3.4 Il negozio: il destino finale delle “tecnologie pulite”
In questo capitolo ci occuperemo della destinazione finale delle tecnologie per la “transizione verde”, dei paesi e degli insiemi di paesi che generano i maggiori flussi di domanda, e di chi è in grado di produrre le tecnologie al ritmo previsto.
Come a riguarda della miniera e della fabbrica, anche qui la Cina ha una posizione dominante. Vanta il 25% delle esportazioni interregionali di veicoli elettrici e l’80% delle batterie agli ioni di litio, la maggior parte delle quali è destinata all’Europa e ad altri paesi asiatici. Ma vanta anche una forte domanda interna. La Cina è passata da un parco veicoli elettrici di 15.000 unità nel 2013 a 220.000 nel 2015 grazie all’introduzione di forti incentivi fiscali. Il dinamismo del suo mercato interno, la manodopera a basso costo e le normative ambientali più permissive hanno attirato i marchi di molti produttori. Nel 2021, il 20% dei veicoli elettrici venduti in Cina è stato prodotto da aziende straniere. Nel 2022 le vendite totali hanno raggiunto i 6,4 milioni di veicoli.(64)
A livello internazionale la Cina è il principale partner commerciale dell’Europa: quasi il 25% delle batterie utilizzate per la produzione di veicoli elettrici europei proviene dalla Cina e anche il 40% delle importazioni europee di auto elettriche proviene dalla Cina, ma il 60% di queste sono prodotte da marchi internazionali come Tesla.
Nel caso dei pannelli fotovoltaici, l’egemonia cinese è ancora più totalizzante. Il suo quattordicesimo piano quinquennale, pubblicato nel giugno 2022, mirava a raggiungere il 33% di produzione di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2025, principalmente attraverso il 18% di energia solare ed eolica. Queste politiche di stimolo della domanda a brevissimo termine sostengono essenzialmente l’industria nazionale, che ha dimostrato un’elevata capacità di reazione. Il risultato è, come abbiamo detto nella sezione precedente, che i più grandi progetti di produzione fotovoltaica a livello globale vengono annunciati in Cina, guidati da imprese come Canadian Solar, LONGi, Shangji, Tongwei, Q Cells e Jiangxi JInko.
Se estendiamo l’analisi alle sei tecnologie illustrate nella Figura 14, possiamo capire meglio la posizione in cui si trovano diversi paesi e regioni chiave. Ad esempio, l’Unione Europea ha la più alta dipendenza dalle importazioni di pompe di calore, pannelli fotovoltaici, auto elettriche, batterie agli ioni di litio e mobilità a celle a combustibile. L’unica tecnologia in cui è esportatrice netta è l’energia eolica.
Anche gli Stati Uniti e il Giappone sono importatori netti di tecnologia, ma hanno una realtà molto diversa per quanto riguarda il settore automobilistico, di cui sono esportatori. Gli Stati Uniti sono importatori di batterie ed esportano una piccola parte della produzione di veicoli elettrici. Al contrario, la Corea del Sud e soprattutto la Cina, sono esportatori di tutte le tecnologie, ad eccezione delle batterie per la Corea del Sud.
Per quanto riguarda l’analisi dell’industria, sarà necessario considerare i risultati delle politiche dei “sussidi verdi” implicite sia nello statunitense Inflation Reduction Act (IRA) sia nell’europeo Next Generation EU (NGEU). Nel caso dei fondi Next Generation EU, non c’è una connessione così chiara tra l’estrazione mineraria e la produzione, ma si suppone che siano uno stimolo per il commercio europeo.
I progetti e le riforme verdi e digitali del Next Generation EU servono a potenziare il mercato interno europeo, soprattutto per i veicoli elettrici, le energie rinnovabili e l’idrogeno verde, al fine di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione Europea. (65)
Il REPowerEU, il Piano industriale del Green Deal e la Legge sulle materie prime critiche tentano di colmare il divario tra la miniera e la fabbrica, assicurando materiali critici per la reindustrializzazione e correlandolo alla sicurezza energetica europea. Nell’IRA, invece, la volontà è chiaramente quella di generare uno stimolo a livello di miniera, fabbrica e commercio. L’IRA offre al consumatore finale statunitense fino a 7.000 dollari se acquista un veicolo elettrico con materiali statunitensi e prodotto negli Stati Uniti. Dopo tutto, si tratta di un impegno inequivocabile per la miniera nazionale, la fabbrica nazionale e il commercio nazionale.
Se torniamo ai territori di ricezione delle “tecnologie pulite”, è interessante esaminare la pubblicazione annuale di Bloomberg, Climatescope, sugli investimenti per la transizione energetica. Come nel caso dell’International Energy Agency, questo tipo di analisi, da parte di uno dei più prestigiosi media finanziari internazionali, stabilisce un’opinione nella sfera degli investimenti che, al di là dell’accuratezza delle previsioni, ha la capacità di influenzare la direzione dei flussi di investimento.
Detto questo, nel 2022 Climatescope ha classificato Cile, India, Cina continentale (XIX), Colombia e Croazia come i paesi più attrattivi per gli investimenti all’interno dei mercati emergenti. (66)
Nel caso del Cile, l’obiettivo di raggiungere 40% di generazione di elettricità “pulita” entro il 2030, rende la Repubblica cilena un luogo attraente per gli investitori. Negli ultimi sette anni il Cile ha attirato 20,8 miliardi di euro nelle rinnovabili grazie alla standardizzazione dei Power Purchase Agreements (XX) e alla capacità dei produttori di raggiungere accordi bilaterali con i grandi consumatori al di fuori del mercato regolamentato.
Nel caso dell’India, a parere di Bloomberg, si tratta del mercato dell’energia pulita più grande e più competitivo a livello globale.
Il suo governo ha fissato uno degli obiettivi più ambiziosi al mondo per le energie rinnovabili: 500GW entro il 2030. Nel 2021 sono stati installati 115 GW. La Cina continentale, invece, disponeva di 334GW di solare e 331GW di eolico alla fine del 2021, di gran lunga il più grande parco delle rinnovabili del pianeta con il 37% del totale globale. Nel 2021 la Cina si è aggiudicata il 45% degli investimenti globali nelle energie rinnovabili.
Su una scala diversa, anche la Colombia e la Croazia sono considerate da Bloomberg come mercati interessanti. Sebbene Climatescope cerchi di mantenere una certa distanza dall’analisi del contesto politico, nel caso della Colombia elogia le politiche di Iván Duque, l’ex presidente colombiano, che nel 2021 hanno permesso investimenti per 952 milioni di dollari in energia eolica – 678 milioni – e solare – 274 milioni, 18 volte di più rispetto al 2017.
Allo stesso tempo Bloomberg cerca di tranquillizzare gli investitori rispetto alla presidenza di Gustavo Petro, che “è diventato il primo presidente di centro-sinistra della Colombia. Anche se è ancora presto, sembra probabile che continuerà a sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili nel paese“. Nel caso della Croazia, il paese spera di installare 3,5GW di capacità solare e 1GW di capacità eolica entro il 2030.
Per il settore del trasporto elettrico, il mass media finanziario definisce i cinque mercati emergenti più interessanti per gli investimenti: la Cina continentale, l’India, la Romania, il Cile e Taiwan. In Cina, il trasporto elettrico è cresciuto del 54% nel 2021 e ha attirato 109 miliardi di investimenti. L’India ha raggiunto i 769 milioni, ben al di sotto della Cina, ma ha messo in campo lo schema federale per l’adozione e produzione più rapida di veicoli elettrici – Faster Adoption and Manufacturing of Electric Vehicles (FAME) – e ha incluso esenzioni, detrazioni fiscali e riduzioni dell’IVA. La Romania ha un Piano Nazionale per l’Energia e il Clima – National Energy and Climate Plan (NECP) – che stima in 700.000 i veicoli elettrici necessari per raggiungere i suoi obiettivi e mira a installare 600.000 caricabatterie entro il 2030.
Il Cile, attraverso la sua Strategia Nazionale per l’Elettromobilità, mira ad avere autobus e taxi al 100% elettrici entro il 2035 e per il trasporto merci entro il 2040.
Le importazioni di veicoli elettrici in Cile beneficiano anche di accordi bilaterali che esentano o riducono le tasse di importazione a meno dell’1%. Infine Taiwan e la sua particolare attenzione per i veicoli a due e tre ruote, con politiche che incentivano la loro elettrificazione.
Chiudendo l’analisi di Bloomberg, se guardiamo ad alcune proposte nazionali di altri paesi del Sud globale possiamo notare come, dopo l’accordo di Parigi, siano proliferati piani che prevedono anche l’implementazione tecnologica. È il caso del Piano di rilancio industriale 2021-2023 del Marocco, che si basa su tre pilastri: il rafforzamento del settore industriale marocchino, la sicurezza energetica e la decarbonizzazione dell’industria attraverso l’implementazione delle rinnovabili. (67)
Il Ruanda, da parte sua, ha pubblicato nel 2019 la Politica Nazionale su ambiente e cambiamento climatico, che promuove esplicitamente “le tecnologie e la mobilità verdi”.(68)
La Nigeria ha il suo Piano di sostenibilità economica 2020 per la ripresa dalla pandemia, che ha previsto un pacchetto di 5,9 miliardi di dollari distribuiti su dieci progetti strategici, tra cui uno stanziamento di 619 milioni di dollari per l’installazione di pannelli fotovoltaici per la popolazione non collegata alla rete. (69)
In America Latina e nei Caraibi esiste l’iniziativa regionale RELAC, nata nel 2019 con un accordo volontario tra 15 paesi della regione per promuovere le energie rinnovabili. (70)
In quello stesso anno Cuba stava pensando di installare 2.144 MW di rinnovabili, il Brasile voleva portare le energie rinnovabili (solare, eolico, biomassa e idroelettrico) al 45% entro il 2030, e anche Ecuador, Costa Rica, Guatemala, Nicaragua ed El Salvador avevano obiettivi ambiziosi, ma con un impegno verso l’idroelettrico che provoca forti conflitti sociali e ambientali. (71)
Infine, va notato che lo stesso settore privato è diventato uno dei principali acquirenti di tecnologie pulite, in particolare le grandi imprese tecnologiche. Queste imprese hanno una duplice strategia: cercano di posizionarsi come attori impegnati nella “transizione verde” per ottenere un vantaggio comparativo rispetto ai concorrenti e, inoltre, vogliono ridurre i costi energetici delle loro bollette perché sono grandi consumatori di energia. Nel 2022 Amazon ha firmato 10,9 GW di PPA (Power Purchasing Agreement) per l’energia pulita, seguita da Meta con 2,6 GW, Google con 1,6 GW e Microsoft con 1,3GW. (72)
Nel 2022, 56 nuove imprese sono entrate a far parte del RE100, il gruppo di grandi imprese che si sono impegnate a procurarsi il 100% dell’elettricità da fonti rinnovabili. In totale, le 397 aziende RE100 hanno acquistato, ad oggi, circa 249 terawattora (TWh) di elettricità pulita, ma avranno bisogno di altri 290 TWh entro il 2030 per raggiungere i loro obiettivi, secondo le proiezioni di BNEF. (73)
Riquadro 6. Lavoro forzato per il commercio globale
L’elevata domanda di “tecnologie pulite” comporta anche l’accelerazione dei processi di produzione. Una ricerca della Shefflied Hallam University nel Regno Unito ha scoperto che la Cina sottoponeva gli uiguri, un gruppo etnico turco proveniente dall’Asia centrale e orientale, a programmi di lavoro forzato per la produzione di pannelli solari. Il governo cinese ha risposto che i lavoratori partecipavano volontariamente, in uno sforzo concertato per alleviare la povertà. (74)
Ma questa situazione estrema non è presente solo in Cina.
Nell’aprile 2023, in Italia, il Tribunale di Lecce ha emesso condanne fino a 18 anni di carcere contro sette persone legate alla Tecnova SRL, in un processo storico contro lavoro in schiavitù ed estorsione per oltre mille lavoratori dell’azienda, molti dei quali migranti. Tecnova doveva costruire la struttura di 14 parchi fotovoltaici in tempi brevissimi, il che significava intensificare la produzione. I lavoratori venivano pagati 2 €/h. (75)
Lo scorso 1° giugno 2023, il Parlamento Europeo ha votato a favore di una nuova legislazione sulla due diligence che dovrebbe stabilire norme sugli obblighi delle grandi imprese in merito agli effetti negativi, reali e potenziali sui diritti umani e sull’ambiente delle proprie operazioni, delle operazioni delle proprie filiali e delle operazioni dei propri partner commerciali. (76)
Anche se la due diligence dovrebbe essere lo strumento normativo per porre fine alle situazioni sopra descritte, diverse organizzazioni sottolineano che la sua portata limitata e il suo obiettivo non sono sufficienti a generare un contrappeso al potere delle grandi imprese (77).
(5. Continua)
* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network.
LA MINA, LA FÀBRICA, I LA BOTIGA. Dinàmiques globals de la “transició verda” i les seves conseqüències al “triangle del liti”
Alfons Pérez, Bruna Cañada, Marta Pérez, Josep Nualart
Observatori del Deute en la Globalització, Julio 2023 – 108 pp.
Versione originale in catalano, spagnolo e inglese.
Immagini:
Solar Panel, by redplanet89. Licenza CC BY 2.0.
Solar panel 2, by iamme ubeyou. Public domain.
Le restanti immagini e grafici sono tratti dal documento originale.
Note:
XIX) Sono esclusi Hong Kong, Macao e Taiwan.
XX) Un PPA (Power Purchase Agreement) è un accordo o un contratto di acquisto di energia a lungo termine tra un produttore di energia rinnovabile e un consumatore.
64) International Energy Agency (2023). Energy Technology Perspectives…, op.cit. 95
65) Consiglio Europeo. Obiettivo 55.
67) Reino de Marruecos (24/09/2020). Plan de relance industrielle 2021-2023.
68) Ministerio de Medio Ambiente de la República de Uganda (Junio de 2019). National Environment and Climate Change Policy.
69) República Federal de Nigeria (2020). Nigeria Economic Sustainability Plan.
70) CEPAL, Perspectivas económicas de América Latina 2022: hacia una Transición Verde y Justa, febbraio 2023.
71) CEPAL (2019). Panorama de las contribuciones determinadas a nivel nacional en América Latina y el Caribe, 2019.
72) BloombergNEF, Corporate Clean Energy Buying Grew 18% in 2020, Despite Mountain of Adversity, 26/01/2021.
73) BloombergNEF, Which market is the most attractive for energy transition investment?, Climatescope, 2022.
74) BBC, China uses Uyghur forced labour to make solar panels, 14/05/ 2021.
75) El Periódico, Cientos de ‘esclavos’ trabajan en parques fotovoltaicos en el sur de Italia, 7/05/2023.
76) Consiglio Europeo, Il Consiglio prende posizione sulla due diligence stabilita per le grandi imprese, comunicato stampa, 1/12/2022.
77) J. Hernández, E. González, P. Ramiro, Diligencia debida, cuando la unilateralidad se vuelve la norma, 17/03/2023.
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