«365»: difficile mettere a posto i conti

Franco Ricciardiello (*) sul romanzo di Daniele Barbieri e di Gianluca Cicinelli

È amaro e divertente al tempo stesso, questo squinternato thriller sui generis, del quale sono protagonisti i due autori stessi, Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli: non due personaggi con i loro nomi, bensì gli scrittori in carne e ossa, in un certo senso, con il loro background e le loro peculiarità, soprattutto paranoie e ossessioni presentate con una sana dose d’autoironia.

La trama: Barbieri e Cicinelli vengono convocati, con profusione di mezzi e manovre plateali, nell’ufficio di un dirigente della polizia di Stato a Roma, conosciuto come Primus. Il motivo è che tutti e tre (giornalisti e commissario) hanno ricevuto un’email intimidatoria, mittente “365” (un uomo? Una donna? Un gruppo?): si tratta del preannuncio di un assassinio che verrà commesso appunto tra 365 giorni, il 5 gennaio dell’anno prossimo, quando ucciderà “una persona ben nota al grande pubblico”. Nell’email, 365 sfida i tre a impedire l’omicidio, sempre che vogliano collaborare tra di loro; ogni mese, per “aiutarli” nell’impresa, fornirà un indizio (forse).

Sembra l’inizio classico di un thriller all’americana, tranne per un dettaglio non secondario: Barbieri e Cicinelli sono vecchie conoscenze della polizia, ex sessantottini, militanti di organizzazioni extraparlamentari, poi giornalisti scomodi, destinatari di più denunce nei decenni passati per avere rimestato nel torbido di segreti che dovevano rimanere tali. Dal loro punto di vista, inoltre, c’è più di un motivo per non collaborare con uno dei poteri dello Stato, dei quali hanno a buon diritto imparato a diffidare. Aleggia infatti sulla vicenda una vicenda reale: l’ombra del calvario giudiziale di Luigino Scricciolo, esponente di primo piano della UIL accusato di terrorismo e prosciolto “dopo 7171 giorni”, al quale il romanzo è dedicato. Una vicenda che non si dimentica, e che Barbieri e Cicinelli non vogliono dimenticare, Né nella fiction né nella realtà.

Chi è 365, che li conosce così bene? Perché sembra fare di tutto per costringere a collaborare i due, che malgrado la ripugnanza non se la sentono di permettere, con la loro astensione, la morte di chiunque sia la vittima designata? Premesse noir a parte, non è un thriller bensì un libro sulla persistenza della memoria, sulla dignità di chi non ha rinnegato malgrado gli smottamenti tellurici della politica, sull’irriducibilità del rapporto con il potere costituito, quando questo arriva a prevaricare i limiti della legge. La rivelazione arriva prima dell’ultimo capitolo, proprio perché la domanda che pone il romanzo non è “chi è il potenziale assassino?” bensì “perché proprio D.B. e G.C.?” Si procede per brevi capitoli, con una buona dose di causticità necessaria ad alleggerire un tema che non vuole essere tragico, e comunque c’è tutto il tempo di raccontare i protagonisti – questo è un romanzo di personaggi più che di fatti, di sensazioni più che d’azione. Un libro divertente, un po’ insolente, irreprensibile, malinconico, da leggere.

Daniele Barbieri, giornalista, romano di nascita, vive a Imola e gestisce il blog di politica, letteratura e attualità “La Bottega del Barbieri”. Se cercate il suo nome in rete, potreste imbattervi in quello del suo omonimo, semiologo di professione ed esperto di fumetti. È autore di un saggio sulla fantascienza e sui fascisti, questo è il suo primo romanzo. Anche Gianluca Cicinelli è romano e giornalista, autore e co-autore di libri inchiesta sulla scomparsa nel 1990 dell’esperto di guerra elettronica Davide Cervia; collabora con diversi siti d’informazione, ed è direttore del blog Diogene / Lotta alla povertà.

Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli,

365

Calamaro Edizioni

pp. 138, euro 14

(*) su «Pulp magazine», agosto 2023

NOTA DELLA BOTTEGA

Continuiamo a pubblicare (ogni 5-6 giorni) alcune recensioni a “365”.  Che a 74 anni db – cioè daniele barbieri – abbia tirato fuori il suo primo romanzo è interessante; che lo abbia fatto a 4 mani con “Quinzio” alias Gianluca Cicinelli è curioso. Ovvio però che per codesto blog è motivo di imbarazzo: db è tra i fondatori e scherzosamente “la bottega” si intitola a lui (con un gioco di parole, vecchio come il cucco) mentre Quinzio è fra i più attivi “esterni” grazie al lavoro dell’agenzia Diogene. Qui immaginavamo che sarebbero giunte un paio di recensioni, sperabilmente non banali e magari divergenti: di critiche, si sa, c’è sempre bisogno. Però ne sono arrivate una dozzina e un paio d’altre si annunciano. Un diluvio gradevole per i due autori ma assai imbarazzante per la “bottega”. Come uscirne? Pubblicarle tutte insieme ci sembrava ridicolo. Cestinarle sarebbe offensivo. Metterle fra i commenti avrebbe penalizzato le persone che hanno scritto articoli (se no, avrebbero inviato un commento… giusto?). Scegliere solo quelle che ci piacciono è “da mascalzoni” ma poi, per una ragione o l’altra, ci sembrano tutte interessanti anche dove affiorano critiche a quei due e si intravedono simboliche bastonate. Allora metterne una ogni tanto seguendo l’ordine alfabetico di autori-autrici? Con il conforto di lettori-lettrici (condite di altre lodi e critiche, grazie) faremo così. Ah, l’immagine che vedete in apertura è una variante ironica di Benigno Moi alla sua copertina; se avete un occhio allenato e curioso confrontatela con quella qui sopra, cioè l’originale. [La mini-red/azione dello strablog].

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danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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