Oklahoma e Iran: quando lo Stato è boia

Articoli ripresi dal «Foglio di collegamento» del comitato Paul Rougeau. A seguire la presentazione e il sommario del numero 312 con le informazioni per chi vuole abbonarsi e/o dare una mano alle campagne contro la pena di morte.

 

L’OKLAHOMA UCCIDE PHILLIP HANCOCK

PER IL QUALE ERA STATA RACCOMANDATA LA GRAZIA

Assalito da due fuorilegge armati nel 2001, Phillip Hancock, che era disarmato, riuscì a prendere la pistola di uno dei due e a far fuoco uccidendoli. Il suo caso è stato dibattuto a lungo. Il 30 novembre 2023 Phillip Hancock è stato ucciso mediante iniezione letale.

Phillip Hancock e il penitenziario dell’Oklahoma

La mattina del 30 novembre, alle 11,29, è stato dichiarato morto in Oklahoma Phillip Hancock, 59 anni, condannato alla pena capitale per il duplice omicidio di Robert Jett e James Lynch, avvenuto nel 2001. Poco prima aveva ricevuto l’iniezione di tre farmaci letali.

Hancock aveva sempre affermato che gli omicidi erano stati compiuti per legittima difesa.

Gli avvocati di Hancock e i suoi sostenitori avevano affermato che egli aveva ucciso i due uomini in un chiaro caso di legittima difesa, in quanto le due vittime erano noti fuorilegge che avevano attaccato un Hancock disarmato e cercato di costringerlo a entrare in una gabbia a casa di Jett a Oklahoma City. In un alterco fisico, Hancock era riuscito a prendere il controllo della pistola di Jett e poi aveva sparato uccidendo i 2 uomini.

L’esecuzione di Hancock è avvenuta dopo che il governatore Kevin Stitt ha rifiutato di fermarla nonostante la raccomandazione di clemenza da parte della Commissione per le grazie.

La CNN ha contattato l’ufficio del governatore per un commento. Stitt non era vincolato dalla raccomandazione della Commissione per le grazie, che ha votato 3-2 a favore della clemenza in un’udienza all’inizio di novembre.

Dopo l’esecuzione, il fratello di Jett ha detto che le famiglie sentivano di aver finalmente ricevuto giustizia dopo più di due decenni.

“Le nostre famiglie aspettano da 22 anni. Due famiglie”, ha detto Ryan Jett, “Abbiamo aspettato a lungo che fosse fatta giustizia, ed è stata fatta”.

Invece Shawn Nolan, un avvocato di Hancock ha dichiarato: “Siamo profondamente tristi che l’Oklahoma abbia giustiziato Phil per essersi protetto da un attacco violento. Si è trattato di un chiaro caso di legittima difesa e il governatore e lo Stato hanno ignorato numerose prove che dimostravano che Phil stava combattendo per la sua vita”.

Hancock aveva testimoniato di non avere “altra scelta” se non quella di difendersi, secondo il filmato dell’udienza per ottenere la grazia, fornito dai suoi avvocati.

“Ero assolutamente terrorizzato per la mia vita. Non mi sono mai sentito così solo”, ha detto Hancock alla Commissione, definendo quel momento una “situazione di vita o di morte che non ho provocato in alcun modo”.

“Mi rammarico assolutamente con tutto il cuore che quegli uomini siano morti a causa della situazione da incubo che loro stessi hanno creato”, ha detto. “Ho fatto quello che dovevo fare per salvarmi la vita.”

La condanna a morte di Hancock era stata confermata in appello, e i rappresentanti del Procuratore generale dello stato si sono opposti alla clemenza durante l’udienza per la grazia. Le prove, hanno detto, hanno smentito l’affermazione di legittima difesa di Hancock.

L’esecuzione di Hancock è la quarta in Oklahoma nel 2023, secondo il conteggio del Death Penalty Information Center. Inizialmente lo Stato intendeva giustiziare fino a nove condannati a morte quest’anno come parte di un piano più ampio che prevedeva l’esecuzione di 25 detenuti nel corso di circa 2 anni, a partire dall’agosto 2022. Questo piano, tuttavia, non è stato realizzato come previsto: a gennaio, il procuratore generale entrante Gentner Drummond ha chiesto ai tribunali di rallentare il ritmo delle esecuzioni, definendo il programma iniziale “insostenibile nel lungo termine, poiché grava indebitamente sul personale carcerario”, data la formazione di cui hanno bisogno.

Inoltre, la data dell’esecuzione di diversi detenuti è stata riprogrammata a seguito di procedimenti giudiziari in corso, tra cui quello di Richard Glossip. Glossip afferma di essere innocente dell’omicidio per il quale dovrebbe essere giustiziato, e tra i suoi sostenitori c’è un gruppo bipartisan di dozzine di parlamentari dell’Oklahoma (1).

Quando si sazierà questo stato di uccidere i suoi cittadini, anche in casi controversi come quello di Hancock?

NOTA 1 : vedi n. 306

ESECUZIONI DI MINORENNI IN IRAN

In Iran possono essere condannati a morte e giustiziati anche quindicenni. L’esecuzione del diciassettenne Hamidreza Azari, che aveva soltanto 16 anni al momento del crimine, portata a termine il 24 novembre, ha riacceso le polemiche internazionali riguardanti questa pratica.

L’Iran giustizia un ragazzo di 17 anni e riceve le critiche dei Gruppi per i Diritti Umani per aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia.

Almeno 684 persone sono state messe a morte quest’anno in Iran.

L’Iran ha attirato le critiche delle organizzazioni per i diritti umani con l’esecuzione del diciassettenne Hamidreza Azari nella città di Sabzevar. L’esecuzione, portata a termine il 24 novembre, ha riacceso le preoccupazioni globali sulla pratica dell’Iran di imporre la pena di morte per crimini commessi da minorenni.

Secondo le dichiarazioni dei gruppi Hengaw e Iran Human Rights (IHR) con sede in Norvegia, l’esecuzione è avvenuta in una prigione a Sabzevar, nella provincia di Razavi Khorasan. I documenti ufficiali citati da entrambe le organizzazioni hanno rivelato che Azari aveva solo 16 anni al momento del crimine, sottolineando che le azioni dell’Iran violano la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’infanzia, che definisce bambino chiunque abbia meno di 18 anni.

Secondo quanto riferito, Hamidreza Azari era stato condannato a morte per aver ucciso un uomo in una rissa nel maggio di quest’anno.

IHR ha segnalato una tendenza preoccupante, indicando che almeno 68 minorenni sono stati giustiziati in Iran dal 2010. Mahmood-Amiry Moghaddam, direttore di IHR, ha evidenziato l’incoerenza delle leggi iraniane, dove l’età minima per ottenere la patente di guida è 18 anni, mentre il codice penale consente l’esecuzione all’età di 15 anni.

Iran Human Rights ha affermato: “L’Iran è uno dei pochi paesi che condanna a morte i bambini detenuti e giustizia più minorenni di tutti gli altri Paesi”.

Secondo i dati diffusi dal gruppo almeno 684 persone sono state giustiziate quest’anno in Iran.

Il gruppo ha accusato i media iraniani di travisare intenzionalmente l’età di Azari, potenzialmente per eludere la responsabilità per la violazione degli standard internazionali.

L’esecuzione di Azari fa parte di una più ampia ondata di esecuzioni capitali in Iran. Un’altra esecuzione avvenuta giovedì 23 novembre è stata quella di un uomo poco più che ventenne, legato alle proteste scoppiate nel settembre 2022. Queste proteste sono state innescate dalla morte di Mahsa Amini, una iraniana di 22 anni, arrestata per violazione del codice di abbigliamento (1). Gli attivisti per i diritti umani sostengono che l’Iran sta assistendo a un’allarmante ondata di esecuzioni, forse come tattica per intimidire il pubblico in seguito alle proteste a livello nazionale.

(1) vedi n. 298

UN GIORNO QUALUNQUE DELLA MIA VITA NEL BRACCIO DELLA MORTE

Un condannato a morte della Florida, che per ragioni di sicurezza personale desidera mantenere l’anonimato, ci ha fatto arrivare questa dettagliata descrizione della sua giornata tipo in “gabbia”.

Le giornate nel braccio della morte tendono ad essere molto ripetitive.

La mia giornata inizia alle 04:30 quando suona la sveglia sul mio tablet, e solitamente termina tra le 21:30 e le 22:00, mentre la maggior parte delle persone nella mia fila tende a svegliarsi a qualunque ora arrivi la colazione, di solito tra le 05:30 e le 06:00.

La prima cosa che faccio è lavarmi la faccia e le mani e prepararmi una tazza di caffè forte, prendendo l’acqua calda – quando c’è – dal piccolo lavandino nella mia cella. Dopo il caffè trascorro circa un’ora a occuparmi dei preparativi per la giornata: rifaccio il letto, in realtà una sorta di cuccetta che deve rimanere ben sistemata dalle 07:00 alle 17:00 ogni giorno, dal lunedì al venerdì e deve essere composta in un modo specifico. Poi mi rado la testa e mi taglio la barba. Il passo successivo è una veloce pulizia e la messa a posto della mia gabbia. Penso alla mia cella come a una “gabbia”. Dal momento che quelli di noi che vivono nel braccio della morte non hanno un lavoro e non hanno programmi di riabilitazione a cui partecipare, siamo confinati senza far niente fino all’arrivo della nostra indefinita data di scadenza. Di qui, “gabbia”. Pulire significa pulire le sbarre nella parte anteriore della mia gabbia (una quantità sorprendente di polvere si accumula nel corso di una giornata), passare uno straccio umido sul pavimento e riporre eventuali oggetti sparsi nel mio armadietto. La regola infatti è che qualsiasi proprietà “non utilizzata” deve essere riposta nell’armadietto. A questo punto della giornata i carrelli del cibo di solito stanno passando lungo le file di celle. I carrelli di cibo presumibilmente “caldo”. Quelli vengono caricati in cucina, sospinti dai prigionieri della popolazione generale nell’unità abitativa del braccio della morte dove i vassoi vengono scaricati, trasportati al piano di sopra, messi su un carrello aperto e sospinti in ciascuna delle sei file di gabbie di cui è composto l’edificio, in modo che possano essere consegnati a noi che siamo dentro le gabbie. Cibo caldo? Non così tanto.

Dopo colazione scrivo la mia prima mail, poi aspetto di vedere come inizierà la giornata. Recentemente ci è stato permesso di avere una versione delle stanze di soggiorno di cui dispongono tutti i dormitori della popolazione generale (g.p.). Ciò significa che dal lunedì al venerdì possiamo uscire dalle nostre gabbie per tre ore al giorno, al mattino dalle 08:00 alle 11:00 o al pomeriggio dalle 13:00 alle 16:00. Due volte a settimana possiamo uscire per entrambi i periodi. La “stanza di soggiorno” è composta dal corridoio che si snoda davanti alle nostre gabbie e da una doccia aperta. Il corridoio è lungo circa 41 metri. C’è una vera stanza di soggiorno che è semplicemente una gabbia che è stata svuotata e in cui le guardie carcerarie hanno installato una tv, un ventilatore, un chiosco JPay, un tavolino che può ospitare quattro persone in tutto. Dobbiamo mantenere quest’area pulita e la maggior parte dei tredici uomini della mia fila condividono questo lavoro. La sala soggiorno dispone anche di due telefoni montati sulle sbarre che separano il nostro passaggio da quello utilizzato dallo staff carcerario. Al momento, c’è una guardia lungo quel corridoio per supervisionarci mentre siamo nella sala soggiorno.

I telefoni vengono utilizzati praticamente costantemente per tutto il tempo in cui siamo fuori dalle nostre gabbie. La durata delle chiamate è limitata a trenta minuti (o meno). Una volta terminata una chiamata e attesi altri trenta minuti, è possibile effettuare un’altra chiamata.

Prima che iniziasse il programma della stanza di soggiorno, le uniche volte in cui lasciavamo le nostre gabbie erano quelle in cui veniamo (come accade ancora oggi) scortati in “cortile”, ossia due volte a settimana, tre ore ciascuna. Il “cortile” è un piccolo triangolo di cemento recintato, con filo spinato, in cui sono state sistemate una rete da pallavolo, un canestro da basket e una barra per le trazioni e gli esercizi. Le altre nostre uniche uscite dalla cella consistono in brevi docce tre volte a settimana e in “chiamate” occasionali per appuntamenti legali/medici/dentistici. Per le chiamate siamo in condizioni di “massima sicurezza”, cioè in manette fissate a una catena in vita e catene alle gambe. Ad esclusione di queste uscite, rimaniamo nelle nostre gabbie ventiquattr’ore su ventiquattro.

Ad eccezione delle visite, per chi ha la fortuna di riceverle. Per fortuna io sono una di quelle persone fortunate. Ricevo due o tre visite di più giorni ogni anno e significano moltissimo per me. Le visite si svolgono il sabato o la domenica e durano sei ore (o meno) in un’area comune. Ci è permesso di sederci a un tavolino con i nostri visitatori e accedere alla mensa della sala per le visite dove i nostri visitatori possono acquistare cibo e bevande.

Nel tempo libero scrivo e-mail, guardo la TV (tutti nella mia fila hanno una piccola TV acquistata tramite lo spaccio del carcere), leggo, svolgo il mio lavoro legale, parlo con (alcuni) degli uomini nella mia fila e mi alleno diverse volte a settimana.

Si potrebbe pensare che la vita in prigione significhi che abbiamo molto tempo da riempire. Sorprendentemente non è così. Quasi tutti si lamentano di non avere abbastanza tempo per fare tutto in un giorno! Gran parte di ciò dipende dal fatto che passiamo molto tempo ad “aspettare”. Al di fuori delle stanze di soggiorno, infatti, nulla accade a intervalli regolari. I cortili ci vengono consentiti in modo casuale, le chiamate possono avvenire a qualsiasi ora della giornata (le chiamate mediche/dentistiche vengono annunciate verso le 08:00 ma senza un orario specifico perciò potrebbero avvenire in un qualsiasi momento della giornata fino alle 16 del pomeriggio, il che significa che dobbiamo tenerci pronti tutto il giorno per quella chiamata), gli orari dei pasti variano anche di un’ora e mezza. Abbiamo “ispezioni” settimanali delle celle durante le quali ci impongono di indossare la nostra uniforme carceraria e di riporre ogni cosa che non sia utilizzata nel nostro armadietto in fondo al letto. E rimanere così in attesa, a partire dalle 8.00 di mattina, raramente con un orario specifico, il più delle volte rimanendo fermi ad aspettare per 30 minuti, o ore, perché le guardie possono presentarsi con pochissimo preavviso.

Spesso ho la sensazione di passare più tempo ad “aspettare” che a “fare”. A volte può essere… frustrante. Non posso dirlo con certezza, perché non sono mai stato da nessuna altra parte tranne che nel braccio della morte, ma credo che non sia così male nei dormitori comuni della popolazione generale. Mi piacerebbe scoprirlo un giorno. Anche se sospetto che, sebbene i problemi possano variare, probabilmente hanno altrettante frustrazioni da affrontare quante noi!

FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 312 – novembre 2023 (*)

Questo “foglio” è dedicato quasi interamente gli Stati Uniti, Paese che usa ancora la pena di morte e che fa uscire una quantità di informazioni in proposito.  Ma il sostegno per la pena capitale sta diminuendo anche qui, sia pure lentamente.

Vi ricordo la pagina Facebook Amici e sostenitori del Comitato Paul Rougeau contro la pena di morte. Nella pagina trovate articoli scritti da organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo, nonché appelli che potete firmare e diffondere.

Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

SOMMARIO                                                            

L’ennesima iniezione letale che scuote gli Usa: “Ormai era un uomo diverso” 

l’Oklahoma uccide Phillip Hancock per il quale era stata raccomandata la grazia   

Casey Mc Whorter, messo a morte in Alabama                              

La Svizzera vuole mandare un giornalista curdo al boia Erdogan         

Esecuzioni di minorenni in Iran           

Un giorno qualunque della mia vita nel braccio della morte        

Ora solo il 47% degli Americani ritiene che la pena di morte sia applicata correttamente negli USA     

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 30 novembre 2023

Scriveteci all’indirizzo paulrougeau@tiscali.it per comunicarci il vostro parere su quanto scriviamo, per chiederci ulteriori informazioni riguardo ai temi trattati, per domandarci dell’andamento delle nostre campagne in corso, per esprimere il vostro accordo o il vostro disaccordo sulle posizioni che assumiamo.

(*) I numeri arretrati del Foglio di Collegamento a cui si riferiscono le note in calce agli articoli di questo numero si trovano nel sito: www.comitatopaulrougeau.org/

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È di vitale importanza per il Comitato potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti. Pertanto, facciamo affidamento sui nostri soci pregandoli di trovare altre persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte ad iscriversi alla nostra associazione.

Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.

Cercate soci attivi. Chiunque può diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau.

Cercate volontari disposti ad andare a parlare nelle scuole dopo un periodo di formazione al se­guito di soci già esperti.

Cercate amici con cui lavorare per il nostro sito Web, per le tradu­zioni. Occorre qualcuno che mandi avanti i libri in corso di pubblicazione, produca magliette e mate­riale promozionale, orga­nizzi campagne e azioni urgenti, si occupi della gestione dei soci, della raccolta fondi, …

Se ogni socio riuscisse ad ottenere l’adesione di un’altra persona, l’efficacia della nostra azione aumenterebbe enormemente!

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danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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