il 34% della foresta del mondo, 1/3 delle biodiversità e la realtà indigena si esprime attraverso 240 lingue parlate; quello Yanomami è il territorio indigeno più esteso del Brasile diviso in più di 300 comunità e con alcuni gruppi indigeni isolati, così detti “incontattati” che cercano di fuggire e di non relazionarsi con il “bianco”.
Rispondendo ad alcune domande dei presenti Fratel Carlo ha sottolineato che il mondo si sta finalmente accorgendo del genocidio del Popolo Indigeno Yanomami che la Chiesa cattolica e varie ONG tra cui il CO. RO. Onlus di Torino – Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile – stanno da tempo denunciando.
I Vescovi brasiliani da anni denunciano lo sfruttamento minerario illegale, con la presenza di circa 20.000 “garimpeiros”, i cercatori d’oro abusivi, assoldati da organizzazioni criminali, coinvolte nel traffico di droga, armi e riciclaggio di denaro. La presenza dei garimpeiros è aumentata in modo esponenziale rispetto al 2016 e la loro irruzione ha moltiplicato i casi di malaria: si stima che il 70% degli indigeni siano ora affetti da tale malattia. In seguito all’avvelenamento dei fiumi con il mercurio, impiegato per l’estrazione dell’oro, buona parte dei pesci sono morti e molti indigeni si sono ammalati. È venuta inoltre a mancare la cacciagione, in parte uccisa dagli stessi garimpeiros per la loro sopravvivenza, in parte fuggita, terrorizzata dal rumore degli enormi macchinari impiegati per l’attività estrattiva.
Il risultato è stata una catastrofe umanitaria: negli ultimi quattro anni, ogni sessanta ore, un bambino Yanomami sotto i cinque anni è stato ucciso dalla fame, dalla dissenteria acuta o dalla malaria, per un totale di circa 600 morti, mentre i fondi per la salute dei nativi del Roraima sono stati tagliati. I medicinali hanno iniziato a scomparire dai dispensari: tantissimi bambini non hanno più potuto essere curati e si diffondono nel contempo malattie veneree ed infettive.
Alla domanda sugli effetti per le popolazioni indigene del mutato scenario politico-governativo sorto in Brasile con l’avvento di Lula rispetto al regime precedente, Carlo Zacquini ha risposto che la sciagurata politica governativa antindigena e predatoria del precedente Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, intesa a sfruttare in ogni modo le Terre Indigene, ha provocato un vero massacro della popolazione e la distruzione dell’ambiente: incendi, sfruttamento del legname, agrobusiness con particolare riguardo alle coltivazioni di soia, il ricorso ai combustibili vegetali, estrazioni minerarie e di oro dai fiumi sono cause ormai acclarate della devastazione umana ed ambientale di questa parte dell’America Latina. Oggi Lula – che si era dichiaratamente impegnato in campagna elettorale per la tutela dei diritti degli indios, della loro cultura e delle loro terre – ha confermato l’intento ma “è circondato da una maggioranza parlamentare non in linea con questo proposito ed è chiamato ad affrontare un percorso amministrativamente irto di ostacoli e difficoltà”.
Fratel Carlo ha voluto anche ricordare l’importanza di creare e salvaguardare in Roraima il Centro di Documentazione Indigena (CDI) che ha, come finalità, le attività di organizzazione, sistematizzazione, catalogazione, conservazione, messa a disposizione, aggiornamento e arricchimento della documentazione afferente il percorso storico della difesa dei diritti e della cultura indigena a Boa Vista; questo affinché sia facilitata la conoscenza e la ricerca sui popoli indigeni dell’Amazzonia e particolarmente di Roraima, sotto gli aspetti culturali, politici, ecclesiali, economici, sociali, storici ed ecologici.
L’incontro si è poi concluso con un significativo e toccante reportage in video dell’esperienza di Carlo Zacquini tra i primi gruppi indigeni Yanomami, con l’obiettivo di esplicitare e rendere visibile ai presenti la sofferta preziosità di un impegno missionario autenticamente fondato su una fede vissuta e testimoniata in pienezza nella difficilissima realtà della regione amazzonica del Brasile.
(*) articolo ripreso dal bollettino del Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile