La sovrapproduzione di cobalto abbassa i prezzi…
…ma non ferma le violazioni dei diritti umani.
articolo ripreso da https://diogeneonline.info/
Il settore del cobalto sta vivendo un periodo di notevole sovrapproduzione, principalmente a causa dell’aumento della produzione da parte delle aziende cinesi, fenomeno che si prevede continuerà a influenzare il mercato fino al 2028. Darton Commodities, un’azienda britannica specializzata nel commercio di cobalto, in un report ha osservato un incremento del 17% della produzione annuale nel 2023, generando un surplus senza precedenti. Questa situazione è esacerbata dal rallentamento della domanda di veicoli elettrici a livello globale.
La crescita della produzione cinese, insieme alla maggiore estrazione dalla Repubblica Democratica del Congo e dall’Indonesia, sta consolidando la posizione dominante della Cina nel controllo delle forniture e dei prezzi del cobalto, un metallo cruciale per diversi settori, tra cui l’elettronica, l’automotive elettrico e l’aviazione. Nonostante il cobalto sia essenziale per la sicurezza delle batterie agli ioni di litio, l’evoluzione verso batterie prive di cobalto e nichel in Cina sta riducendo la domanda prevista.
Tra i maggiori fornitori di cobalto a livello globale spiccano la Repubblica Democratica del Congo, la Cina, lo Zambia, la Russia e l’Australia, nazioni che detengono cospicue riserve di questo metallo e che apportano un contributo determinante alla sua offerta internazionale.
Con una produzione annuale che si aggira intorno alle 100 mila tonnellate, la Repubblica Democratica del Congo si posiziona al vertice della classifica mondiale dei produttori di cobalto, detenendo il 50% delle riserve globali. Le estrazioni rappresentano una quota preponderante dell’offerta mondiale, nonostante le controversie legate alle condizioni lavorative e agli impatti ambientali.
L’estrazione di minerali fondamentali per le batterie dei veicoli elettrici e altre tecnologie verdi in Congo ha portato ad abusi dei diritti umani, tra cui sfratti forzati e aggressioni fisiche. La Camera degli Stati Uniti ha introdotto una misura per vietare i prodotti importati contenenti cobalto e rame ed estratti attraverso il lavoro minorile e altre condizioni abusive in Congo.
Amnesty international ha stimato in oltre 40 mila il numero di ragazzi e ragazze minorenni impegnati nelle miniere del sud della Repubblica democratica del Congo. Molti di loro lavorano nelle miniere di cobalto, in condizioni estreme, alcuni di loro più di dodici ore al giorno, senza alcuna protezione e percependo salari da fame.
Si ammalano prima e più dei loro coetanei. Rischiano ogni giorno incidenti sul lavoro a causa di carichi troppo pesanti fino alla morte a causa dei frequenti crolli nelle grotte artigianali. Spesso sono picchiati e maltrattati dalle guardie della sicurezza se oltrepassano i confini della miniera. Alcuni di loro lavorano dopo aver frequentato la scuola, altri hanno per necessità abbandonato i libri.
In base a quanto sottoscritto nel 2007 dall’ex presidente Joseph Kabila, cobalto e rame estratti nella Rdc vengono trasportati in Cina in cambio della costruzione di infrastrutture nel grande stato africano. La Cina dal canto suo è in seconda posizione per volume di produzione, con circa 7 mila tonnellate prodotte annualmente. Il fabbisogno interno di cobalto è particolarmente elevato in Cina, dovuto soprattutto al settore delle batterie per i veicoli elettrici. Per far fronte a tale domanda, la Cina importa notevoli quantità di cobalto grezzo da altre nazioni.
Il report di Darton Commodities evidenzia come il CMOC, un’importante azienda cinese, abbia notevolmente aumentato la produzione nelle sue miniere in Congo, riducendo di fatto il prezzo medio annuo del cobalto a 15,10 dollari nel 2023, il valore più basso dal 2016. La previsione è che la Cina gestirà fino al 60% dell’offerta globale di cobalto entro il 2025, aumentando la sua quota rispetto al 54% attuale.
Altri significativi produttori di cobalto comprendono lo Zambia, con una produzione di circa 4.000 tonnellate all’anno e un ruolo di spicco nel mercato del rame; la Russia, che produce annualmente circa 3.600 tonnellate di cobalto ed è uno dei leader nella produzione di nichel; e l’Australia, con una produzione annua di circa 3.200 tonnellate e una posizione di rilievo nella estrazione di minerali.
(*) Link all’articolo originale: https://diogeneonline.info/la-sovrapproduzione-di-cobalto-abbassa-i-prezzi-ma-non-ferma-le-violazioni-dei-diritti-umani/